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Legambiente a Conte: ecco dove indirizzare i fondi del Recovery Plan


Legambiente a Conte: ecco dove indirizzare i fondi del Recovery Plan

Legambiente ha presentato un accurato pacchetto di proposte su come – e dove – indirizzare i fondi del Recovery Plan. Secondo l’Associazione, l’ambiente non può essere considerato un’appendice, ma deve essere visto e pensato come un architrave trasversale per sostenere la ripartenza del Paese

La ripartenza, insiste Legambiente, dovrà necessariamente essere “sostenuta” dalla questione ambientale

Interventi normativi per semplificare e combattere la burocrazia che blocca gli investimenti green, avvio di opere “davvero utili e prioritarie” per il Paese e per le grandi città e investimenti mobilità intermodale. Queste, in sintesi, le macro aree di intervento in cui, secondo Legambiente, andrebbero indirizzati i soldi del Recovery Plan.
Presentata sabato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione degli Stati generali dell’economia, la ricetta dell’Associazione ambientalista si traduce in concreto in 33 proposte di semplificazioni170 opere prioritarie e grandi opere sul fronte della mobilità sostenibile.

L’ambiente non può essere considerato un’appendice, ma deve essere visto e pensato come un architrave trasversale per sostenere la ripartenza del Paese. Per questo – ha spiegato il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – tra gli interventi da mettere in campo abbiamo indicato le semplificazioni delle procedure sul fronte dell’economia circolare, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile, della riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e gli interventi infrastrutturali che servono al Paese”. 

Recovery Plan – Semplificazioni secondo Legambiente

Concretamente, in tema semplificazioni, le proposte dell’Associazione riguardano in particolare l’accelerazione degli investimenti, il rilancio dell’economia con fondi già stanziati da politiche nazionali su cui indirizzare le risorse del Green Deal europeo e lo sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali in stallo.
Legambiente cita in proposito numerosi interventi da attuare in campi diversi e strategici, come quello dalla mobilità della riqualificazione del patrimonio edilizio, della realizzazione delle foreste urbane e alla valorizzazione dei piccoli comuni.

Recovery Plan – 170 opere prioritarie

Per quanto riguarda le opere prioritarie, Legambiente è stata molto chiara: “non si deve sbloccare qualsiasi opera purché ripartano i cantieri – ha evidenziato Ciafani –  ma solo quelle che servono davvero, partendo dalle 170 che abbiamo indicato nel nostro dossier”.
A tal proposito, l’Associazione ha evidenziato l’urgenza di opere (piccole, medie o grandi che siano) riguardanti il dissesto idrologico, la bonifica ambientale delle falde acquifere, la depurazione delle acque, la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, la messa in sicurezza di molti siti ancora da cantierare.
Ugualmente importanti i lavori riguardanti la linea ferroviaria, come quelli riguardanti gli ultimi 10 chilometri dell’anello ferroviario di Roma, attesi ormai, ricorda Legambiente, da oltre 10 anni.

Recovery Plan – Mobilità urbana

“Senza dimenticare gli interventi infrastrutturali da mettere in campo anche nelle grandi città per aumentare la qualità della vita di milioni di pendolari. Solo in Italia – continua Ciafani – il dibattito politico sui trasporti e le infrastrutture ignora completamente le aree urbane, che sono tra l’altro tra le più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici. È qui che bisognerebbe concentrare gli investimenti e puntare sempre di più su una mobilità sostenibile”. Bisogna incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, intervenendo sulla frequenza e sulla qualità del servizio offerto dalle linee metropolitane potenziando al contempo la sharing mobility e raddoppiando le piste ciclabili.

 




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