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Dalle discariche ai cieli: così i rifiuti faranno volare gli aerei di linea
Risolvere il problema delle discariche e trasformarlo in rimedio per l'inquinamento da trasporti: la strada verso il sogno delineato da decine di scienziati sembra finalmente aperta. Il Dipartimento dei Trasporti di Sua Maestà britannica ha infatti deciso di stanziare 22 milioni di sterline - quasi 24 milioni di euro - per lo sviluppo di un carburante derivato dai rifiuti e utilizzabile dagli aerei e dai camion, in risposta agli allarmi sulla qualità dell'aria, in continuo peggioramento. Il governo di Londra e l'Unione europea stanno anche preparando - ognuno per proprio conto - una serie di test realistici per misurare le emissioni delle automobili: dopo lo scandalo Volkswagen, la fiducia nei dati forniti dalle case costruttrici è calata in modo sensibile. L'idea di usare la spazzatura per alimentare i motori dei mezzi di trasporto si collega all'impegno di ridurre i gas a effetto serra dell'80 per cento entro il 2050: poche settimane fa il governo di Londra ha annunciato che dal 2040 bloccherà le vendite di nuove auto basate sulla combustione di benzina e gasolio. Ma con quale alternativa? Una risposta potrebbe arrivare dalle discariche. Secondo i calcoli del Dipartimento, aerei e camion potrebbero tagliare del 90 per cento le emissioni di anidride carbonica usando un carburante derivato dall'immondizia. Il combustibile ottenuto dal trattamento dei rifiuti sarebbe molto simile a quelli tradizionali e dovrebbe poter permettere un utilizzo dei motori già esistenti senza grosse modifiche. La speranza è che da questo finanziamento vengano creati entro il 2021 cinque impianti per la produzione del carburante non inquinante, che entro il 2030 valgano 600 milioni per l'economia britannica e garantiscano 9800 nuovi posti di lavoro. I nuovi test cominceranno già da venerdì prossimo: gli esperimenti condotti finora si sono svolti in laboratorio, ma adesso è arrivato il momento di verificare la applicabilità pratica dei risultati ottenuti da aziende europee e statunitensi. A partecipare alle sperimentazioni saranno almeno 70 gruppi. Fra loro c'è la la Lanzatech, che l'anno scorso ha messo a punto un carburante in grado di ridurre le emissioni del 65 per cento. L'azienda lavora in collaborazione con la compagnia aerea Virgin di Richard Branson, che nel 2008 ha fatto il primo volo sperimentale con un aereo alimentato a biofuel. Anche la Bp è interessata, tanto da vantare un investimento di 23 milioni di sterline nell'americana Fulcrum BioEnergy, che produce biocarburanti dall'immondizia casalinga. Il procedimento seguito dalle aziende è sostanzialmente basato sull'accelerazione controllata dei processi di decomposizione dei materiali organici. Sia i residui casalinghi che quelli derivati dalle lavorazioni degli idrocarburi, ad alta percentuale di carbonio, vengono raccolti in un "bioreattore" dove avviene la fermentazione controllata. I batteri individuati dalle aziende (che ovviamente sono diversi per ogni partecipante ai test) favoriscono la scomposizione delle materie organiche, consumano i gas e fanno crescere la biomassa, producendo allo stesso tempo etanolo. Le sostanze prodotte durante il procedimento vengono separate dal "brodo di coltura" e utilizzate direttamente, o come materiali intermedi per la produzione di plastica, nylon, gomma o altri combustili. Anche i gas carichi di anidride carbonica vengono riciclati all'origine e convertiti in combustibili liquidi a bassa emissione. "Ma attenzione, il processo di trattamento delle biomasse potrebbe essere inquinante come quello dei combustibili fossili ", avverte Michele Muccini, direttore dell'Istituto materiali nano-strutturati al Cnr: "La fase più delicata è quella in cui si indirizza il processo per avere combustibili meno inquinanti ". Fonte: Repubblica.it, 29 Agosto 2017
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