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Rassegna del 15 novembre 2018
    

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DA ECOMONDO: Il “fishing for litter” per combattere la plastica nei fondali


A Ecomondo in un convegno è stato affrontato il problema dei rifiuti marini

I mari sono sempre più ricettacoli di rifiuti, in buona parte costituiti da plastica e oggetti monouso, e quel che è più grave è che i pescatori sono costretti a rigettare in acqua questi rifiuti quando li tirano su con le reti. Di questo si è parlato a Ecomondo a Rimini, nell’ambito del convegno “Plastica monouso e rifiuti marini nel mar Mediterraneo: problemi e soluzioni” partendo dai primi dati dei progetti sperimentali di “fishing for litter” che danno la possibilità ai pescatori di portare a terra i rifiuti e smaltirli correttamente.

IL CONVEGNO – Durante il convegno a cura di Legambiente, del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, Enea, IPPR, Corepla, Assobioplastiche, in collaborazione con Beyond Plastic Med, Pelagos Plastic Free, Clean Sea Life e Interreg Mediterranean Medsealitter sono stati presentati i dati di sei mesi di raccolta: sono 4,8 le tonnellate di rifiuti recuperati di cui 1,8 dai fondali dell’Arcipelago toscano in cinque mesi; 1,6 a Terracina in due mesi e il resto tra Manfredonia in Puglia e Porto Garibaldi in Emilia-Romagna. Queste cifre danno sia la misura di un problema che va, non solo letteralmente, oltre la superficie, sia del modo in cui potrebbe, almeno in parte, essere affrontato.

FISHING FOR LITTER – «Il “fishing for litter” è una misura prevista dalla direttiva europea Marine Strategy ma in Italia è ostacolata dalle normative vigenti. Così i pescatori sono purtroppo costretti a ributtare in mare i rifiuti pescati», ha spiegato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti. «L’Italia – ha continuato nel suo intervento – deve giocare un ruolo da protagonista nella lotta al marine litter approvando subito una legge nazionale sulle plastiche monouso e per consentire ai pescatori di fare gli spazzini del mare».

MICROPLASTICHE – I rifiuti non raccolti, la gran parte “usa e getta” (solo a Manfredonia erano il 64% di quanto recuperato e a Porto Garibaldi il 53%) sono una pericolosa fonte di microplastiche ritenute responsabili della contaminazione della catena alimentare. L’impatto della plastica e dell’usa e getta è testimoniato anche dai dati delle attività di monitoraggio dei rifiuti galleggianti in mare e di quelli spiaggiati. L’indagine Beach litter 2018 di Legambiente ha consentito il recupero di 48.388 rifiuti rinvenuti in 78 spiagge italiane che in un’area complessiva di 416.850 mq campionati fanno 6,2 rifiuti per ogni metro di spiaggia. Anche in questo caso il 42% erano rifiuti usa e getta in plastica tra cui imballaggi degli assorbenti igienici, pannolini e anche cartucce dei fucili. E anche la plastica spiaggiata può essere avviata a riciclo.

UNA NUOVA LEGGE SULLA PLASTICA. «L’Italia inoltre deve anticipare i tempi della direttiva europea sulla plastica monouso approvando subito una legge nazionale, ribadendo però, a differenza di quanto contenuto oggi nelle bozze in circolazione, il ruolo importante delle bioplastiche, un tema da sottolineare anche nella discussione europea», ha affermato Zampetti ricordando come l’Italia è stato il primo Paese a mettere al bando, oltre gli shopper di plastica, anche i bastoncini per la pulizia delle orecchie e le microplastiche nei cosmetici. «Misure copiate – ha concluso il numero uno di Legambiente – dall’Europa nella proposta di direttiva».

 

Fonte: WISE SOCIETY, 12 novembre 2018




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