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Rassegna del 31 Maggio 2018
    

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Overshoot Day: che cos’è e perché per l’Italia è stato il 24 maggio


Overshoot Day: che cos’è e perché per l’Italia è stato il 24 maggio

L’Earth Overshoot Day segna la data simbolica dell’anno in cui la richiesta di risorse dell'Umanità supera quelle che la Terra è in grado di rigenerare spontaneamente. Produciamo questo deficit sfruttando le scorte di risorse ecologiche e accumulando rifiuti, principalmente anidride carbonica nell'atmosfera.

Il concetto di Overshoot Day è stato concepito per la prima volta da Andrew Simms dell’organizzazione britannica New Economics Foundation, che ha collaborato con il Global Footprint Network nel 2006 per lanciare la prima campagna mondiale Earth Overshoot Day. Il Global Footprint Network è un’organizzazione internazionale che coordina la ricerca, sviluppa standard metodologici e fornisce un ventaglio di strumenti per aiutare l'economia a operare entro i limiti ecologici della Terra.
Ogni anno, per determinare l’Overshoot Day, il Global Footprint Network calcola il numero di giorni di quell'anno in cui la biocapacità terrestre (cioè la quantità di risorse naturali che la Terra è in grado di generare spontaneamente quell'anno) è sufficiente a sostenere l'impronta ecologica dell'Umanità, ossia la domanda di quelle stesse risorse. Il resto dell'anno corrisponde al superamento globale. L’Earth Overshoot Day è quindi calcolato come segue:
(Biocapacità del pianeta / Impronta ecologica dell'umanità) x 365 = Giorno di superamento della Terra

La contabilità dell'impronta ecologica misura la domanda e l'offerta della natura
Dal punto di vista della domanda, l'impronta ecologica misura le risorse ecologiche che una determinata popolazione richiede per produrre le risorse naturali che consuma (inclusi prodotti alimentari e fibre vegetali, bestiame e prodotti ittici, legname e altri prodotti forestali, spazio per infrastrutture urbane) e per assorbire i suoi rifiuti, in particolare le emissioni di carbonio.
L'impronta ecologica traccia l'uso di sei categorie di superfici produttive: terreni coltivati, pascoli, zone di pesca, terreni edificati, aree forestali e domanda di carbonio a terra.
Dal punto di vista dell'offerta, la biocapacità di una città, stato o nazione rappresenta la produttività delle sue risorse ecologiche (inclusi terreni coltivati, pascoli, terreni forestali, zone di pesca e terreni edificati). Queste aree, soprattutto se lasciate non raccolte, possono anche assorbire gran parte dei rifiuti che generiamo, in particolare le nostre emissioni di carbonio.
Sia l'impronta ecologica che la biocapacità sono espresse in ettari globali - ettari standardizzati comparabili e standardizzati con produttività media mondiale.
Ogni impronta ecologica di città, stato o nazione può essere paragonata alla sua biocapacità.
Se l'impronta ecologica di una popolazione supera la biocapacità della regione, quella regione ha un deficit ecologico. La sua richiesta di beni e servizi che la sua terra e il suo mare possono fornire - frutta e verdura, carne, pesce, legno, cotone per abbigliamento e assorbimento di anidride carbonica - supera quello che gli ecosistemi della regione possono rinnovare. Una regione in deficit ecologico incontra la domanda importando, sfruttando i propri beni ecologici (come la pesca eccessiva) e/o emettendo anidride carbonica nell'atmosfera. Se la biocapacità di una regione supera la sua impronta ecologica, ha un deficit ecologico.
Concepito nel 1990 da Mathis Wackernagel e William Rees presso l'Università della British Columbia, l'impronta ecologica ha dato vita al movimento Footprint, da cui l'impronta di carbonio, ed è ora ampiamente utilizzata da scienziati, aziende, governi, individui e istituzioni che lavorano per il monitoraggio ecologico dell’utilizzo delle risorse e l’avanzamento dello sviluppo sostenibile.
Oggi, oltre l'80% della popolazione mondiale vive in paesi che gestiscono deficit ecologici, utilizzando più risorse di quelle che i loro ecosistemi possono rinnovare.
Il deficit ecologico del mondo è indicato come superamento ecologico globale. A partire dagli anni '70, l'Umanità è stata sottoposta a un overshoot ecologico, con una domanda annuale di risorse superiore a quella che la Terra può rigenerare ogni anno. Oggi l'umanità usa l'equivalente di 1,7 Terre per fornire le risorse che usiamo e assorbire i nostri rifiuti. Ciò significa che ora la Terra impiega un anno e sei mesi per rigenerare ciò che usiamo in un anno. Usiamo più risorse e servizi ecologici di quanti la natura possa rigenerare attraverso la pesca eccessiva, il sovrasfruttamento delle foreste e l'emissione di più di anidride carbonica nell'atmosfera di quanto le foreste possano assorbire.

Dal 24 maggio, in Italia le risorse naturali rinnovabili sono finite
Questa data segna l’Overshoot Day del nostro paese, cioè il giorno in cui abbiamo finito di consumare le risorse naturali rinnovabili del territorio.
L'impronta ecologica italiana ha un valore pro capite di 4,3 ettari globali (o gha), decisamente superiore alla media Mediterranea, che è di 3,2 gha pro capite. Ciò dipende essenzialmente dal consumo di cibo poco sostenibile e dall'impatto dei trasporti, punti sui quali sarebbe il caso di lavorare.
Dobbiamo iniziare a rendere i limiti ecologici fondamentali per il nostro processo decisionale e usare l'ingegno umano per trovare nuovi modi per vivere bene, entro i confini della Terra. Ciò significa investire in tecnologia e infrastrutture che ci consentano di operare in un mondo con risorse limitate. Significa intraprendere azioni individuali e sollecitare la partecipazione attiva di aziende e responsabili politici.

 

Gli attivisti hanno lanciato la campagna globale #movethedate, per cercare di posticipare l'Overshoot Day: basterebbe spostare in avanti la data di 4,5 giorni ogni anno per metterci al pari con le risorse naturali entro il 2050.

 

Nunzia Vallozzi

Ufficio Stampa Web - ESO

 

Fonte: Earth Overshoot Day




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