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24/06/2022

Approvazione del Piano per la transizione ecologica (PTE), “il futuro che vogliamo”

Nella Gazzetta Ufficiale n. 138 del 15 giugno 2022 è stata pubblicata la Delibera del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) dello scorso 8 marzo 2022 con la quale è stato approvato il Piano per la transizione ecologica (PTE). Il PTE si sviluppa a partire dalle linee già delineate dal PNRR proiettandole al completo raggiungimento degli obiettivi al 2050.

 

Nella prima parte il PTE presenta la cornice legislativa europea e nazionale entro la quale trovano fondamento i macro-obiettivi da perseguire nei prossimi 30 anni consistenti in:

 

  1. Decarbonizzazione: nel rispetto degli impegni europei “net zero” al 2050 e riduzione del 55% al 2030 delle emissioni di CO2 (rispetto al 1990), con obiettivi nazionali per il 2030 allineati con il pacchetto di proposte “Fit for 55” presentato dalla Commissione Europea nel luglio 2021. Il sistema energetico conoscerà una profonda trasformazione con crescita di efficienza concentrata in particolare sul patrimonio edilizio pubblico e privato, e sui trasporti. La quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50%. L’accelerazione del contributo delle energie rinnovabili diventa un fattore cruciale.

  2. Mobilità sostenibile: i trasporti sono responsabili del 30% del totale nazionale delle emissioni. La Strategia europea e le misure nazionali intendono riportare la mobilità in un quadro sostenibile, con almeno 30 milioni di veicoli elettrici in Europa e 6 milioni in Italia al 2030. Di rilievo in prospettiva anche l’obiettivo “net zero” per trasporto navale ed aereo e la spinta su alta velocità e traffico merci su rotaia.

  3. Miglioramento della qualità dell’aria: molte misure previste dal PNRR avranno effetti positivi sulla qualità dell’aria entro il 2026. Un’attenzione particolare andrà riservata all’impiego di biomasse, neutre dal punto di vista climatico e a una progressiva riduzione delle emissioni del settore agricolo (come l’ammoniaca).

  4. Il contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico: dopo un rallentamento durante gli anni della crisi economica, il consumo di suolo è ripreso a un tasso di 2 metri quadrati al secondo. L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo zero netto entro il 2030, sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste.

  5. La tutela delle risorse idriche e delle relative infrastrutture: il sistema delle acque destinate agli usi civili, industriali e agricoli è ampiamente migliorabile sia per quanto riguarda la qualità, la sicurezza di approvvigionamento e la riduzione delle perdite di rete, sia per gli scarichi fognari e la depurazione. Gli effetti della mancata efficienza della rete delle risorse idriche sono manifesti e contribuiscono a peggiorare la situazione di siccità che sta caratterizzando l’Italia intera in queste settimane. Il PNRR ha stanziato 4,3 miliardi di euro entro il 2026 per potenziare infrastrutture di approvvigionamento idrico primario, reti di distribuzione, fognature e depuratori, soprattutto nel Meridione; ridurre del 15% le dispersioni in 15.000 km di reti idriche (oggi pari al 42%), e ottimizzare i sistemi di irrigazione nel 15% delle aree agricole.

  6. Il ripristino e il rafforzamento della biodiversità: in linea con la strategia europea si prevede un consistente potenziamento delle aree protette (dal 10 al 30%), l’adozione di soluzioni per il ripristino degli ecosistemi degradati e una forte spinta nel monitoraggio a fini scientifici su habitat e specie a rischio, migliorando lo stato di conservazione per almeno il 30% degli habitat e delle specie il cui stato non è soddisfacente.

  7. La tutela e lo sviluppo del mare: i primi essenziali provvedimenti del PNRR investono nelle attività di ricerca e osservazione dei fondali e degli habitat marini, anche attraverso il potenziamento di una flotta dedicata. Obiettivo delle ricerche è avere il 90% dei sistemi marini e costieri mappati e monitorati, e il 20% restaurati.

  8. La promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e della agricoltura sostenibile: l’economia circolare è una sfida epocale che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo.

 

 

Francesca Allocco

avvocato esperto di diritto ambientale