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Rassegna del 19 Ottobre 2017
    

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Il crowdfunding come finanza sociale


Il crowdfunding come finanza sociale

Diversi elementi rendono plausibile ipotizzare che il 2017 potrebbe rivelarsi un anno determinante per l'accelerazione del crowdfunding in Italia. E anche per una sua crescente connotazione nel senso della sostenibilità sociale e ambientale, che sempre più sta facendo breccia nel mondo della raccolta di denaro (funding) da un vasto numero di persone (crowd) attraverso piattaforme online, da destinare al sostegno di attività imprenditoriali, progetti, idee, così come il crowdfunding viene definito in una guida per le Pmi realizzata dalla Commissione europea.

A inizio primavera è arrivata in Italia Ulule, la principale piattaforma europea di crowdfunding reward-based, quello in cui chi partecipa dona una somma a favore di un progetto o di un'impresa attendendosi di ricevere in cambio appunto una ricompensa (reward) di natura non finanziaria, spesso di valore simbolico. Che però a volte può anche consistere nella possibilità di ricevere un nuovo prodotto o servizio, magari scontato o in anteprima, al cui sviluppo è finalizzata la campagna di crowdfunding (si può parlare in questi casi di pre-selling).

L'anno scorso i progetti italiani finanziati su piattaforme di crowdfunding reward-based non italiane hanno raggiunto un valore di circa 25 milioni di euro: trasferirli su piattaforme italiane vorrebbe dire che anche da noi il mercato inizia a essere interessante.

Il fiore all'occhiello di Ulule è il tasso di successo delle campagne di crowdfunding, che con quasi il 70% è il più alto a livello mondiale (la media è 35%). Caratteristico è il modello di tutoring personalizzato, con cui ogni progetto viene accompagnato prima e durante il lancio della campagna. Ma c'è un altro elemento significativo, che attiene alla sostenibilità: «Insieme a Kickstarter – dice il fondatore – Ulule è l'unica piattaforma ad aver ottenuto la certificazione come B Corp (società che rispettano elevati standard di performance sociale e ambientale, ndr). Siamo cioè stati accreditati di creare valore sociale, oltre che economico. Del resto il crowdfunding è uno strumento che se utilizzato al meglio può creare, oltre che valore economico, valore sociale: quando intorno a un progetto tu aggreghi qualche decina di persone che ci credono, di fatto stai costruendo una community».

La dimensione dell'impatto sociale generato sta progressivamente acquisendo rilevanza, e diventando dunque differenziante, anche nel mondo del crowdfunding, come già accade da tempo nel campo degli investimenti finanziari, del no profit, delle stesse imprese. Lo ha rilevato ad esempio "Il crowdfunding in Italia report 2016": fra le 70 piattaforme di crowdfunding attive in Italia, il 38% ha introdotto modalità di misurazione dell'impatto sociale (l'11% modalità di misurazione dell'impatto ambientale).

Il crowdfunding reward-based, insieme a quello affine del donation-based (donazioni a favore di una causa o progetto di valore sociale, a un ente filantropico o benefico), è quello a cui appartiene il maggior numero delle piattaforme attive in Italia. Secondo i dati elaborati da Starteed a tutto il 2016, le piattaforme italiane di reward e donation dalla loro nascita hanno raccolto quasi 25 milioni di euro, con un importo di raccolta medio per progetto intorno ai 4mila euro. Decisamente di un altro ordine di grandezza sono invece le potenzialità dell'equity crowdfunding, che consiste nella raccolta di capitale di rischio (chi partecipa a una campagna, investe in titoli di partecipazione al capitale di un'impresa). Qui, infatti, Starteed dice che la raccolta media per campagna è di 243mila euro. Ed è proprio sull'equity crowdfunding che si concentrano le maggiori aspettative di sviluppo.

Raffaella Gazzaniga

Ufficio Stampa Digital ESO




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