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Indossare abiti potrebbe rilasciare più microfibre nell’ambiente che lavarli in lavatrice


Indossare abiti potrebbe rilasciare più microfibre nell’ambiente che lavarli in lavatrice

CNR italiano e università di Plymouth: importante il design sostenibile nell’industria della moda

Secondo lo studio “Microfibre release to water, via laundering, and to air, via everyday use: a comparison between polyester clothing with differing textile parameters” pubblicato Science and Technology da Francesca De Falco, Mariacristina Cocca e Maurizio Avella dell’ Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali del Consiglio nazionale delle ricerche (IPCB-CNR) e Richard Thompson dell’università di Plymouth, indossare indumenti sintetici sarebbe in grado di rilasciare nell’ambiente quantità ancora maggiori di microfibre rispetto al lavarli in lavatrice.

Si tratta di uno studio unico nel suo genere che ha messo a confronto 4 diversi capi di abbigliamento in poliestere e quante fibre hanno rilasciato quando sono stati indossati e lavati. All’università di Plymouth dicono che «I risultati hanno dimostrato che durante un lavaggio convenzionale possono essere liberate fino a 4.000 fibre per grammo di tessuto, mentre possono essere liberate dai capi di abbigliamento fino a 400 fibre per grammo di tessuto in soli 20 minuti di normale attività».

Facendo i relativi calcoli ne viene fuori che «Una persona potrebbe rilasciare nell’ambiente quasi 300 milioni di microfibre di poliestere all’anno lavando i propri vestiti e oltre 900 milioni in aria semplicemente indossando gli indumenti».

Inoltre, ci sono state differenze significative a seconda di come sono stati realizzati i capi e i ricercatori hanno concluso che «il design e il produttore di abbigliamento hanno un ruolo importante da svolgere nel prevenire l’emissione di microfibre nell’ambiente».

La ricerca dell’IPCB-CNR e dell’università di Plymouth si basa su precedenti studi che avevano dimostrato che durante il lavaggio degli indumenti vengono rilasciate gosse quantità di microfibre sintetiche.

La De Falco, principale autrice dello studio che lavora sia pe l’IPCB-CNR che per l’università di Plymouth, sottolinea che «Recentemente, si sono accumulate ulteriori prove sulla presenza di microfibre sintetiche non solo negli ambienti acquatici, ma anche in quelli atmosferici. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di progettare questa serie di esperimenti per studiare il rilascio di microfibra dei capi in entrambi gli ambienti. Questo è un tipo di inquinamento che dovrebbe essere combattuto soprattutto alla fonte: la fabbrica stessa, ma abbiamo studiato l’influenza sul rilascio di diversi parametri tessili. I risultati hanno dimostrato che i tessuti con una struttura molto compatta come il woven, con filati altamente ritorti e composti da filamenti continui, possono rilasciare meno microfibre sia nell’aria che nell’acqua».

Lo studio ha confrontato quattro diversi tipi di indumenti, che sono stati lavati a 40° C con la successiva raccolta delle fibre rilasciate, dimostrando così che durante un singolo lavaggio è possibile rilasciare tra 700 e 4.000 fibre singole per grammo di tessuto.

I ricercatori hanno anche creato un apposito clean lab utilizzato separatamente da più volontari che hanno indossato ognuno dei 4 capi e che hanno eseguito una sequenza di movimenti simulando un mix di attività della vita reale. Quindi, sono state raccolte tutte le fibre emesse dagli indumenti ed è stato verificato un rilascio di fino a 400 microfibre per grammo di tessuto in soli 20 minuti.

Alla Plymouth dicono che «L’indumento in poliestere/cotone ha mostrato il massimo rilascio sia durante il lavaggio che nell’usura, con un tessuto in poliestere che ha rilasciato la minima quantità di microfibre». Tuttavia, sulla base dei risultati complessivi, i ricercatori affermano che «Le precedenti stime dell’inquinamento da microplastica hanno effettivamente sottovalutato l’importanza dei tessuti sintetici poiché non hanno tenuto conto delle quantità rilasciate direttamente nell’aria».

Thompson, a capo dell’International marine litter research unit dell’università di Plymouth e che ha presentato la ricerca sia alla Commissione Sustainability of the Fashion Industry del governo del Regno Unito, sia del recente OECD Forum on due diligence in the garment and footwear sector, conclude: «Qui, la cosa centrale è che l’emissione di fibre mentre si indossano abiti è probabilmente di un ordine di grandezza simile a quello del lavaggio. Ciò costituisce un rilascio diretto nell’ambiente sostanziale e in precedenza non quantificato. I risultati dimostrano anche che il design tessile può influenzare fortemente sia il rilascio nell’aria che il rilascio a causa del riciclaggio; questo è un messaggio cruciale che sottolinea l’importanza del design sostenibile per l’industria della moda. In effetti, molti dei problemi attuali associati agli impatti ambientali degli articoli in plastica derivano dalla mancanza di un pensiero olistico in fase di progettazione».

 

Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/burnnet-399515/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1547507">Bernadette V</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1547507">Pixabay</a>





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