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I clochard entrano nella ciclofficina, assunti dagli studenti liceali
Senzatetto reclutati per riparare biciclette e insegnare il mestiere. Il progetto di 45 studenti: «Ridiamo la perduta capacità di lavorare»
Fabio è un ex imprenditore. Aveva tre negozi di biciclette: uno a Milano e due a Vigevano. Ha solo 38 anni e non gli è rimasto nulla. Da un anno dorme in strada, a Milano, in Corso Vittorio Emanuele. Di solito si sistema vicino alle vetrine di Mango, ma sotto Natale i clochard vengono spesso invitati a spostarsi. E così bazzica nella zona dove c’era il cinema Apollo. È lì che i «suoi» ragazzi lo vanno a prendere. Hanno dai 15 ai 25 anni. La maggioranza sono liceali, alcuni sono già all’università. Gli danno appuntamento, gli pagano gli biglietto del metrò e lo accompagnano al Cam in via Di Rudinì, il centro di aggregazione appena inaugurato dal sindaco Beppe Sala. Qui Fabio ritrova attrezzi e biciclette da riparare. I primi albori di un impiego che, si spera, lo aiuterà a reinserirsi nella società. Dieci mesi fa sembrava solo un progetto originale, mercoledì 12 dicembre, invece, «Ciclochard» apre davvero. È la ciclofficina ideata da 45 studenti che da anni si interessano al reinserimento sociale dei senzatetto. Alcuni si sono conosciuti nel gruppo «Adelphoi» (fratelli in greco) della parrocchia di S.Maria del Rosario, che il venerdì sera porta i suoi volontari in piazza Duomo tra i clochard. Si rompe il ghiaccio condividendo una bevanda e poi si parla. «Perché per strada non si soffrono solo freddo e fame, ma anche solitudine e noia».
Offrire conforto e amicizia, però, a Chiara, Francesco, Sara, Filippo non bastava più. Da qui l’idea di aprire una ciclofficina, per ritrovare un impiego ad alcuni senzatetto. «Il mondo del lavoro è diffidente verso chi vive in strada. Noi crediamo invece che sarebbero in grado di lavorare» dicevano a marzo, nel presentare il loro progetto. Allora non avevano una sede: per le riunioni si trovavano nei parchi. Ma pian piano il gruppo è arrivato a 45 volontari. Sono arrivate anche piccole donazioni per l’acquisto dei primi attrezzi. E, qualche settimana fa, il Comune ha affidato all’associazione — fino a maggio — uno dei locali del nuovo Cam di via Rudinì. Il mondo stesso dei ciclisti si è mosso: alcuni negozi hanno donato attrezzi e consigli.
Così, mercoledì si parte. Dalle 15 alle 18 si potranno portare biciclette da riparare, oppure farlo in prima persona, sotto la guida di Fabio, che è la prima scommessa vinta. «È puntuale, si presenta in ordine. Gli abbiamo dato un cellulare e ora gli prenderemo l’abbonamento Atm, perché possa venire da solo al Cam», racconta Chiara Mantellini, 21 anni, laureanda in filosofia e presidente dell’associazione. «È stato lui a stilare la lista degli attrezzi che ci servivano». L’officina resterà aperta anche di sabato. «Chi vorrà potrà donarci vecchie bici, che sistemeremo per rivenderle». L’idea è di aprire tutti i giorni e impiegare due, tre senzatetto. «C’è una lista lunghissima di amici che vorremmo aiutare, ma il nostro progetto ha senso solo con piccoli numeri — dice Chiara —. Vogliamo prendere queste persone per mano e riportarle a fare cose che non gli riescono più ». Per sostenere le attività di Ciclochard, basta associarsi. La quota annuale è di 10 euro. Oppure si può fare una donazione. Informazioni su www.ciclochard.org. Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 10 dicembre 2018
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