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ISSUE
302
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peopleforplanet.it
Che gli allevamenti intensivi facciano male alla salute di animali, persone e pianeta è ormai risaputo.
Ma una recente indagine di Greenpeace ha messo in luce un aspetto ancora più preoccupante connesso a questi luoghi macabri, in cui non hanno soltanto origine malattie trasmissibili agli uomini ma anche torture a danno di esseri viventi innocenti: le emissioni di gas serra degli allevamenti intensivi rappresenterebbero il 17% delle emissioni totali dell’Ue, più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione messi insieme.
Il settore zootecnico, quindi la produzione intensiva di carne e latticini, alimenta l’emergenza climatica, contribuendo in maniera rilevante all’innalzamento delle temperature globali e, di conseguenza, allo stravolgimento di tutti gli ecosistemi.
Ma non solo: la continua ricerca di terreni nei quali edificare allevamenti intensivi favorisce la deforestazione e crea danni rilevanti a scapito della salute globale; come si legge nel report, infatti, “il 31% delle epidemie di malattie emergenti sono legate al cambiamento nell’uso del suolo – tra queste HIV, Ebola e Zika – collegati all’invasione umana nelle foreste pluviali tropicali. Si stima inoltre che il 73% di tutte le malattie infettive emergenti provenga da animali e che gli animali allevati trasmettano agli esseri umani un gran numero di virus, come i coronavirus e i virus dell’influenza. Inoltre l’eccessivo consumo di carne e latticini aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro e diabete di tipo II.”
Solo in Italia, infatti, “la produzione intensiva di carne e latticini è la seconda causa formazione di polveri sottili – a causa delle relative emissioni di ammoniaca”.
I numeri delle emissioni in Europa
Secondo il report, tra il 2007 e il 2018, le emissioni generate dagli allevamenti intensivi nell’Unione europea sono aumentate del 6%. Tale aumento equivale ad aggiungere 8,4 milioni di auto sulle strade europee. I numeri sono allucinanti.
A ciò si addiziona un aumento della deforestazione per lasciare spazio alla costruzione degli allevamenti: si stima che a oggi circa il 71% di tutti i terreni agricoli nell’Ue sia dedicato all’alimentazione del bestiame. La distribuzione degli allevamenti non è equamente distribuita su tutto il territorio europeo, con Francia, Spagna, Italia, Germania e Regno Unito che si posizionano nella top list dei produttori di carne e latticini.
Se andremo avanti di questo passo, difficilmente riusciremo a costruire un’Europa più green e sostenibile e a rispettare gli obiettivi prefissati durante gli Accordi di Parigi sul clima, mantenendo l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, cioè dimezzare le emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2030.
Soltando riducendo il consumo di carne e latticini, cambiando abitudini alimentari e favorendo lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e su piccola scala, potremo dare un contributo efficace nella lotta ai cambiamenti climatici.
Nel nostro piccolo, potremmo tentare di mangiare meno carne e latticini provenienti dagli allevamenti intensivi, sostenendo i nostri produttori di fiducia e acquistando prodotti biologici e a Km 0. Questi sono semplici passi per un’economia più verde, sostenibile ed equa, che fa bene agli animali, alle persone e all’ambiente. Il cambiamento inizia dal basso.
Rassegna del 16 Ottobre 2020 |
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