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Rassegna del 29 novembre 2018
    

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Clima e ambiente, la lezione dei gilet gialli che viene dalla Francia


Affinché il processo di decarbonizzazione sia socialmente giusto, e quindi accettato, è fondamentale che i governi considerino gli effetti distributivi di tali politiche e adottino le misure necessarie per evitare che a pagare il pezzo più alto siano i più poveri

Nelle ultime due settimane il movimento dei Gilets jaunes si è rapidamente diffuso in tutta la Francia, portando scompiglio sia nelle strade del Paese che nelle stanze governative. Il movimento è emerso spontaneamente contro la decisione del governo di aumentare la tassazione sui carburanti al fine di favorire la transizione ecologica incoraggiando l’uso di veicoli più eco-compatibili, come ad esempio le auto elettriche. Secondo i Gilets jaunes, l’aumento dei prezzi dei carburanti colpirà però quei lavoratori che, soprattutto nelle zone rurali del Paese, non possono che utilizzare le loro automobili per dispiegare i propri impegni quotidiani. La disputa ha, quindi, ulteriormente accentuato la frattura tra la «città delle élite» e le ‘campagne della gente normale’ che è già importante parte della dialettica politica francese. Da parte sua, il Presidente Macron risponde alle accuse sostenendo di preferire la tassazione sui carburanti rispetto a quella sul lavoro, e affermando che«‘le persone che si lamentano dell’aumento dei prezzi del carburante sono le stesse che si lamentano dell’inquinamento».

Dal nostro punto di vista, quello dei Gilets jaunes rappresenta un caso interessante per comprendere un nuovo rischio che si profila in Europa, man mano che le politiche ambientali e del clima diverranno sempre più stringenti per permetterci di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Vediamo perché. Per evitare le disastrose conseguenze dal riscaldamento globale, le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte drasticamente. Tale processo, usualmente chiamato di decarbonizzazione, avrà inevitabilmente implicazioni di ampia portata per l’economia e la società europea. Per raggiungere gli obiettivi di Parigi, entro il 2050 il sistema energetico dei Paesi europei andrà radicalmente trasformato, eliminando gli elementi più inquinanti – come il carbone – e promuovendo un sempre maggiore uso delle fonti di energia rinnovabili – come il solare o l’eolico. I principali settori industriali dovranno anch’essi trovare soluzioni per ridurre le loro emissioni nocive, cosi come il settore agricolo. Per non parlare del settore dei trasporti, che nei prossimi decenni dovrà radicalmente trasformarsi per divenire più efficiente e pulito. Considerando l’entità di questa sfida, per garantire il cambiamento i governi dovranno porre in essere politiche ambientali e del clima sempre più forti. E qui torna l’esempio dei Gilets jaunes. Forti politiche ambientali e del clima avranno inevitabilmente degli effetti economici sui cittadini.

Il rischio sociale

Affinché il processo di decarbonizzazione sia socialmente giusto – e quindi accettato — è fondamentale che i governi considerino gli effetti distributivi di tali politiche e adottino le misure necessarie per evitare potenziali effetti regressivi, ovvero che tali politiche colpiscano negativamente più i poveri dei ricchi. Vi sono vari modi per avanzare il processo di decarbonizzazione, ed è importante che siano scelti quelli socialmente più equi. Ad esempio, aumentare la tassazione sul trasporto aereo è sicuramente una misura più progressiva rispetto all’aumento della tassazione sui carburanti, in quanto essa tende a colpire maggiormente le fasce più abbienti della società. Nel caso della tassazione dei carburanti, porre in essere dei meccanismi di compensazione per le fasce più vulnerabili può risolvere gli inevitabili effetti regressivi. In altre parole, garantire dei trasferimenti monetari a quei cittadini che non possono permettersi di acquistare un veicolo elettrico o non hanno la possibilità di usufruire – come spesso avviene nelle zone rurali – di un sistema di trasporto pubblico, può consentire di aumentare le tasse sui carburanti senza compromettere l’accettazione sociale.

Le altre opzioni

Vi sono poi molte altre politiche climatiche che possono generare effetti progressivi. Per esempio, i programmi pubblici per l’efficientamento energetico degli alloggi sociali possono materialmente rendere le famiglie a basso reddito più ricche, facendo loro risparmiare sulla bolletta del riscaldamento. Tutto questo per dire che si, esistono delle politiche climatiche migliori rispetto al semplice aumento della tassazione sui carburanti. Una politica climatica ben disegnata non può permettersi di impattare maggiormente sulle fasce più vulnerabili della società rispetto a quelle più abbienti. I governi europei dovrebbero tenere in mente questa lezione, per evitare che in futuro quello dei Gilets jaunes divenga un caso sempre più frequente. A nostro avviso, questo è l’unico modo per garantire il raggiungimento degli obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico in modo socialmente sostenibile.

* Professore presso la Johns Hopkins University di Bologna e ricercatore presso la Fondazione Eni Enrico Mattei di Milano e il Bruegel di Bruxelles ** Ricercatore presso il Bruegel di Bruxelles

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 26 novembre 2018




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