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Rassegna del 20 Settembre 2018
    

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Inquinamento e futuro: quella attuale sarà conosciuta come l’età della plastica


Il periodo attuale della storia dell’umanità potrà essere conosciuto in un lontano futuro come “l’era della plastica”, secondo una dichiarazione resa all’Huffington Post da Dan Parsons, professore di sedimentologia presso la Hull University.
Lo scienziato ripete un concetto di cui abbiamo comunque già letto o sentito in passato, relativo all’impronta che gli esseri umani hanno lasciato sul pianeta, impronta che resterà, a seconda delle varie valutazioni, per migliaia di anni o per milioni di anni.

Secondo Parsons, in particolare, la quantità di plastica che stiamo producendo e che lasciamo nell’ambiente come rifiuti è così grande che eventuali civiltà future potranno ricordarci e in generale identificarci, a livello storico e culturale, come la popolazione della plastica.
È sicuro, infatti, che rimanenze varie della plastica resisteranno per millenni o milioni di anni proprio come i fossili che oggi troviamo un po’ in tutto il mondo e che sono relativi ad animali esistiti centinaia di migliaia o milioni di anni fa.
In sostanza la plastica rappresenterà per le civiltà future ciò che i dinosauri rappresentano per noi in relazione al passato.

Secondo Parsons, se fosse possibile avanzare velocemente nel futuro, ad esempio per 10-20 milioni di anni, le caratteristiche principali che troveremmo per quanto riguarda la nostra epoca sono sostanzialmente due: i resti fossili della plastica, perlopiù incapsulata all’interno delle rocce, e i depositi di materiale nucleare, compresi quelli delle armi atomiche.

Per quanto riguarda le rimanenze della plastica, quest’ultima probabilmente non avrà più la forma che ha oggi; questo significa che non potranno riconoscere, almeno di primo acchito, gli oggetti e la loro funzione dato che la stessa plastica col tempo resterà schiacciata e compressa sotto il peso dei sedimenti. Ma ai futuri ricercatori sarà subito chiaro che si tratterà di oggetti artificiali fatti comunque dalla mano dell’uomo.
Lo stesso Parsons chiosa con una domanda abbastanza significativa: “Ci saranno dei futuri geologi che si gratteranno la testa e penseranno: che cosa stavano facendo queste persone?”

 

Fonte: Notizie Scientifiche, 17 settembre 2018




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