La newsletter di ESO
Twitter facebook Youtube Linkedin


Rassegna del 23 Gennaio 2020
    

GoGreen Newsletter

Il turismo (poco serio) dei rifiuti italiani - di Ferruccio de Bortoli


Il turismo (poco serio) dei rifiuti italiani - di Ferruccio de Bortoli

La nostra è immondizia «dinamica». Anzi, la mandiamo pure all’estero (Austria, Ungheria, Olanda) dove gli altri guadagnano e creano posti di lavoro. Il caso di Roma

Nei giorni scorsi un residente straniero ha postato su Twitter un’immagine di una via di Roma in parte sommersa dai rifiuti. Esprimendo tutta la sua meraviglia che una cosa del genere accadesse in una grande capitale del Primo Mondo. Il messaggio dell’ospite, credo indiano, è stato ripreso da diversi nostri concittadini che un po’ si scusavano e un po’ lo pregavano di bilanciare il suo giudizio fortemente negativo con le innegabili bellezze e qualità di Roma e dell’Italia. Patriottici. Il nostro amico, però, non è informato. Ed è colpa sua. Non sa quanto sia diuturno e incessante lo sforzo dell’amministrazione capitolina, guidata dalla sindaca grillina Virginia Raggi, su pressione e d’intesa con la Regione, presieduta dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, per risolvere definitivamente l’annosa questione. Definitivamente! Non conosce quanto sia stata dettagliata e rigorosa la ricerca di un nuovo sito di smaltimento nel territorio del Comune. E non è in grado di apprezzare la raffinatezza della definizione, che appartiene solo al lessico politico del Paese che lo ospita, di «discarica temporanea». Come se i rifiuti una volta ammassati si dovessero in futuro togliere e portare altrove. E, soprattutto, non sa che in Italia l’immondizia viaggia. Le facciamo prendere aria. Sono «rifiuti dinamici». Anzi, li mandiamo pure all’estero (Austria, Ungheria, Olanda) dove gli altri guadagnano e creano posti di lavoro.

Sono stati pubblicati in questi giorni, a cura di Utilitalia (l’associazione che riunisce le imprese ambientali, idriche ed energetiche), di cui è presidente Giovanni Valotti, i dati aggiornati al 2018. L’Italia ha prodotto 30,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani; 600 mila in più dell’anno precedente. Di queste, 2 milioni di tonnellate sono state trattate in Regioni diverse da quelle che le producono. Il Nord ha importato 1,7 milioni di tonnellate dal Centro Sud ed è riuscito a smaltirle restando sotto il limite del 10 per cento in discarica che l’Unione Europea ci ha imposto per il 2035. Oggi siamo, a livello nazionale, oltre il 20. Questo grazie agli impianti, soprattutto termovalorizzatori, esistenti. Gli stessi che altre Regioni e la principale forza politica del governo, i Cinque Stelle, non vogliono. Il fenomeno dei «rifiuti dinamici» (che viaggiano anche dal Lazio alla Toscana e dalla Campania alla Puglia) si concretizza, per la parte residua e organica, in 104 mila viaggi di camion all’anno, 37 milioni di chilometri percorsi, 75 milioni di costo e 11 mila tonnellate di CO2 emessa nell’atmosfera. I contribuenti pagano di più, attraverso la Tari, e soffrono delle peggiori condizioni ambientali. Insomma, cornuti e mazziati.

A questo punto il nostro amico ci ha già lasciati, incredulo, e si appresta, di ritorno al proprio Paese, a rivalutare la qualità dell’aria di New Delhi. Del resto in Valle Padana, in queste settimane i livelli di polveri sottili, erano forse persino peggiori. Senza spiegarsi come un Paese in cui tutti, dal governo all’opposizione, parlano di green new deal, promettono miracoli nell’economia circolare, nella decarbonizzazione, non si sia ancora dato uno straccio di piano strategico nazionale sui rifiuti. Pur avendo, ed è questo il paradosso, percentuali di riciclo della carta, della plastica e del vetro, tra le migliori al mondo. Con numerosi casi virtuosi. Milano per esempio mette in discarica solo l’1 per cento. La migliore tra le grandi città europee con Vienna. Diverse comunità hanno tassi di raccolta differenziata elevati (in alcuni Comuni del Veneto oltre l’80 per cento, a Roma il 42) e nulla da invidiare alle principali città del Nord Europa. Ma, al contrario, l’Italia ha pagato nel 2018 oltre 70 milioni di multe all’Unione Europea per inadempienze nel trattamento dei rifiuti urbani. La Sicilia destina alle discariche la stragrande maggioranza dell’immondizia. La percentuale del Sud è al 33 per cento. E, particolare che molti sottovalutano, la vita residua di tutte le discariche esistenti in Italia oscilla tra i 2 e gli 8 anni. Fra un po’ non basteranno nemmeno più quelle.

Davanti a questo scenario, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il grillino Mario Turco, ha detto recentemente che «occorre superare alcune barriere concettuali» sul tema dei termovalorizzatori, tenendo conto che non sono alternativi alla raccolta differenziata e al riciclo dei materiali usati. Finalmente. In tutti i Paesi più avanzati, soprattutto del Nord Europa, le virtù del riciclo si accompagnano a impianti di trattamento e smaltimento tecnologicamente avanzati per nulla dannosi all’ambiente. Anzi. Celebre quello di Copenaghen sul cui tetto vi hanno fatto pure una pista da sci. A Brescia, Milano, Torino, sono collegati a reti di teleriscaldamento. Solo a Brescia sono stati così eliminati 20 mila camini condominiali.

In Italia al momento vi sono 37 termovalorizzatori. Il Nord risulta autosufficiente, anche nell’ottica di rispettare i parametri europei al 2035 (almeno il 65 per cento di rifiuti riciclati). Mancano impianti per trattare 1,8 milioni di tonnellate. Due al Centro; due al Sud, di cui uno in Sicilia. Non sembra un traguardo impossibile, ma occorre rimuovere tutta una serie di «barriere concettuali», come le chiama Turco. Per esempio sarebbe assai interessante conoscere dall’altro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il grillino Riccardo Fraccaro, se i 2,5 miliardi di dotazione da lui annunciati del cosiddetto green deal locale — somme a disposizione dei Comuni per «infrastrutture, risparmio energetico, sviluppo sostenibile» — potranno essere impiegati anche per evitare il poco commendevole turismo dei rifiuti e il ricorso affannoso a discariche, peraltro difficili da individuare, che, alla fine nessuno vuole.

 




Torna alle notizie GOGREEN




Rassegna del 23 Gennaio 2020
 
8 di 29 della rassegna...
    
Bici in Comune, un progetto Anci per la mobilità sostenibile
greenplanner.it

Microsoft rafforza il suo impegno per la sostenibilità
distribuzionemoderna.info

Moda «insostenibile» cosa deve cambiare dai materiali ai modelli di business - di Marta Casadei
ilsole24ore.com

VinoKilo, dalla Germania il nuovo concept per uno shopping vintage ed eco-friendly
wondernetmag.com

Agricoltura Sociale 2019 Ecco i progetti premiati - di Diletta Piazza
metronews.it

Ambiente: scatta il piano di decarbonificazione della Germania - di Filomena Fotia
meteoweb.eu

Ambiente: “A pesca di plastica”, 24 tonnellate di rifiuti ripescate nell’Adriatico - di Beatrice Raso
meteoweb.eu

Davos: Wef, mutamenti clima minacciano metà Pil mondiale
ansa.it

 
 
Privacy   |   Supporto

www.eso.it - info@eso.it