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Sostenibilità, lo strumento che può cambiare le regole del mercato - di Francesca Allocco


Sostenibilità, lo strumento che può cambiare le regole del mercato - di Francesca Allocco

Attualmente nel mondo produttivo, nel marketing e nel management, sia a livello nazionale che internazionale, è difficile trovare tematiche di maggior risalto del concetto di “sostenibilità”.

La definizione di sostenibilità ha registrato una profonda evoluzione nel corso degli anni: da un primo approccio radicato nel campo ambientale/ecologico, si è passati ad una visione più estesa, globale, che va oltre alla dimensione ambientale per accogliere quella economica e sociale.

È possibile, quindi, ritenere che la sostenibilità corrisponda astrattamente alla ricerca di uno stato di benessere costante e preferibilmente crescente, che accolga anche le componenti del benessere sociale, ossia le relazioni tra il benessere della società e le variabili che concorrono allo stato economico e alla qualità della vita.

A tal proposito, nel corso degli anni, il mondo delle imprese ha risposto all’evoluzione del concetto di sostenibilità con l’applicazione di buone pratiche aziendali che, simultaneamente, hanno tenuto conto dei fattori ambientali, sociali e di governance. È nata così una nuova branca del settore finanziario: la ESG (Environmental, Social, Governance) che sta ad indicare tutte quelle attività legate all’Investimento Responsabile (IR) che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria.  Cosicché, ogni anno, questo settore acquisisce sempre più un ruolo preponderante nelle scelte di imprenditori ed investitori.

In passato, l’approccio finanziario alla sostenibilità riteneva quest’ultima connessa solo alla creazione di profitto, con uno sguardo marginale alle tematiche sociali, di welfare aziendale, di trasparenza e dell’impatto generale dell’azienda rispetto al territorio circostante. Ora, invece, il paradigma dell’ESG si esprime come un valore competitivo, che abbraccia complessivamente tutti gli aspetti di natura ambientale, sociale e di governance, in grado di indirizzare i piani a lungo termine e, pertanto, i vantaggi competitivi in un mercato concorrenziale, qual è quello odierno.

Non solo, essere in grado di individuare investimenti sostenibili consente agli investitori di collocarsi in una posizione di maggior visibilità rispetto ai loro competitors, generando una capacità attrattiva anche nei confronti di quei soggetti che solo occasionalmente si avvicinano al mondo della finanza, ma che sono molto attenti alle scelte imprenditoriali maggiormente inclini al perseguimento del benessere collettivo, di cui assume un ruolo trainante la sostenibilità.

Secondo una recente indagine di KPMG (“ESG, risk and return – A board’s-eye view”) il 47% dei manager aziendali nel mondo pensa che le imprese attente ai criteri ESG ottengano un vantaggio competitivo sui concorrenti. A ciò si aggiungano, altresì, le aspettative e le richieste che ora provengono dai clienti e, persino, dai dipendenti stessi, aprendo così il campo alla possibilità di generare anche una sostenibilità interna all’impresa, prima ancora di tendere a quella esterna, oggetto dell’azione finanziaria principale.

Concretamente, l’applicazione dei criteri ESG si traduce in una modifica progressiva dell’atteggiamento dell’imprenditore, e quindi dell’investitore, nel modo di fare impresa, nonché nell’approccio applicato del settore “ricerca e sviluppo” di ciascuna impresa.

Ora, infatti, l’obiettivo delle società, che con determinazione mirano ad una maggiore sostenibilità, consiste nell’individuare strumenti di crescita che non perdano il contatto con le nuove tecnologie e con l’innovazione, ma che al tempo stesso applichino criteri di sostenibilità ambientale al fine di favorire la protezione dell’ambiente.

Un esempio dal mondo della gestione rifiuti è rappresentato dalla nuova veste della c.d. Responsabilità estesa del produttore del prodotto (EPR), affermata vigorosamente nel nuovo pacchetto dell’economia circolare, in particolare nella nuova Direttiva Rifiuti 851/2018 agli art. 8 e 8bis, che dovrà essere recepita dagli Stati Membri entro il 5 luglio 2020.

La novità della modifica introdotta con la Direttiva Rifiuti 851/2018 risiede proprio nel fatto che si va oltre l’affermazione del principio delle responsabilità estesa, stabilendo in concreto i requisiti minimi di funzionamento dei regimi di responsabilità estesa del produttore che immette prodotti sul mercato e dal quale provengono i rifiuti. In tal modo si allargano, pertanto, le maglie dei soggetti coinvolti nell’ambito di tutto il ciclo della gestione dei rifiuti, con la possibilità per gli stati membri di decidere che i costi della gestione degli stessi siano sostenuti parzialmente o interamente dal produttore del prodotto, dal quale i rifiuti provengono e che i distributori di tale prodotto possano contribuire alla copertura di tali costi.

Quindi, non solo responsabilità sociale di impresa, ma anche responsabilità estesa del produttore del prodotto. Ciò rappresenta una vera e propria svolta nel settore della “ricerca e sviluppo” , che ora più che mai dovrà domandarsi, in collaborazione con il settore di project management, quali effetti porterà l’utilizzo del bene in progettazione e se esso assolva i requisiti di sostenibilità imposti da mercato e dal Legislatore al fine, in sostanza, di attrarre nuovi investitori, i quali anch’essi risponderanno sempre più ai criteri sostenibili determinati dalla ESG.

 

Francesca Allocco

Avvocato

 

 


francescallocco@gmail.com

                                                                                                         

                                                                                                                    

                                                                                                          francescallocco@gmail.com

 




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