Piogge ed esondazioni: sono l’ultima catastrofe che ha colpito il Paese del delta dopo il covid e il ciclone: milioni di persone hanno perso il poco che avevano Oltre un quarto del Bangladesh si trova sommerso dopo le piogge torrenziali dei giorni scorsi. Le precipitazioni monsoniche hanno fatto straripare il potente fiume Brahmaputra, che si incrocia con il Gange (qui Padma) e il Meghna formando il delta bengalese, il più ampio al mondo, particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico.
L’acqua ha seppellito le poche cose rimaste a una popolazione tra le più povere del pianeta: capre, piccole capanne di fango, le scorte di riso messe da parte per la stagione magra.
Le inondazioni qui si ripetono ogni anno con l’arrivo dei monsoni ma è l’aumento della loro intensità e della loro frequenza a preoccupare gli scienziati e non solo.
Quest’anno poi l’effetto è risultato ancora più devastante perché rappresentano l’ultima di una serie di calamità ad aver colpito questo Paese di 165 milioni di persone. Soltanto due mesi fa un ciclone potentissimo aveva flagellato il Sud-ovest. Lungo la costa il mare si è inghiottito interi villaggi proprio mentre il Paese iniziava a difendersi dal Covid. Le case precarie, appena ricostruite, sono state abbattute di nuovo nei giorni scorsi dalla furia dell’acqua, creando milioni di sfollati.
E’ una delle più stridenti disuguaglianze della nostra epoca: i Paesi che inquinano meno sono i più colpiti. Un americano incide 33 volte di più che un bengalese sul surriscaldamento, ma è quest’ultimo a risentirne di più. Un milione le abitazioni distrutte, 4,7 milioni le persone colpite in Bangladesh. Almeno 54 sono morte, per lo più bambini.
Le previsioni degli scienziati per il futuro sono tutt’altro che rosee: se non si riuscirà a invertire la rotta, con il cambiamento climatico piogge e inondazioni sono destinate a intensificarsi ancora di più.