17/09/2021
Come ogni autunno, Milano si appresta ad aprire le porte alla famosa settimana della moda femminile (MFW), in cui tutti i più grandi marchi del Fashion Industry calcheranno le passerelle milanesi, se non addirittura le piazze e i luoghi più rappresentativi della città meneghina.
Tuttavia, anche abiti, calzature e pelletteria ad un certo punto cessano il loro utilizzo e diventano inevitabilmente rifiuti tessili, ancora destinati per oltre l'80% a discariche o inceneritori (Rapporto Ellen MacArthur "The circular economy: a transformative Covid19 recovery strategy", novembre 2020). Valori certamente molto distanti dall'applicazione dei concetti di raccolta, riciclo e riuso e di moda sostenibile, molto lontani dall’economia circolare, sebbene la questione sia già stata affrontata in Europa e divenuta parte delle prossime strategie europee.
Si pensi infatti all’adozione del Regolamento (UE) 2018/1513 (obbligatorio dal 1° novembre 2020) che ha apportato una forte restrizione delle sostanze classificate come cancerogene nei prodotti tessili, tra le più comuni: cadmio-cromo VI-arsenico-piombo e loro composti, nonché benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici e numerosi composti clorurati. Ma numerosi prodotti tessili, soprattutto provenienti da Paesi extra UE, presentano ancora problematiche dovute alla presenza di tali sostanze chimiche ritenute dannose per l’uomo.
Così, nel gennaio 2021, la Commissione europea ha pubblicato la c.d "EU strategy for textiles" con l’obiettivo di risolvere i temi più problematici della moda (non ancora sostenibile), dalla produzione ai consumi, dall’eliminazione dell'utilizzo di sostanze nocive, fino al riciclo e alla raccolta dei rifiuti tessili, prevedendo anche per questo settore forme di responsabilità estesa del produttore (EPR) con l'obbligo a partire dal 2025 di istituire un'efficiente raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani (Dir. 2018/851/UE).
La strategia mira a realizzare forme di economia circolare a emissioni zero, dove i capi d'abbigliamento e i prodotti tessili in generale siano progettati per durare, essere riparati, riutilizzati, riciclati e prodotti in maniera efficiente e sostenibile.
Detto questo, la domanda successiva è una sola: come possiamo realizzare ed attuare tutto questo?
In Italia, il legislatore ha persino anticipato il termine europeo prevedendo dal 1° gennaio 2022 l'obbligo per i Comuni di effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, ma lo stato autorizzativo e, conseguentemente, impiantistico dei vari distretti industriali si trova ancora paralizzato da notevoli difficoltà nello svolgimento dei loro processi industriali volti alla raccolta, al riciclo, al riuso e all'ottenimento delle vecchie “materie prime seconde”.
Infatti, in Italia non esiste ancora una chiara normativa di riferimento in materia di end of waste per il settore dei prodotti tessili e questo crea certamente un freno all’economia circolare.
Per questo motivo, recentemente è stato richiesto al Ministro della Transizione ecologica quali azioni intenda intraprendere per portare a termine la definizione del decreto end of waste per i prodotti tessili e quali siano i tempi previsti per la sua pubblicazione in Gazzetta.
Lo scorso venerdì il Ministro Cingolati ha risposto al Senato che, in prima battuta, intende predisporre l'adozione di un prossimo decreto istitutivo del sistema di responsabilità estesa del produttore (EPR) in cui possano essere declinate tutte le peculiarità del settore, ciò in quanto potranno essere necessari anche distinti processi di "end of waste" in base alla diversa tipologia di rifiuto tessile, o scarto, connesso.
Parallelamente, sono comunque in corso i lavori volti all'emanazione del decreto end of waste con una prima presentazione nel marzo 2021 della bozza di decreto agli stakeholder per la raccolta delle loro osservazioni.
Il Ministro ha, dunque, ripreso il tema della centralità del processo partecipativo dei decreti end of waste, annunciando la previsione della costituzione di un portale istituzionale che consenta al pubblico di monitorare l’effettivo stato di avanzamento di ciascun decreto end of waste, con spazio deputato alla raccolta di proposte da parte degli stakeholders.
Cingolani ha, inoltre, sottolineato che attraverso il DL 77/2021 (c.d. Semplificazioni bis) convertito in Legge 108/2021 è stata introdotta una modifica alla disciplina dell’end of waste volta allo snellimento del rilascio delle autorizzazioni ex artt. 208, 209, 211 e 111-bis del D. Lgs. 152/2006.
Francesca Allocco
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