La bozza di decreto che recepirà il pacchetto di direttive sull’economia circolare delinea il nuovo sistema per la tracciabilità dei rifiuti. Secondo le associazioni imprenditoriali la proposta deve essere profondamente rivista.
La soppressione del SISTRI è stata immediatamente seguita dall’introduzione di un nuovo sistema informatico, che sarà gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente, di tracciabilità dei rifiuti. Il funzionamento del Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, dopo un anno e mezzo dalla formale costituzione, non è stato ancora definito.
Il decreto legislativo approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri non consente di fare passi avanti: continua a restare indefinito il raccordo fra il nuovo sistema telematico di tracciabilità e il processo di digitalizzazione dei registri di carico e scarico e dei registri, iniziato due anni fa senza aver ancora condotto ad alcun risultato.
La norma in preparazione, secondo le associazioni, fissa solo alcuni principi, senza definire come funzionerà il registro e se acquisirà i dati dalla versione informatica dei registri e dei formulari
Di certo, finora, c’è il pagamento di un contributo annuale per utilizzare un sistema che sarà obbligatorio per un insieme di imprese ed enti ben più vasto rispetto a quello tenuto ad impiegare il SISTRI. La formulazione attuale della norma, a differenza di quanto è avvenuto in un recente passato, impone l’iscrizione al nuovo registro anche ai liberi professionisti e alle microimprese: il barbiere o l’estetista, da qualche anno liberati dall’obbligo di tenuta del registro di carico e scarico dei rifiuti e dall’invio del modello unico di dichiarazione ambientale, saranno tra i soggetti tenuti ad usare il nuovo sistema.
Le imprese, dopo la disastrosa avventura del SISTRI, chiedono prima di tutto una semplificazione degli adempimenti. Inutile compilare il MUD, per esempio, se i dati sono già stati trasmessi telematicamente in corso d’anno alle autorità competenti.
La digitalizzazione è ritenuta indispensabile, ma è necessario evitare quelle inutili duplicazioni che nell’ipotesi di disegno del nuovo sistema balzano agli occhi già da una prima lettura. Sarebbe insensato, inoltre, riproporre il cosiddetto “doppio binario” già a lungo sopportato nel periodo del SISTRI. Si passi alle nuove modalità digitali di tracciabilità solo nel momento in cui si è assolutamente certi del pieno funzionamento del sistema e, a quel punto, si eliminino gli obsoleti documenti precedentemente in uso.
Deve essere evitata, inoltre, l’inutile modifica dei documenti cartacei attuali se la strada da percorrere è quella della digitalizzazione. Da superare, inoltre, anche la vidimazione dei documenti cartacei, considerato che si passerà a strumenti informatici.
Paolo Pipere, consulente giuridico ambientale