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ISSUE 413

Comunità energetiche rinnovabili: stato dell’arte, barriere e prospettive

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Comunità energetiche rinnovabili: stato dell’arte, barriere e prospettive

Sono emersi spunti di riflessione interessanti e dati finora poco conosciuti al grande pubblico dalla conferenza sullo stato dell’arte delle comunità energetiche rinnovabili (Cer), organizzata mercoledì scorso a Dalmine dal Dipartimento di ingegneria e scienze applicate dell’Università degli Studi di Bergamo alla presenza del Presidente del Gse (Gestore dei servizi energetici) Paolo Arrigoni.

 

Come già anticipato dal ministro Pichetto Fratin dal palco della Fiera di Rimini, dove a inizio marzo si è tenuta Key – The energy transition expo, la scadenza per accedere al Contributo Pnrr (a fondo perduto, fino al 40% delle spese ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche e delle configurazioni di autoconsumo collettivo) originariamente fissata per il 31 marzo 2025 è stata spostata al 30 novembre 2025.

 

La misura si applica fino al 30 giugno 2026, per la realizzazione di una potenza complessiva di almeno 2 GW, nel limite delle risorse finanziarie attribuite dal Pnrr di 2,2 miliardi di euro.

 

Ancora in discussione, invece, l’innalzamento della dimensione dei Comuni su cui sorgono gli impianti a servizio delle Cer per l’accesso al contributo, finora pari a 5.000 abitanti, ma che potrebbe essere portato a 30.000 abitanti.

 

Il ruolo del Gse nella diffusione delle Cer

 

A poco più di un anno dalla stabilizzazione del quadro normativo – il Decreto Cacer (configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile) è stato pubblicato a gennaio 2024 – il numero di Comunità energetiche rinnovabili sta crescendo.

 

Secondo i dati del Gse al 3 marzo 2025 sono state ammesse 400 Cacer totali per una potenza di circa 45 Mw, di cui 170 Cer. Nonostante gli indubbi benefici delle Cer, i numeri sono ancora molto bassi in relazione al fabbisogno energetico.

 

Nella diffusione delle Cer il Gse sta svolgendo un ruolo importante articolato su più fronti: dalla formazione all’assistenza, dai roadshow in giro per l’Italia agli strumenti informatici per dare le risposte richieste dagli utenti (com’è noto ad aprile dell’anno scorso sono stati aperti i 3 sportelli dedicati alle Cer sul sito del Gse e di recente anche una pagina Facebook specifica).

 

Ricordiamo, da ultimo, che nel 2024 il Gse ha pubblicato, insieme alla Cei (Conferenza episcopale italiana), un vademecum specifico per le Cer per gli enti religiosi e, insieme all’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), un vademecum specifico per le Cer per gli enti locali (Comuni e Province).

 

La condivisione aspetto cruciale per le Cer

 

Al di là degli aspetti formali e dei tecnicismi, il vero successo delle Cer sarà determinato dal livello di partecipazione degli aderenti, sia imprese che cittadini, e dai loro stili di vita.

 

Com’è noto, la sostenibilità finanziaria di una Cer è tanto maggiore quanto maggiore è la capacità di condivisione dell’energia (dal 70% in su idealmente) perché è questa la variabile che mette in relazione il fabbisogno di energia con il consumo, tant’è vero che su questo dato vengono calcolati gli incentivi.

 

La condivisione dell’energia avviene perché la Cer è stata configurata fin dall’inizio con il giusto equilibrio tra profili di consumo e profili di produttori d’energia, ma anche perché gli aderenti si impegnano a adottare comportamenti virtuosi (per esempio la lavatrice a mezzogiorno anziché di sera).

 

Per raggiungere questo obiettivo, oltre alla formazione e comunicazione costante ai membri della Cer, viene in aiuto la tecnologia. Esistono applicazioni ad hoc che consentono di monitorare in tempo reale i flussi energetici e suggeriscono come ottimizzare l’utilizzo dell’energia e guadagnare in efficienza.

 

Criticità e prospettive per il futuro

 

Come già ricordato in queste pagine, le Cer sono configurazioni di cittadini, piccole medie imprese, enti pubblici, associazioni che decidono di mettersi insieme per produrre e condividere energia da fonti rinnovabili proveniente da impianti fotovoltaici (ma non solo) nella disponibilità della comunità.

 

Le Cer contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sono un aiuto concreto contro la povertà energetica, e creano partecipazione attiva e inclusione sociale.

 

Tra le criticità evidenziate dai relatori al convegno, è emerso che, se una piccola-media impresa diventa grande impresa deve abbandonare la Cer (a oggi le Cer sono aperte solo a cittadini, enti locali, piccole-medie imprese, associazioni), inoltre la soglia di potenza massima di 1 Mw potrebbe essere un vincolo.

 

Per quanto riguarda la finanza, altro ostacolo che spesso viene citato per giustificare la bassa adesione alle Cer, è allo studio un fondo di garanzia pubblico a sostegno delle Cer di piccole dimensioni che spesso non hanno la bancabilità richiesta dagli istituti finanziari.

 

Andrea Innocenti

 

Photo: freepik

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