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La pandemia da Covid-19 ha mutato la quotidianità del Pianeta. I primis ad essere sconvolto il mondo del lavoro. Così per far fronte all’emergenza ed evitare il maggior numero di contatti possibili tra persone, le aziende private come anche la Pubblica Amministrazione ha deciso di far ricorso allo smart working. Una metodologia che fino a qualche anno fa era in uso soltanto in alcuni Paesi che ne avevano colto i pregi, ma che adesso è praticamente condivisa a livello globale. Ma il lavorare da casa quale impatto ha sull’ambiente? I suoi risvolti sono positivi o ci sono aspetti che non andrebbero sottovalutati?
Smart working ed impatto sull’ambiente: cosa dicono i numeri
Lavorare da casa ha dei risvolti negativi per l’ambiente e questo è un dato di fatto. In primo luogo perché gli edifici in cui sono posti gli uffici, sono costruiti in modo tale da sfruttare al meglio l’energia, molto più di quanto possa fare un’abitazione privata. Sia quanto alla luce che al riscaldamento. Non solo, anche la larghezza di banda di connessione usata da casa per partecipare ad una riunione virtuale genera Anidride Carbonica. Emissione azzerata se, facendo un banale esempio, quel meeting si fosse tenuto di presenza. Tuttavia se questi sono i risvolti neri della medaglia, i lati positivi li surclassano di gran lunga.
Stando a quanto riporta la redazione di Yahoo Finance UK, se tutti gli impiegati lavorassero da casa, anche solo per metà settimana, le emissioni si ridurrebbero annualmente di 54 milioni di tonnellate. Non solo, chi presta servizio dalla propria abitazione è più attento al risparmio. Spegne la luce quando non serve e non utilizza il riscaldamento o il condizionatore quando la temperatura è accettabile. Per non parlare di chi addirittura decide di installare pannelli solari.
Un secondo aspetto fondamentale, prosegue Yahoo, e da non sottovalutare è lo stop al pendolarismo. Milioni di viaggi con lo smart working vengono risparmiati, riducendo il traffico e di conseguenza diminuendo l’inquinamento.
Chi lavora da casa, inoltre, tenderà a sprecare meno carta rispetto a quella consumata in ufficio. Il motivo? I costi di carta e cartucce gravano sul suo portafoglio, quindi sarà di certo più parsimonioso. Anche per quanto riguarda i pasti non è da sottovalutare che rimanendo nella propria abitazione non si utilizzeranno stoviglie in plastica avendo poi la possibilità di lavarle.
Curioso anche il calo dello spreco nel settore tessile. Yahoo invita ad effettuare una riflessione: utilizzando sempre il pigiama, infatti, non si andrà ad alimentare il fenomeno del fast fashion rendendo l’ambiente meno vittima dello scarto della moda.
Non è finita qui. Stando alle stime dell’ONU nei prossimi 10 anni oltre cinque miliardi di persone potrebbero trasferirsi nei grandi centri metropolitani. Una circostanza che si traduce in una inimmaginabile pressione sulle infrastrutture. Lavorando da casa, queste migrazioni dalle città d’origine non si registreranno.
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In sintesi, quindi, lo smart working è una potente arma per ridurre l’impatto ambientale del lavoro sul Pianeta sotto numerosi punti di vista.
Marco Spartà
Rassegna del 08 Gennaio, 2021 |
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