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Ambiente, i buoni propositi per il 2019: riciclare, produrre meno rifiuti, acquistare prodotti locali


Ambiente, i buoni propositi per il 2019: riciclare, produrre meno rifiuti, acquistare prodotti locali

L’indagine della Banca europea per gli investimenti rivela che, per quanto riguarda le iniziative a favore del clima, gli italiani sono maggiormente consapevoli della media europea riguardo ai rischi che il cambiamento climatico comporta già oggi

Riciclare, produrre meno rifiuti, acquistare prodotti locali. Si compone così il podio delle tre iniziative per l’ambiente più popolari in Italia per il 2019, emerso dall’indagine condotta dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), in collaborazione con YouGov — società internazionale di analisi dell’opinione pubblica. Seguono la riduzione del consumo elettrico, lo stop alla plastica, ma anche l’utilizzo maggiore di mezzi pubblici e biciclette al posto dell’automobile e quello di energia verde. Il sondaggio ha analizzato anche come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina, analizzando come sono considerate le politiche messe in atto dai rispettivi governi e dalle istituzioni pubbliche internazionali, e i livelli di responsabilità. «L’indagine della Bei è volta a capire come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici e quali siano gli atteggiamenti e le attese in relazione alle iniziative volte a combattere il cambiamento climatico e ridurne gli impatti», spiega al Corriere della Sera Monica Scatasta, Head of Environment, Climate and Social Policy. I dati «ci indicano che gli italiani sono maggiormente consapevoli della media europea riguardo ai rischi che il cambiamento climatico comporta già oggi, in particolare per ciò che riguarda agli eventi meteorologici estremi che hanno caratterizzato la nostra penisola».

Secondo l’indagine, il 71 per cento degli italiani è propenso a riciclare nei prossimi dodici mesi. Sono poi il 42 per cento gli uomini che si dichiarano disposti a comprare prodotti locali/di stagione nel 2019, contro un 51 per cento di donne pronte a farlo. Più di un italiano su tre pensa di dover essere in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia, viene espresso un elevato grado di scetticismo in relazione all’efficacia delle istituzioni nella lotta ai cambiamenti climatici. Se da un lato il 48 per cento degli italiani descrive come «efficaci» le proprie iniziative, dall’altro solo il 18 ritiene che le misure attuate dal governo nazionale lo siano altrettanto. Analogamente, sono solo il 20 per cento coloro che ritengono efficaci le misure delle organizzazioni internazionali. Gli italiani — continua Scatasta — sono inoltre «molto sensibili all’impatto delle proprie azioni individuali. Si nota una volontà superiore alla media europea a ricorrere al consumo di prodotti locali e una sensibilità elevata riguardo ad una migliore gestione dei rifiuti, mentre vi è una ridotta apertura al cambiamento della modalità di trasporto, ad esempio a favore dell’utilizzo dei mezzi pubblici». Si nota, invece, una minore fiducia nella capacità di azione del governo nazionale, della Ue e degli organismi internazionali e una maggiore fiducia nei governi locali.

Quanto osservato in Italia sostanzialmente rispecchia le sensazioni registrate più in generale nell’Unione europea: il 31 per cento degli europei ritiene che il grosso della responsabilità ricada sui cittadini. Va tuttavia sottolineato che in altri continenti, invece, le opinioni sono diverse: il 40 per cento dei cinesi e il 25 degli americani attribuiscono la responsabilità in primo luogo a organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite o la Banca mondiale e solo in seconda battuta ai cittadini. Per i cittadini è importante fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici e sapere che il loro contributo individuale può valere quanto le azioni intraprese da organismi pubblici.

I dati raccolti dall’indagine della Bei sul clima saranno oggetto di sei pubblicazioni che usciranno tra il 2018 e il 2019; ciascuna serie di dati corrisponderà a un tema e a un’area d’intervento specifici. All’indagine hanno partecipato 25mila intervistati con un paniere rappresentativo per ciascun Paese.

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 9 gennaio 2019




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