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Rassegna del 14 Giugno 2018
    

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Circular economy. Closing the loop: alla scoperta dell’economia circolare


Rilasciato ufficialmente il 22 aprile 2018 (Giornata Mondiale della Terra), Closing the Loop è il primo lungometragio dedicato alla circular economy.

“Se non passiamo alla circular economy, sarà game over per il pianeta”. Sono queste le parole con cui si apre Closing the Loop, il primo lungometraggio al mondo dedicato al tema dell’economia circolare. Il documentario, rilasciato ufficialmente il 22 aprile – Giornata Mondiale della Terra – è stato realizzato dal pluripremiato regista Graham Sheldon e da Wayne Visser, Professore presso l’Antwerp Management School ed esperto mondiale di sostenibilità.

Il messaggio principale di Closing the loop non è soltanto l’urgenza della transizione a un’economia circolare – il cuore è nella realizzabilità del progetto. Passare alla circolarità è infatti perfettamente possibile e realizzabile, con vantaggi notevoli dal punto di vista economico e dell’innovazione. Vantaggi che, al momento, non tutti riescono a vedere. “Parte de problema nel passaggio alla circolarità – spiega nel documentario John Elkington, Direttore esecutivo e co-fondatore di Volans Ventures – è che molte persone non ne vedono l’importanza, o non sanno di preciso di cosa si tratta”.

 



La necessità del passaggio da un’economia lineare, che segue una dinamica produci-consuma-getta, a una circolare, in cui prodotti e scarti sono reinseriti in un circolo di trasformazione, è colonna portante del film. Questa necessità è illustrata da esperti del mondo del business quali Attila Turos (World Economic Forum). Turos si colloca sulla stessa linea di Elkington, spiegando come l’economia lineare sia il modello prevalente solo perchè non c’è abbastanza consapevolezza. L’economia circolare, al contrario, è “un sistema economico che è strutturalmente rigenerativo (is regenerative by design). Si tratta, quindi, di cercare e perseguire un nuovo paradigma economico-industriale.

Le cinque R della circular economy

Quando si parla di cicular economy, è impossibile non menzionare le 5 R – Riduci, Riduci, Ricicla, Rinnova, Reinventa. Si tratta di cinque strategie essenziali per raggiungere una circolarità nell’economia. Closing the loop, da questo punto di vista, non fa eccezione. Le cinque strategie sono analizzate in maniera pratica, presentando esempi concreti di compagnie europee, africane e latino-americane che hanno incorporato questi principii nelle loro strategie d’impresa.

Tra queste, meritano di essere ricordate REDISA, un progetto di riciclaggio di pneumatici in Sudafrica, e Biogen, una compagnia britannica impegnata nel campo dell’energia rinnovabile che ricava l’energia utilizzata nei sui impianti unicamente dagli scarti alimentari. Uno degli esempi virtuosi presentati è italiano: si tratta di Novamont, compagnia rinomata nel settore delle bioplastiche. Novamont è oltretutto celebre per aver realizzato capsule di caffè compostabili per Lavazza.

Wayne Visser e la Syndustrial Revolution

Seguendo gli esempi pioneristici presentati nel documentario è perfettamente possibile, sostiene Wayne Visser, realizzare interamente il paradigma della circolarità. E alla spalle di questo paradigma appare visibile l’immagine di un nuovo modello economico – un nuovo step della rivoluzione industriale che Visser chiama Syndustrial Revolution. Possiamo tradurre questa espressione in italiano parlando di Rivouzione dell’integrazione.

Si può parlare di rivoluzione dell’integrazione quando l’innovazione è guidata a tecnologie intelligenti, condivise e rinnovabili. Il presupposto è che una società come quella moderna, altamente sinergica nelle interazioni tra i suoi elementi costituenti, non può creare capitale economico distruggendo quello naturale, nè tantomeno quelo sociale e umano. Appare dunque evidente come lo sviluppo di questo modello economico proceda parallelamente all’introduzione del paradigma di circular economy. Le risorse sono così prese in prestito dal capitale naturale, incrementando l’uso di energie rinnovabili. Si procede a questo punto con la creazione prodotti il cui impatto sull’ambiente sia limitato (o meglio si incentivano le innovazioni, così che l’impatto sia positivo). Si cerca dunque, per questi prodotti, di aumentarne il ciclo vitale, e di renderli delle risorse condivise (si pensi ad esempio alle iniziative di car-sharing). Infine, è importante che le materie prime siano rimesse in circolo e nuovamente sfruttate.

 

Fonte: Ambient&Ambienti, 11 giugno 2018




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