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Rassegna del 18 ottobre 2018
    

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Rinnovabili in frenata, ma l'auto elettrica salva la green economy


Gli investimenti globali nelle energie pulite nel mondo sono scesi del 6% nell'ultimo trimestre, ma l'anno dovrebbe chiudersi in pareggio grazie allo sviluppo dell'electric vehicle e in particolare nelle batterie. L'impegno Ue per un consorzio nel settore degli accumuli traina l'industria europea

La corsa dell'auto elettrica non si ferma più: secondo l'ultima rilevazione di Bloomberg New Energy Finance, mentre in tutto il mondo stanno rallentando gli investimenti nelle green economy, a partire dalle fonti rinnovabili, la spesa per le automobili di nuova generazione sono in netta crescita e trainano tutto il settore. Anzi, se non ci fossero gli impegni di governi, istituzioni e grandi gruppi industriali in favore della nuova tecnologia elettrica per la mobilità la frenata sarebbe stata ancora più consistente.

Lo rivelano gli ultimi dati trimestrali della branchia di Bloomberg che si occupa del settore: nel periodo compreso da luglio a settembre, gli investimenti per le energie pulite (senza utilizzo di idrocarburi) sono stati pari a 67,8 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde al 6 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un trimestre particolarmente deludente che ha causato una riduzione anche nel complesso dei nove mesi, dove la spesa è così scesa del 2 per cento. Secondo gli analisti di Bloomberg Nef, il 2018 potrebbe però finire in sostanziale pareggio: per la fine dell'anno dovrebbero entrare in esercizio in Europa una serie di impianti eolici off shore di nuova generazione nel Mare del Nord, con turbine più potenti e pale costruite sempre più in alto per intercettare correnti d'aria più intense.

In particolare, c'è stata l'inaugurazione del parco da 730 megawatt (con una spesa pari a 1,5 miliardi di dollari) in Olanda: è solo il primo di una serie di progetti del governo "arancione", visto che il il Parlamento ha deciso la messa al bando dell'utilizzo del gas entro il 2050. Ma nel terzo trimestre sono arrivati a conclusioni anche i mega impianti previsti in Texas (478 megawatt) e al largo delle coste di Taiwan.

Ma il giro d'affari della green economy deve ringraziare lo sviluppo dell'auto elettrica, che ha compensato il rallentamento degli investimenti in particolare nel fotovoltaico. Così come avvenuto negli ultimi anni, a maggiori flussi finanziari partono dall'Asia, a cominciare dalla Cina: nel terzo trimestre 2018, tre aziende cinesi di veicoli elettrici hanno raccolto quasi 2 miliardi di dollari da investitori di mercato pubblico, mentre una recente stima del Wall Street Journal ha sottolineato come i produttori del settore di electric vehicle siano 487 in tutto il gigante asiatico. Non per nulla, è uno dei dieci settori chiave indicati dal presidente Xi Jinping per promuovere “il dominio nazionale e la competitività globale” nei 10 settori chiave dell’economia, sta fornendo un nuovo impulso alle startup della mobilità elettrica.

Non per nulla, la Cina sta dominando anche il settore delle batterie per i veicoli elettrici: sempre secondo una fonte Bloomberg, tra esistenti e progetti in corso, può contare su oltre 220 gigawatt di celle prodotte, con gli Stati Uniti e la Corea del Sud che seguono a grande distanza (rispettivamente con 45 e 24 gigawatt). Ecco spiegato perché la Ue sta promuovendo un consorzio tra i principali produttori di auto per creare una batteria "europea", in modo da difendere l'industria continentale dall'assalto che arriva sia dall'Asia che dall'America. E lo fa garantendo sussidi alle imprese per la ricerca.

Infine si conferma anche l'altro grande "driver" della crescita: così come nei trimestri precedenti, i maggiori investimenti legati alla green economy sono stati legati alle reti intelligenti e alle microgrid. Una rivoluzione che non conosce confini: settimana scorsa è stata annunciata la realizzazione del più grande microrete al mondo, che consiste di un sistema solare dispacciabile da 35 mw di energia rinnovabile e 45 mwh di accumulo, combinato con l'attuale produzione a diesel per trasformare la rete in un sistema smart, integrato con oltre 100 mw di potenza installata. Verrà realizzato a Palau, repubblica "insulare" a 500 chilometri dalla Polinesia, uno degli stati più giovani (ha ottenuto l'indipendenza dagli Usa nel 1994) e meno popolati del mondo. E dove portare l'energia è stata garantita per decenni solo dai generatori diesel.

 

FONTE: la Repubblica, 15 ottobre 2018




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