La newsletter di ESO
Twitter facebook Youtube Linkedin


Rassegna del 15 Giugno 2017
    

GoGreen Newsletter

Una brillante 81enne ha messo in piedi una squadra di raccolta rifiuti interamente al femminile nel suo villaggio libanese.


Una brillante 81enne ha messo in piedi una squadra di raccolta rifiuti interamente al femminile nel suo villaggio libanese. Ora ha una schiera di visitatori che le chiedono il metodo. Per nove mesi nel 2015 e 2016 l’immondizia si accumulava nelle vie della capitale, Beirut, e anche ora la mancanza di discariche significa che parte dei rifiuti cittadini vengono buttati in mare. Zeinab Mokalled ha dimostrato che quando il governo fallisce, le iniziative locali ‘fai da te ‘ possono funzionare.

‘C’era sporcizia dappertutto e i bambini erano trasandati’ dice Zeinab Mokalled.

Ricorda gli anni Ottanta e Novanta, quando Israele occupò parte della regione meridionale del Paese per 15 anni, e la raccolta dei rifiuti si arrestò nel suo villaggio, Arabsalim.

Gli anni passavano e l’immondizia si accumulava: quindi Mokalled si recò dal governatore regionale per chiedere aiuto. ‘Cosa ti importa? Non siamo Parigi’, le rispose. ‘Quel giorno seppi che dovevo prendere l’iniziativa’.

Mokalled chiamo’ in aiuto le donne del Villaggio, non gli uomini – in parte perchè voleva attribuire loro potere, e in parte perchè pensava che avrebbero fatto un lavoro migliore.

Sarebbe stato anche alla portata delle donne differenziare la raccolta, e probabilmente trovare un luogo idoneo per i rifiuti. Per questo Zeinab aveva bisogno di volontarie che andassero di porta in porta a spiegare il messaggio alle donne in ogni casa – e a questo scopo, in una comunità musulmana libanese della metà degli anni Novanta gli uomini sarebbero stati fuori luogo.

Non avevano attrezzature né infrastrutture. Come cominciare? Un’amica di Mokalled, Khadija Farhat,  acquisto’ un camion di tasca propria. Mokalled stessa trasformo’ il suo giardino in un deposito per rifiuti riciclabili.

Non sembrava probabile che i 10.000 abitanti del villaggio avrebbero pagato per la raccolta dei rifiuti, quindi i volontari pagarono per gli altri. Diciannove anni più tardi lo fanno ancora, e ognuno dei 46 membri contribuisce con 40 dollari all’anno.  

‘Il riciclo dei rifiuti domestici era il percorso migliore per fare un passo avanti ‘, dice Mokalled, che ha chiamato l’organizzazione Chiamata della Terra.

Per cominciare riciclarono vetro, carta e plastica. Di recente hanno iniziato a raccogliere rifiuti elettronici e hanno assoldato un ricercatore per trovare il modo migliore di creare compost nelle condizioni calde e secche del Libano meridionale.  L’unico aiuto che le raccoglitrici di rifiuti ricevettero dalle autorità locali, dopo tre anni di lavoro, fu la donazione di 300 bidoni di plastica e un pezzo di terra, il che consenti’ a Mokalled di riprendersi il suo giardino.  Allo stesso tempo iniziarono a noleggiare un camion che lavorasse in abbinata a quello di Farhat, e assunsero un guidatore uomo – anche se continuarono ad accompagnarlo  per assicurarsi che non fosse solo quando aveva a che fare con le donne.

Dopo 10 anni ricevettero una rendita dall’Ambasciata italiana per costruire una sede, che è il luogo dove ora Mokalled riceve i visitatori – bambini della scuola elementare, studenti e attivisti – che vi si recano per studiare come funziona Call of the Earth. E i quantitativi sono aumentati dal momento che la chiusura della principale di scarica di Beirut nel 2015 ha fatto sì che i rifiuti si accumulassero in giro per la città, e circondasse l’area del Monte Libano.

I tentativi per trovare un nuovo sito per i rifiuti cittadini si trasformarono presto in una farsa. La sindrome ‘Nimby’ fu amplificata dalle divisioni settarie del Paese - né i Cristiani, i Sunniti o gli Shia volevano ospitare i rifiuti.  Allora il governo decise che avrebbe esportato i rifiuti, rimangiandosi la decisione alcuni mesi più tardi.

I rifiuti dovevano essere stoccati da qualche parte, così furono ammassati vicino all’aeroporto, ma questo attirava stormi di gabbiani, che diventarono un pericolo per gli aerei. I tentativi di sparare ai gabbiani sollevarono un’onda di proteste, quindi furono collocate sul sito apparecchiature che producessero musica rumorosa per spaventarli.  Un tribunale ora ha deciso la chiusura di questo sito, anche se i gabbiani continuano a circolare.

Ancora più preoccupante, una vecchia discarica è stata riaperta. Oltre ad ospitare nuovi rifiuti, si vedono autocarri trasportarne di vecchi - molti dei quali si dice siano contaminati chimicamente – dalla montagna e scaricarli nel Mediterraneo.

A lungo termine, il Governo afferma di volere generare elettricità dalla combustione dei rifiuti. Ma i critici temono che questi non saranno selezionati in modo appropriato, e che la plastica e altri materiali potenzialmente generatori di fumi tossici saranno seppelliti insieme al materiale organico.

Quindi non è sorprendente che lo schema di riciclaggio della semplice comunità di Zeinab Mokalled stia attirando attenzione.

 

Fonte: BBC News, 8 giugno 2017




Torna alle notizie GOGREEN




Rassegna del 15 Giugno 2017
 
8 di 15 della rassegna...
    
A Bologna il Forum sull’economia circolare


A Quarto Alto un nuovo parco giochi costruito con scarpe di gomma riciclate
Genova Quotidiana, 30 maggio 2017

Le scarpe di gomma (poi riciclata) ora sono il pavimento del Giardino di Betty
Il Secolo XIX, 29 maggio 2017

Responsabilità amministrativa delle organizzazioni: modello di gestione


Gli attuali modelli del cambiamento climatico sottostimano il problema uomo


Da New York una Call for action per salvare gli oceani
Greenreport, 8 giugno 2017

Premio per lo sviluppo sostenibile 2017: c'è ancora tempo per presentare la candidatura. Le premiazioni si terranno a Ecomondo 2017


Basta qualche area protetta in più per far esplodere la biodiversità
Lifegate.it, 5 giugno 2017

 
 
Privacy   |   Supporto

www.eso.it - info@eso.it