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Rifiuti. Aumenta la produzione ma la capacità di trattamento è insufficiente - di Paolo Pipere


Rifiuti. Aumenta la produzione ma la capacità di trattamento è insufficiente - di Paolo Pipere

 

Rifiuti. Aumenta la produzione ma la capacità di trattamento è insufficiente

 

Prevenire la formazione di rifiuti e incentivare preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero. L’economia circolare deve essere concretamente realizzata.

Paolo Pipere, consulente giuridico ambientale

Secondo il Rapporto rifiuti speciali di ISPRA, l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si è registrato un nuovo incremento della produzione di rifiuti derivanti dalle attività economiche. La produzione nazionale dei rifiuti speciali, nel 2017 (ultimo dato disponibile rilevato con i Modelli Unici di Dichiarazione ambientale – MUD – 2018 e, in parte, derivato da stime), si è attestata a 138,9 milioni di tonnellate. Il dato comprende i rifiuti speciali provenienti dal trattamento dei rifiuti urbani, pari a circa 10,9 milioni di tonnellate.

Tra il 2016 e il 2017 si è rilevato un aumento nella produzione totale di rifiuti speciali pari al 2,9%, corrispondente a circa 4 milioni di tonnellate. I rifiuti ai quali è stato attribuito un codice 17, che identifica i rifiuti da costruzione e demolizione, ammontavano a quasi 57 milioni di tonnellate. L’aumento rispetto al 2016 è del 4,9%, pari a oltre 2,6 milioni di tonnellate. Deve essere ricordato, però, che molto spesso i codici della classe 17 sono impropriamente utilizzati anche per rifiuti metallici che derivano da altre attività economiche.

I rifiuti speciali complessivamente sottoposti a trattamento in Italia nel 2017, secondo il Rapporto, sono stati pari a 147,1 milioni di tonnellate, ma il totale gestito è comprensivo dei rifiuti rimasti in stoccaggio presso gli impianti e “presso i produttori” al 31/12/2017, pari a 16,6 milioni di tonnellate. In realtà, quindi, rifiuti speciali sottoposti a trattamento sono stati 130,5 milioni di tonnellate. Non è chiaro, inoltre, perché siano stati considerati trattati i rifiuti stoccati presso i produttori e perciò in attesa di essere avviati a operazioni di recupero o smaltimento.

Infine, il Rapporto ISPRA segnala che nel 2017, dall’Italia sono esportati circa 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, a fronte di una importazione di 6,6 milioni di tonnellate. I rifiuti esportati sono costituiti per il 50% da “rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale” e per il 30% da “rifiuti prodotti da processi termici”.

I rifiuti importati sono, invece, costituiti essenzialmente da rifiuti metallici, e sono stati pari a 5 milioni di tonnellate.

In sintesi, sottraendo ai 130,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali trattati i 6,6 milioni importati risulta che dei 138,9 milioni di tonnellate prodotti in Italia solo 123,9 siano stati trattati nell’anno in cui sono stati prodotti.

Mancano gli impianti

L’insufficiente disponibilità impiantistica sembra essere ulteriormente peggiorata. Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una vera e propria emergenza: è stato molto difficile conferire agli impianti anche rifiuti derivanti da attività commerciali e di servizio, non solo quelli generati dagli insediamenti industriali.

In difficoltà anche le imprese del comparto agroalimentare, che evidentemente generano tipologie di rifiuti quasi esclusivamente non pericolosi.

Per superare la crisi è urgente incentivare la prevenzione della formazione dei rifiuti riprogettando i processi produttivi affinché possano generare sottoprodotti, cioè materiali utilizzabili nell’ambito della normale pratica industriale di altre attività economiche.

È indispensabile, inoltre, consentire lo sviluppo delle attività di preparazione per il riutilizzo, di remanufacturing, bloccate dalla mancata emanazione di un decreto ministeriale che si attende da quasi dieci anni.

Infine, è irrinunciabile una politica industriale orientata al rilancio delle attività di riciclaggio e recupero, un nuovo “decreto Ronchi” che consenta di realizzare concretamente la transizione all’economia circolare.

 




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