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Rassegna del 20 Settembre 2018
    

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Il giro dell’Economia Circolare intorno al mondo


Il giro dell’Economia Circolare intorno al mondo

Il consumo di risorse naturali sta crescendo a un ritmo allarmante. Le stime delle Nazioni Unite dicono che il consumo di acqua, terra, aria, foreste e minerali raddoppierà entro il 2050. Questa situazione, diretta conseguenza della crescente popolazione globale, dell'andamento dei consumi nelle economie sviluppate e della trasformazione economica dei paesi in via di sviluppo, è chiaramente insostenibile. A lungo termine, potrebbe portarci verso gravi conseguenze economiche, sociali e geopolitiche, come il degrado del tenore di vita, la scomparsa della terra abitabile e persino guerre e conflitti.

La soluzione risiede in una trasformazione dei modelli economici.

Attualmente, la maggior parte della produzione e del consumo segue il modello lineare di "take-make-dispose" (prendi-produci-getta); un'opzione più sostenibile arriva dal modello circolare "ridurre-riutilizzare-riciclare".
L'economia circolare può "chiudere il ciclo", ha spiegato un rapporto dell’Oliver Wyman Group, "riutilizzando i prodotti del ciclo di vita come materie prime, condividendo risorse inutilizzate, utilizzando risorse rinnovabili o estendendo il ciclo di vita del prodotto", spianando così la strada verso una riduzione dell'uso delle risorse.

I potenziali benefici del passaggio all'economia circolare sono enormi: riduzione dei rifiuti, delle emissioni e, soprattutto, della dipendenza dalle importazioni. Ciò stimolerebbe la crescita economica creando posti di lavoro e promuovendo lo sviluppo di tecnologie verdi.

Le economie ad alto reddito consumano 10 volte la quantità di risorse pro capite rispetto alle economie a basso reddito. Quindi vale la pena chiedersi: qual è il loro progresso verso un'economia circolare?

I risultati sono diversi.

Gli Stati Uniti
Secondo i dati dell'U.S. Environmental Protection Agency, dal 2010, le tendenze al riciclaggio e al conferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani sono rimaste pressoché statiche. Un piccolo numero di città e organizzazioni si sono impegnate a principi e obiettivi allineati con la visione dell'economia circolare: l'iniziativa Rifiuti Zero di New York, ad esempio, mira a ridurre la quantità di rifiuti commerciali del 90% entro il 2030 attraverso una serie di programmi e interventi governativi.

 


Nel 2016, il Dipartimento di Energia degli Stati Uniti ha stanziato 70 milioni di dollari in fondi federali per il REMADE Institute, con l'obiettivo dichiarato di "ridurre il costo delle tecnologie essenziali per riutilizzare, riciclare e rigenerare i materiali". Tuttavia, al di là di questo, le iniziative federali sono state poche, paragonabili a quelle perseguite dalla Cina e dall'Unione Europea.

Cina
Nel 2009, la Cina ha istituito la Legge sulla promozione dell'economia circolare; tuttavia, uno studio recente afferma che la legge non ha raggiunto il suo effetto desiderato. I risultati dello studio evidenziano anche che i progressi nello sviluppo di un'economia circolare sono "strettamente collegati alla situazione macroeconomica". Gli autori dello studio hanno sviluppato un modello che ha monitorato il livello di adozione della Cina di un'economia circolare e ha rilevato che questa metrica ha subito forti oscillazioni nel 2007 e nel 2008, durante il periodo della crisi finanziaria globale.



Europa
Nel 2015, la Commissione europea ha adottato un piano d'azione per l'economia circolare, con l'obiettivo dichiarato di "sbloccare il potenziale di crescita e di occupazione dell'economia circolare". Questo è stato il primo passo dell'Unione europea verso la transizione ad un'economia circolare. Nel 2018, l'UE ha adottato nuove regole che fissano obiettivi specifici per la gestione dei rifiuti per gli stati membri: entro il 2025, il 65% di tutti i rifiuti di imballaggio dovrà essere riciclabile; entro il 2030, tale obiettivo dovrà aumentare di cinque punti fino al 70%. Obiettivi simili sono stati stabiliti anche per i rifiuti urbani.

 


L'ultimo goal? L’eliminazione graduale dell'incenerimento e della messa in discarica a favore del riutilizzo. Alcune stime suggeriscono che l'economia europea potrebbe vedere un aumento del PIL del 3,9% spostandosi verso pratiche di economia circolare.

Il Regno Unito
Nel 2018, il Dipartimento britannico per l'Ambiente, l'Alimentazione e gli Affari Rurali (Defra) ha segnalato la sua intenzione di aderire e rispettare la strategia di economia circolare dell'UE, nonostante le modifiche allo status di membro del paese e le relazioni con l'Unione Europea in seguito alla Brexit.

 

Canada
Sebbene la ricerca condotta sull'impatto di uno spostamento verso un'economia circolare in Canada sia stata limitata, analisi di paesi simili suggeriscono enormi benefici. Ad esempio la Spagna, un paese con una forza lavoro paragonabile a quella del Canada, secondo una ricerca aggregata dallo Smart Prosperity Institute (PDF) ha prodotto attraverso uno spostamento verso l’economia circolare 400.000 nuovi posti di lavoro.

 

 

Nunzia Vallozzi

Ufficio Stampa Web - ESO

 

Fonte e photo credits: GreenBiz




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