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Le temperature medie aumentano più in Italia che nel resto del mondo - di Martina Pugno


Le temperature medie aumentano più in Italia che nel resto del mondo - di Martina Pugno

Secondo l’Ispra l’avanzamento del surriscaldamento globale si sta facendo sentire in Italia più che nel resto del mondo: servono misure che non possono dipendere solo dall'emergenza sanitaria.

Le discussioni sulla questione climatica sono oggi molto accese e la loro attenzione è concentrata in un limbo compreso tra il fallimento europeo circa il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020 e i buoni propositi riguardo ai nuovi traguardi da raggiungere entro il 2030. Tuttavia i dati relativi ai cambiamenti messi in atto per il raggiungimento dei nuovi obiettivi non sono sempre confortanti. Se da un lato la quota di energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili è arrivata a toccare il 18,3 %, raggiungendo e superando l’obiettivo del 17% fissato per il 2020, dall'altro, in tema di riscaldamento globale, non abbiamo nulla di che gioire. Soprattutto in Italia.

Secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale italiano, in Italia le temperature stanno aumentando più che in altre aree del globo. In particolare, prendendo come riferimento la media delle temperature registrate durante il periodo che va dal 1961 al 1990, i dati rilevati nel 2018 ne hanno fatto registrare un aumento di 1,71 gradi. Si tratta di un incremento medio superiore a quello verificato nel resto delle terre emerse dell’intero pianeta, pari invece allo 0,98%.

Sulla stessa lunghezza d’onda, purtroppo, si muovono anche i mari che bagnano la penisola italica, le cui acque hanno subito un aumento delle temperature medie di 1,08 gradi rispetto al medesimo periodo di riferimento 1961-1990: segno che rende evidente quanto sia necessario compiere dei passi avanti. La situazione italiana attuale è caratterizzata dalla positività del dato sulle quantità di gas serra emesse nell'atmosfera, un calo stimato del 5,5%: un buon risultato, certo, ma a quale prezzo?

La riduzione di emissioni registrate nel primo trimestre del 2020 è infatti in larga parte, se non totalmente, dovuta al lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19 ma, come sottolineato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della presentazione dell’Annuario dei dati ambientali 2019 da parte dell’Ispra, non possiamo certamente contare su eventi estremi e tragici come questo per sperare di ottenere dei miglioramenti della qualità della nostra aria. L’auspicio è che i numeri decisamente negativi circa l’incremento delle temperature medie possano essere uno stimolo per il Paese a fare sempre meglio, soprattutto in quelle aree, come il nord, dove la situazione è particolarmente critica, con i più alti livelli di inquinamento atmosferico di tutta l’Europa.

Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/geralt-9301/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3581190">Gerd Altmann</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3581190">Pixabay</a>





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