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ISSUE 390

Passaporto digitale, l’esempio francese

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Passaporto digitale, l’esempio francese

Tema centrale delle strategie UE per la moda sostenibile, il passaporto digitale è sempre più al centro dell’attenzione delle imprese del sistema moda. In attesa di acquisire dettagli sull’applicazione nel nostro Paese della direttiva UE, un esempio ci è fornito dalla Francia che con la legge AGEC e l’attività di Re-fashion sta facendo da apripista.

 

La legge AGEC (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire) è stata  promulgata il 10 febbraio 2020 e non si occupa solo di tessile-moda. Ha infatti l’obiettivo di spingere modelli di circolarità a 360 gradi e si articola in 5 fasi che entreranno in vigore progressivamente entro il 2040: abbandono progressivo della plastica usa-getta, migliore informazione dei consumatori, lotta allo spreco e ri-utilizzo solidale, azione contro l’obsolescenza programmata, miglior produzione e durata dei beni prodotti. In particolare con il Decreto n° 2022-748 del 29 Aprile 2022 si fissano importanti obiettivi per l’etichettatura di prodotti che generano rifiuti in ingresso nel mercato francese e che si applicano a tutti i produttori, importatori e rivenditori di prodotti al consumo, nei negozi fisici al pari che nei negozi online.

 

Ecco in sintesi:

 

Le etichette devono essere digitali (es QRCode) ma non è vietato farle cartacee e devono  accessibile durante l’acquisto in quanto il loro scopo è fornire informazioni ai consumatori sulle qualità e sulle caratteristiche ambientali dei prodotti (abbigliamento, tessuti per la casa, scarpe, borse etc).

 

I contenuti descritti nell’etichetta riguardano:

  • La quantità di materiale riciclato incorporata

  • Le caratteristiche di riciclabilità

  • La presenza di sostanze pericolose

  • Tracciabilità geografica delle 3 principali fasi di lavorazione (tessitura, tintura, assemblaggio/finitura)

  • La presenza di microfibre plastiche (quando la proporzione in massa di fibre sintetiche è maggiore del 50%).

 

Vengono anche date indicazioni su come evitare greenwashing: sono vietati, sia per il prodotto che per l’imballaggio, claim quali “biodegradabile”, “rispettoso dell’ambiente”, “100% sostenibile” o simili.

 

A chi compete obbligo di etichettatura:

  • dal 1 gennaio 2023: aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di Euro e produzione annuale di almeno 25mila articoli,

  • dal 1 gennaio 2024 aziende con fatturato oltre i 20 milioni e 10.000 pezzi prodotti,

  • infine dal 1^ gennaio 2025 imprese con fatturato superiore a 10 milioni e produzione oltre i 10mila pezzi.

 

Re-Fashion da parte sua introduce una grafica utile a fornire indicazioni al consumatore su come gestire a fine vita l’articolo invitando a donare, rivendere e infine conferire negli appositi contenitori i capi non più usati o graditi.

 

Aurora Magni

 

Photo: Re-fashion

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