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Cuore e cervello in salute coi nutrienti positivi


Giovanni Scapagnini, medico e neuroscienziato spiega l'importanza di una nutrizione incentrata su polifenoli, flavonoidi e omega 3 per aiutare a prevenire molte malattie

Giovanni Scapagnini, medico e neuroscienziato, è docente di biochimica clinica all’Università del Molise e assieme al collega statunitense ha appena scritto «Positive Nutrition – I pilastri della longevità». Ma è stato lui, in occasione del quarto congresso internazionale sulle scienze della nutrizione, svoltosi a Milano, a concentrarsi sul valore dei nutrienti positivi.

Di cosa si tratta, cosa sono i nutrienti positivi?
«Nel regno vegetale esistono migliaia di composti dotati di attività nutrizionale positiva. La ricerca scientifica si concentra soprattutto sullo studio delle malattie e dei malati al fine di scoprire cure e terapie per sconfiggere le cause della patologia.  Ma in biogerontologia studiare i sani e soprattutto gli individui che hanno raggiunto età eccezionali in ottimo stato di salute, come nel caso dei supercentenari, rappresenta un approccio scientifico molto più utile per comprendere gli elementi ambientali e genetici collegabili all’ottenimento di un invecchiamento di successo. Tra le variabili ambientali più rilevanti nel condizionare la qualità della salute e dell’invecchiamento vi è senza dubbio l’alimentazione. In nutrizione, l’approccio in positivo ha da decenni dato dimostrazioni solide, da cui sono scaturite raccomandazioni e indicazioni incluse nelle linee guida a livello internazionale. Si pensi per esempio agli omega 3, acidi grassi polinsaturi, fondamentali dalla vita fetale in poi per lo sviluppo e la salute del sistema nervoso e di quello vascolare».

Perché gli acidi grassi omega 3 sono così importanti per la nostra salute?
«Oltre al ruolo prevenivo sul sistema cardiovascolare dimostrato da vari studi, gli omega 3 stanno guadagnando sempre maggiore attenzione per le loro molteplici azioni dirette sul sistema nervoso. L’acido docosaesaenoico, un omega 3 a catena lunga, è l’acido grasso insaturo più abbondante tra quelli presenti nelle membrane cellulari dei neuroni. L’ acido docosaesaenoico è associato a un corretto sviluppo cerebrale nella vita fetale e svolge, anche in età adulta, un ruolo fondamentale nella trasmissione dell’impulso nervoso. La possibilità che gli omega 3, e in particolare l’acido docosaesaenoico, siano in grado di stimolare i processi cognitivi e la memoria, oltre a pre­servare un corretto funzionamento del cervello anche nell’adulto, è supportata da numerose osservazioni epidemiologiche e da ricerche sperimentali e cliniche. Anche in termini di effetto antinvecchiamento, gli omega 3 sembrano giocare un ruolo rilevante».

Si sente parlare spesso anche di polifenoli: perché sono così importanti per la salute?
«I polifenoli comprendono un ampio gruppo di sostanze che include i flavonoidi, gli isoflavoni, gli acidi fenolici, le proantocianidine, i tannini e i lignani. Nell’uomo, frutta e verdura rappresentano la principale fonte alimentare di questi composti. Anche se non servono a produrre energia o strutture, una volta assimilati con il cibo i polifenoli sono in grado di interagire con la nostra biochimica, attivando e regolando numerosi aspetti funzionali. Tra le sostanze studiate di più ci sono le antocianine del mirtillo, le catechine del tè, gli stilbeni contenuti nell’uva e nelle arachidi, e il resveratrolo, il pigmento giallo che dà il colore al curry derivato dal tubero della curcuma longa, cioè la curcumina».

I polifenoli possono influenzare positivamente anche la nostra longevità?
«Senz’altro. Queste sostanze sono in grado di stimolare i sistemi di riparazione cellulare, di amplificare le difese antiossidanti endogene, di inibire in maniera specifica l’azione delle molecole infiammatorie. L’ innesco di tale risposta difensiva è legato alla peculiare capacità di alcuni polifenoli di modulare specifici meccanismi di segnale e fattori di trascrizione. Tra le azioni più rilevanti, per esempio, c’è quella di attivare l’Nrf2, una specie di sensore che è alla base della longevità. I polifenoli stimolano molti altri segnali cellulari in grado di migliorare la resistenza agli stress ossidativi, ridurre i processi infiammatori e attivare i sistemi di riparazione e rigenerazione cellulare».

Tra i polifenoli più noti ci sono le antocianine contenute nei frutti di bosco. Che funzione svolgono?
«Sebbene i polifenoli agiscano su molteplici meccanismi contemporaneamente, alcuni di essi sembrano attivare alcune funzioni cellulari in maniera prevalente. È proprio il caso delle antocianine di alcuni frutti di bosco, capaci di ottimizzare il metabolismo dei carboidrati e migliorare la sensibilità all’insulina. Quattro anni fa ho partecipato a una spedizione scientifica il cui obiettivo era quello di studiare i principi nutraceutici contenuti nelle piante della flora endemica del Sud del Cile. Nell’analizzare le abitudini alimentari della popolazione indigena di quei luoghi al confine con i ghiacciai della Patagonia, i Mapuche, abbiamo identificato un frutto, l’Aristotelia chilensis, detto maqui, simile a un mirtillo, e usato sotto forma di bevanda per aumentare le energie. Studiando questa pianta ci siamo accorti che al suo interno sono contenute quantità eccezionalmente alte di antocianine, soprattutto di delfinidina, un polifenolo piuttosto raro e molto attivo nell’ottimizzare il metabolismo cellulare.

 

Fonte: WiseSociety.it, 13 Giugno 2017




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