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Rassegna del 31 Maggio 2018
    

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Plastica, così dalle bottiglie rinascono bottiglie


Il consorzio Coripet, formato da aziende di acque minerali e riciclatori di plastica, punta a produrre i primi imballaggi per metà in Pet di seconda vita, premiando i cittadini che si impegnano nella raccolta differenziata

Oggi in Italia arrivano sul mercato ogni anno almeno 7 miliardi di bottiglie di plastica: siamo i primi consumatori europei di acqua confezionata, e anche da questi imballaggi passeranno nei prossimi anni sia gli sforzi di riduzione, tornando al rubinetto, sia quelli per aumentare gli spazi del riciclo. Ce lo chiede l'Europa, che a gennaio scorso ha varato la sua Platic startegy, e gli spazi ci sono: delle 530mila tonnellate di Pet immesse sul mercato in Italia, infatti, solo 235mila vengono rigenerate. Il resto va ancora in discarica, all'inceneritore, o disperso nell'ambiente, nonostante il Pet delle bottiglie sia uno dei polimeri plastici più facili da riciclare e con una quotazione sul mercato di nuovo in aumento dal 2016. Ora un nuovo progetto delle acque minerali potrebbe far aumentare le percentuali di riciclo e arrivare a produrre in Italia le prime bottiglie al 50% in plastica di seconda vita.

Ad aprile scorso, infatti, il ministero dell'Ambiente ha autorizzato ad operare il consorzio Coripet, formato da cinque imprese imbottigliatrici che da sole valgono circa il 30% del mercato (Acque minerali d'Italia, a cui fanno capo marchi come Norda e Fabia, Ferrarelle, Lete, Sanpellegrino de gruppo Nestlè Waters e Drink Cup) e alcune aziende del riciclo (Dentis, Valplastic e Aliplast). Il consorzio raccoglierà le bottiglie sia attraverso la raccolta differenziata tradizionale dei Comuni, sia con macchine ad hoc installate in supermercati e ipermercati che in cambio degli imballaggi restituiti dai consumatori erogheranno dei buoni spesa da spendere nei punti vendita.

“L'obiettivo è arrivare a 2.700 ecocompattatori da qui a cinque anni, introducendo una forma di incentivo che pensiamo aiuterà a far crescere le percentuali di raccolta e riciclo delle bottiglie in Pet. Il grosso delle bottiglie raccolte arriverà comunque dalla raccolta differenziata urbana: puntiamo a raggiungere 110mila tonnellate annue entro il 2023, recuperando così l'80% delle quantità immesse sul mercato dai nostri consorziati”, spiega il presidente di Coripet Giancarlo Longhi.

Oggi a livello europeo il 30% del Pet riciclato viene usato per produrre nuove bottiglie. Il contenuto di polimeri rigenerati nelle bottiglie è in media dell'11%, anche se l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare permette di arrivare al 50%, con il requisito di una raccolta selettiva, in grado cioè di assicurare alti standard di qualità e igiene. Nel caso di Coripet, per produrre nuove bottiglie si useranno gli imballaggi provenienti dagli ecocompattatatori, mentre quelli da raccolta urbana tradizionale verranno messi sul mercato attraverso aste, per essere destinati a usi diversi che non prevedono il contatto con gli alimenti.

Prima dell'autorizzazione ottenuta da Coripet, l'avvio al riciclo degli imballaggi in plastica era gestito quasi per intero dal consorzio Corepla, creato dalla legge nel 1997 nell'ambito del sistema Conai. Coripet sarà un consorzio autonomo da Conai: al momento, l'autorizzazione del ministero vale due anni, nei quali il progetto per poter poi andare avanti dovrà dimostrare di riuscire a raccogliere almeno il 60% degli imballaggi immessi sul mercato dai propri componenti, come prevede la legge.

Le prime macchine “mangiabottiglie” sono state installate dal. Uovo Consorzio nella prima fase sperimentale, tra Piemonte, Lombardia e Campania. “Oggi sono attivi una trentina di ecocompattatori, che raccolgono ogni giorno 4mila bottiglie ciascuno restituendo in cambio dei buoni spesa”, aggiunge il presidente Longhi. “È un modello basato sull’idea della spinta gentile, che ha mostrato la sua efficacia nell’intercettare questi imballaggi ed il primo caso in Europa in cui le acque minerali si uniscono per dare vita a un ciclo chiuso per le loro bottiglie”.

 

Fonte: la Repubblica, 20 maggio 2018




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