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308
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La proposta di un mobility manager
In un articolo pubblicato su Altraeconomia, un mobility manager ha sviluppato una serie di riflessioni in merito al fatto che sui ticket restaurant imprese ed enti pubblici stanno maturando significativi risparmi. Si tratta di risorse dei lavoratori che saranno oggetto di contrattazione. L'idea che lancia è di destinarne una parte per incentivare la scelta della bici come modalità di trasporto.
Domenico de Leonardis ricorda come "nella scorsa primavera la rielezione della sindaca Anne Hidalgo a Parigi fu un segno beneaugurante per tutti coloro che dietro lo slogan “andrà tutto bene” avevano la speranza che l’Europa si svegliasse dal lockdown con un nuovo rilancio delle politiche urbane. La sindaca in bicicletta è un’immagine che è rimasta impressa nella nostra mente per la positività, il dinamismo, il coraggio di alcune scelte peraltro messe in atto in pieno lockdown."
Si sperava che finalmente venisse messo al centro del dibattito il tema della mobilità sostenibile nelle nostre aree urbane, per determinare cambiamenti radicali nei comportamenti collettivi
"Lo Stato erogatore dall’alto non basta. Se l’opinione pubblica oggi si prende gioco – anche ingiustamente – dell’incentivo ai monopattini per accusare l’assenza del governo su altri terreni, oggi possiamo dire che mettere i soldi in tasca indistintamente ai cittadini italiani è pericoloso e fuorviante rispetto agli obiettivi che un decisore politico dovrebbe avere in mente. L’obiettivo che si voleva perseguire non era dare più biciclette agli italiani (o almeno non solo) ma far muovere più italiani sulle due ruote. Speriamo che questo accada nei prossimi mesi ma forse è necessario investire di più sui comportamenti virtuosi e sul cosiddetto capitale sociale."
Partendo da questa prospettiva di fondo, per una "rivoluzione verde" nella mobilità urbana, De Leonardis formula una "proposta di “Fase due” della mobilità sostenibile provando ad utilizzare risorse e protagonisti già in campo mettendoli in rete con una logica “win-win” e che permetterebbe di dare qualche risposta per esempio all’Unione europea visto che la Corte di giustizia ha recentemente condannato l’Italia per le inadempienze sul tema della lotta all’inquinamento atmosferico.
In Italia siamo in forte ritardo nelle politiche di welfare aziendale.
Ancora oggi sono rari i casi in cui le aziende o amministrazioni pubbliche incentivano, per i propri dipendenti, forme di mobilità diverse dall’auto privata. In questa fase organizzazioni pubbliche e private stanno maturando significativi risparmi di risorse per esempio sui ticket restaurant. Queste risorse sono un diritto dei lavoratori ma saranno probabilmente oggetto di contrattazione tra l’esigenza di maturare dei risparmi da parte dei datori di lavoro e quella di esigere un diritto acquisito da parte dei lavoratori.
La proposta è quindi di destinare parte di queste risorse risparmiate per introdurre nelle varie realtà pubbliche e private un incentivo economico per promuovere il “bike-to-work”. In questo modo il lavoratore che sceglie la bici come modalità di trasporto potrebbe maturare mediamente intorno ai 50 euro al mese (considerando una decina di chilometri al giorno).
Se questa misura fosse stata adottata in primavera oggi un bike-to-worker mediamente avrebbe guadagnato 250 euro da spendere per una bici che gira effettivamente sulle strade italiane. Sebbene esistano esperienze pilota di cofinanziamento del bike-to-work queste richiedono un impegno delle aziende significativo. Per una realtà di 1.000 dipendenti ad esempio, considerando erogazione e iscrizione a piattaforme che gestiscono il sistema, si può arrivare a 40.000 euro annui.
Oggi queste risorse, come detto, sono già a bilancio nelle aziende. La contrattazione aziendale integrativa potrebbe introdurre facilmente questa misura. L’azienda avrebbe un ritorno sugli aspetti di “corporate social responsability” valorizzando per esempio la CO2 evitata, ma, il governo, se proprio vuole, potrebbe introdurre un incentivo fiscale sulla falsariga di quello già garantito per le aziende che incentivano l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico.
Avremmo intorno ad un tavolo datori di lavoro, sindacati, governo: un patto sociale, per una vera ripartenza, anche grazie alle due ruote. Un approccio volontario in linea con gli strumenti di policy ambientale che veramente hanno dimostrato di funzionare in questi anni come le certificazioni ambientali, gli accordi volontari, gli approcci di filiera e tanti altri."
D'altra parte lo smart working, lavoro agile d'emergenza, durante i mesi della pandemia, ha generato un risparmio considerevole per le pubbliche amministrazioni. Solo per i ministeri, secondo le prime stime della Funzione Pubblica, si tratta di oltre 50 milioni di euro. In dettaglio, si tratta di 18 milioni derivanti dallo straordinario non svolto e 35 milioni dai buoni pasto non goduti. ''Come abbiamo già proposto, puntiamo adesso a riallocare queste somme sulla contrattazione integrativa e, dunque, a beneficio degli stessi dipendenti pubblici", ha commentato il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone.
"Ciò significa - evidenzia - incentivare la produttività, erogare più formazione o magari allargare il welfare integrativo. Ecco, valorizzare con riconoscimenti concreti i lavoratori delle amministrazioni rappresenta uno degli obiettivi più importanti dello smart working a regime''.
Rassegna del 08 Gennaio, 2021 |
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