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Conte bis, che fare su ambiente ed ecologia? - di Roberto Giovannini


Conte bis, che fare su ambiente ed ecologia? - di Roberto Giovannini

Ambiente, ecologia, difesa del suolo. Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti - Realacci, Muroni, Girotto, Ronchi, Bonelli, Ferrante e Corrado - di indicare quali dovrebbero essere le prime mosse del nuovo Esecutivo

 

Ambiente, ecologia, difesa del suolo. Nelle parole del presidente incaricato Giuseppe Conte e dei leader di Pd e M5S la questione ecologica sembra essere indicata come uno dei temi fondamentali per il governo che si accinge a nascere. Da quanto si sa, almeno finora non c’è stato un vero approfondimento su come concretamente sarà declinata in leggi e provvedimenti questa priorità. Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti - dirigenti di Cinque Stelle e democratici, ma anche di forze che potrebbero entrare a far parte della maggioranza - di indicare quali dovrebbero essere le prime mosse del nuovo Esecutivo.

“L’ambiente è il driver di una nuova economia, l’economia circolare e green, di cui l’Italia è già una superpotenza - spiega Ermete Realacci, Pd, già presidente della commissione Ambiente nella scorsa legislatura - dal nuovo governo mi aspetto che l’ambiente diventi trasversalmente un criterio base per tutte le politiche economiche, partendo dalle misure che già funzionano: bisogna rafforzare l’ecobonus, il sismabonus e il bonus verde, che già oggi muovono 28 miliardi di investimenti privati e valgono 400mila posti di lavoro”.  Ancora Realacci chiede di favorire l’autoproduzione di energia pulita per privati, gruppi di privati, imprese e istituzioni, superando norme vecchie e penalizzanti, e soprattutto una “fortissima semplificazione burocratica” che cancelli norme cervellotiche e datate. A cominciare dal cosiddetto “End-of-Waste”, cioè le misure che regolano come i rifiuti possono diventare nuove materie prime. Per Rossella Muroni, ex-presidente di Legambiente e deputata di LeU lo sblocco dell’industria delle “materie prime seconde” è la prima mossa da fare. “Poi bisogna intervenire sui 18 miliardi di sussidi alle fonti fossili, un tesoretto che andrebbe spostato per finanziare un Green New Deal - afferma Muroni - e c’è un paese da mettere in sicurezza dal rischio idrogeologico amplificato dall’emergenza climatica, visto che negli ultimi quindici mesi è stato fatto poco e niente”. E poi le concessioni: si parla solo di autostrade, ma “c’è anche l’acqua, le estrazioni petrolifere, le cave e  molto altro”, con possibili importanti introiti. Infine Muroni chiede “un cambio di passo e di cultura” al ministero dello Sviluppo economico, che finora spesso ha soffocato “un’industria verde che ha grandi prospettive”.

Gianni Girotto, Cinque Stelle, è presidente della Commissione Industria del Senato. Nel confronto col Pd, dice, M5S punta ad accelerare alcune norme già partite ma non decollate: “primo tra tutti il piano di riqualificazione degli edifici nel nostro paese, che farebbe dimezzare i consumi energetici e genererebbe un numero impressionante di posti di lavoro. Poi c’è il tema del riassetto idrogeologico del territorio, se ne parla da decenni”. Per dare una vera scossa, chiarisce Girotto, bisogna però “convincere l’Europa che gli investimenti per la messa in sicurezza sismica e ambientale del territorio ed efficienza energetica, anche attraverso l’autoproduzione energetica rinnovabile, non devono essere conteggiati nel deficit”. Sui sussidi alle fossili, M5S vorrebbe eliminare gli sconti sul carburante a trasporto, pesca e agricoltura, varando però sconti per l’acquisto di mezzi ibridi ed elettrici, già oggi disponibili.

 

Anche Edo Ronchi, ministro dell’Ambiente con Romano Prodi e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, pensa che la prima priorità sia rifare l’End-of-Waste”; poi va migliorato il Piano Clima ed Energia, molto al di sotto dei target europei e non rispettoso dell'accordo di Parigi. “Ancora, la fiscalità ecologica - dichiara Ronchi - ci sono 18 miliardi di euro di incentivi con effetti negativi sull’ambiente, e potrebbe essere l’occasione per riallocare entrate per l’ambiente e l’occupazione. Si potrebbe anche pensare a una carbon tax, con le compensazioni per favorire il passaggio a tecnologie pulite. Sarebbe un primo passo serio e importante. Infine, il recepimento delle direttiva comunitarie sull’economia circolare. Un pacchetto decisivo.

Cauto e diffidente è Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi. “I Cinque Stelle – dichiara – sono stati 14 mesi al governo e hanno approvato dei provvedimenti ambientali che se fossero stati all'opposizione sarebbero andati in piazza con il coltello tra i denti. Parlo della norma che autorizza lo spargimento dei fanghi tossici sui suoli agricoli, delle deroghe sui vincoli ambientali e paesaggistici, o del piano clima energia che l’Unione Europea ha bocciato perché sotto i target europei. Quindi, primo mettere a posto i danni fatti. Poi bisogna agire sulla politica energetica del nostro paese: siamo indietro sul trasporto, con altri paesi che hanno indicato una data per il bando delle auto a motore a scoppio; siamo indietro sul consumo del suolo, con una legge che è ferma da anni, le mancate bonifiche, con 3 milioni di persone che vivono in aree inquinate, e molto altro”.

Per Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club la priorità sono le politiche per il clima: “Bisogna mettere da parte le prudenze presenti in quelle forze politiche - spiega – sia nei Cinque Stelle che nel Pd, che dovrebbe mettere da parte i suoi legami con i “poteri fossili”, e fare finalmente cose concrete: abolire i sussidi ambientalmente dannosi, avviare gli investimenti green per rimediare al dissesto idrogeologico, con ingenti risorse stanziate e mai spese, che potrebbero essere presentati all’europa come investimenti da non contabilizzare in deficit e ha grandi effetti occupazionali. Terzo, l’economia circolare, quindi i decreti end of waste per recuperare i rifiuti per farli tornare materia prima”. Infine, Annalisa Corrado, coportavoce di Green Italia. “Si deve partire dalla creazione di una cabina di regia verde in capo alla Presidenza del Consiglio per dare unitarietà all’azione del governo e mettere insieme competenze – afferma – inserendo tutti i ministeri interessati alle politiche ambientali ed energetiche: Ambiente, Mise, Trasporti e Infrastrutture, Agricoltura, Università e ricerca e Mef. E poi è fondamentale il taglio dei sussidi alle fossili, che è un passaggio chiave e di importanza fondamentale”.





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