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Il dilemma europeo: l'ambiente dove lo metto?


Il dilemma europeo: l'ambiente dove lo metto?

Gentiloni e Dombroskis inglobano il Green deal nella strategia di crescita. Ma gli investimenti verdi finiscono dentro o fuori il Patto di Stabilità? Gli italiani chiedono lo scorporo dal deficit, i nordici si oppongono

 

“Introduciamo a pieno la sostenibilità ambientale nel semestre europeo, inglobando gli obiettivi dell’Agenda sostenibile dell’Onu nel semestre”, dice Paolo Gentiloni in conferenza stampa con il collega lettone Valdis Dombrovskis e il lussemburghese Nicolas Schmit.

Si trovano a a Strasburgo, alla loro prima riunione della nuova Commissione von der Leyen nel Parlamento riunito per la plenaria dove hanno messo a punto la nuova strategia annuale per la crescita sostenibile. Obiettivo raggiunto: inglobare il Green deal nel semestre europeo, il ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nell’ambito dell’Ue. Obiettivo tutto da raggiungere è il come. Innazitutto: gli investimenti verdi saranno compresi o meno nel calcolo del deficit del Patto di Stabilità e crescita?

E’ il dilemma dell’Unione Europea per il 2020.

Si sa: in Commissione – e cioè tra gli Stati membri – ci sono visioni contrapposte sul punto in questione. A gennaio comincerà il grande dibattito, con una comunicazione della Commissione prevista per la fine del mese prossimo, spiega il Commissario italiano all’Economia alle prese con quello che dal punto di vista italiano appare come il ‘nodo dei nodi’. Finora l’Italia ha sempre chiesto flessibilità sugli investimenti nel tentativo di rimettere in moto un’economia gravata dal debito pubblico alto. Ora lo chiede per gli investimenti ‘green’, approfittando del tema messo sul piatto da Ursula von der Leyen come la ‘cifra’ della nuova legislatura europea e del futuro dell’Europa.

Come andrà a finire? In conferenza stampa, lo chiediamo sia a Gentiloni che a Dombrovskis, che sul punto, in tutta cordialità tra loro, sono all’opposto. Ecco cosa dice il vicepresidente della Commissione europea, il lettone che negli ultimi anni di grande crisi ha sempre vestito i panni del ‘falco dell’austerity’.

“A gennaio presenteremo la revisione del ‘six and two pact’”, dice Dombrovskis riferendosi al Patto di Stabilità e crescita. “Lanceremo un dibattito sul futuro delle regole fiscali dell’Ue, affrontando diverse questioni. Gli investimenti verdi saranno oggetto delle nostre discussioni: ci aspettiamo un dibattito vivace, dobbiamo realizzare diversi obiettivi di politica economica, garantendo allo stesso tempo una garanzia di sostenibilità fiscale che consente di far fronte allo scopo. Lo scenario da evitare è quanto accaduto all’Eurogruppo a Helsinki, nel settembre scorso, cioè che ci blocchiamo nelle divisioni. Dobbiamo avere regole fiscali che siano migliori rispetto alla situazione attuale”.

Gentiloni non nasconde le difficoltà. “E’ molto difficile prevedere adesso come sarà il dibattito, sappiamo le differenze sul tappeto. Non è una decisione che la Commissione possa prendere ora. Per questo lanciamo la discussione ora, per presentare una comunicazione a fine gennaio e per poter prendere una decisione alla fine del primo semestre dell’anno prossimo o, per essere più prudenti, entro l’anno prossimo. Dobbiamo fare una discussione seria non solo in Commissione ma anche tra gli Stati membri”.

Con la revisione del Patto di stabilità e crescita l’Europa arriva ad affrontare la questione delle questioni che ha tenuto banco da quando è scoppiata la crisi economica e dalla crisi del debito in Grecia in poi, dividendo il continente tra il nord rigorista e il sud tifoso della flessibilità, per sintetizzare il concetto.

“Dobbiamo essere cauti e vedere se emergerà consenso”, tira il freno Dombrovskis e ripetendo il mantra europeo del momento: “Chi ha spazio per le politiche fiscali deve usarlo”, riferimento alla Germania e al suo surplus commerciale, “chi ha un debito alto deve ridurlo”, riferimento all’Italia e ai paesi con un debito alto. Del resto, proprio per queste ragioni, Italia e Germania fanno parte del ‘club’ dei 13 paesi in squilibrio macroeconomico, insieme a Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Olanda, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia.

Ma oggi l’obiettivo della Commissione riunita a Strasburgo non è quello di puntare il dito contro gli squilibri, bensì rivestire di ‘verde’ le regole attuali ancora tutte da ridiscutere.

“Dobbiamo riconciliare il mercato con il sociale”, dice il nuovo commissario europeo al lavoro, il socialista lussemburghese Nicolas Schmit. Dombrovskis snocciola i dati secondo i quali negli ultimi anni l’economia europea è cresciuta intorno al 2 per cento nell’area euro. “Siamo al settimo anno di crescita consecutiva – dice il vicepresidente della Commissione europea – il deficit europeo è passato dal 6,6 per cento del 2009 allo 0,7 per cento nel 2018, il tasso di occupazione è al suo record pari a 73,9 per cento, con oltre 17 milioni di nuovi posti di lavoro creati dal 2013”.

Ma la disoccupazione giovanile resta alta: 14,4 per cento, sebbene sia diminuita di dieci punti dal 2013.

L’ambiente piomba su tutto questo. Gentiloni annuncia anche una sua proposta sulla cosiddetta “tassa sulle emissioni di anidride carbonica da mettere ai confini dell’Ue, un meccanismo complicato perchè deve essere compatibile con le regole del commercio internazionale, ma al quale sto lavorando e sul quale nei prossimi mesi presenterò una proposta alla Commissione”. Anno nuovo, Ue nuova?

 


Angela Mauro




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