- Sbarcano anche in Italia i sound studies, ambito interdisciplinare che promuove l’ascolto e l’analisi dell’ambiente sonoro di città e territori.
- La nostra consapevolezza dei suoni che ci circondano è diminuita negli ultimi decenni, privandoci di ulteriori opportunità per interpretare la realtà.
- Le indagini sonore sono funzionali alla programmazione di politiche urbane, promuovendo l’inclusione sociale e lo sviluppo locale sostenibile.
- Nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, l’Università Iuav di Venezia si è aggiudicata un importante sodalizio con la McGill University di Montréal.
raticato ai nostri tempi. Tra individui, così come nell’ambiente che ci circonda. Ci applichiamo al minimo indispensabile, al massimo trattando la cosa in termini quantitativi: c’è un bel silenzio, c’è troppo rumore.
Eppure, il nostro ambiente sonoro è pieno di informazioni utili, anche solo per la presenza o meno di un determinato elemento. Già nei primi anni di attività della disciplina detta dei sound studies - o meglio, dell’interdisciplinarietà che fa capo a questo campo, che coinvolge l’architettura, la musica, la ricerca artistica, l’antropologia e altro - gli studiosi si sono accorti che la consapevolezza dei suoni stava calando.
Un’indagine degli anni Ottanta, condotta su romanzi scritti negli ultimi due secoli, aveva rivelato l’attenzione all’ambiente sonoro non fosse solo tutt’altro che scontata, ma in costante evoluzione. Osservando la presenza dei suoni descritti nella narrativa, una delle modalità con le quali osserviamo la realtà che ci circonda, si potevano apprezzare differenze, carenze e particolarità a seconda delle diverse provenienze dei testi, e la loro evoluzione nel tempo.
Nata in Canada, nei decenni successivi questa disciplina si è evoluta e diffusa, toccando molti istituti di ricerca occidentali. I sound studies cercano soluzioni per armonizzare le comunità con il proprio ambiente sonoro, in ordine a ciò che è stata definita “ecologia acustica”.
Nell’ambito del bando intitolato a Marie Sklodowska-Curie, compreso nel programma di finanziamento europeo Horizon 2020, l’Italia si aggiudica due prestigiose fellowship, una delle quali in ambito di sound studies. Tra 856 progetti presentati l’Università Iuav di Venezia ha vinto due Global Fellowship (GF) per un valore complessivo di oltre € 500.000 euro sui € 50 Mln. a disposizione quest’anno.
Grazie a questa opportunità, il progetto SOUNDCITY - Sonic inquiry in urban research: advancing policy analysis and design through sound planning tools, presentato dal ricercatore italiano Nicola Di Croce, sarà svolto presso la McGill University di Montréal nel corso di due anni di attività.
Con la sua ricerca, Di Croce si propone di dimostrare come l’investigazione dell’ambiente sonoro possa essere utile all’analisi di politiche urbane, influenzandone così la progettazione, e quanto l’impiego di installazioni e interventi sonori nello spazio pubblico possa promuovere l’inclusione sociale e lo sviluppo locale sostenibile.
Artista sonoro e autore di pubblicazioni sul tema, Di Croce punta a far maturare la consapevolezza all’ascolto.
“A questo obbiettivo se ne lega anche un altro,” ha detto Nicola Di Croce a Business Insider Italia, “ovvero come rendere attrattiva un’area che è vulnerabile, anche attraverso un’installazione sonora. Cambiare i connotati atmosferici, immateriali di un’area può trasformarla, cambiando quindi anche il giudizio che le persone hanno di quell’area.”
Secondo il ricercatore, l’esperienza quotidiana dello spazio pubblico e le sue implicazioni sociali e politiche possono essere sottilmente indagate attraverso il suono, soprattutto in riferimento alle aree vulnerabili che affrontano questioni critiche: spopolamento, segregazione, scomparsa di identità locali e patrimoni culturali intangibili, sofferte da cittadini marginalizzati che subiscono problematiche sociali, razziali, religiose, e di genere.
“È un campo ancora di frontiera, non esiste un protocollo,” ha detto Di Croce. “Uno dei motivi per cui ho scelto Montréal è il modo in cui hanno affrontato negli ultimi anni questo tema, sia con microinterventi molto puntuali nello spazio pubblico ma anche con una relazione molto forte con la municipalità locale, nello sviluppo di piani che tengano conto degli aspetti qualitativi e non solo quantitativi dell’ambiente sonoro.”
L’accenno è, ovviamente, al più scontato problema dell’inquinamento acustico.
Per adesso, l’ambito sociale e relazionale - qualitativo, quindi - delle ricerche sonore è ancora quasi del tutto inesplorato, appannaggio di progetti sperimentali come quello di Iuav e McGill. L’approccio attuale è più diretto, legato com’è alle trasformazioni urbanistiche e alle opere architettoniche e alle leggi di valutazione dell’impatto ambientale, cercando di migliorare la salute, la comunicazione e la produttività.
Si cerca intanto di prevedere l’ambiente sonoro: raccogliendo campioni sonori dell’ambiente urbano esistente si può, grazie a un software, fare previsioni sull’ambiente futuro di una piazza, di un edificio o di un intero quartiere costruendone la configurazione sonora in un laboratorio di auralizzazione – l’equivalente della visualizzazione, ma per i suoni.