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ISSUE 379

“Abbiamo abiti per 6 generazioni: ecco perché un sistema EPR è urgente”. A Ecomondo il nuovo Quaderno sul tessile

economiacircolare.com

“Abbiamo abiti per 6 generazioni: ecco perché un sistema EPR è urgente”. A Ecomondo il nuovo Quaderno sul tessile

Il magazine EconomiaCircolare.com presenta oggi in anteprima a Ecomondo il nuovo quaderno della collana Saggi intitolato “Trame circolari. Il futuro del tessile tra responsabilità estesa e approccio di filiera”. Dopo il lavoro di approfondimento fatto nel 2022 con il volume “Sfide per un tessile circolare”, la nostra testata giornalistica torna a raccogliere i diversi punti di vista e ad analizzare fenomeni e processi normativi, partendo dai dati e dalle buone pratiche per contribuire a individuare soluzioni effettivamente virtuose.

 

Il volume edito da EcomoniaCircolare.com mette infatti in fila diversi numeri che confermano l’urgenza di un sistema di responsabilità estesa per “ridurre, riutilizzare e riciclare” la quantità di rifiuti tesili prodotti ogni anno. Come ci ricorda Ispra nel Rapporto rifiuti urbani, la raccolta differenziata complessiva nel 2021 è stata pari a 154.000 tonnellate, di cui circa la metà al Nord, 42.000 tonnellate al Sud e quasi 35.000 al Centro.

 

“Con questo nuovo saggio – spiega il direttore editoriale di EconomiaCircolare.com, Raffaele Lupoli – accendiamo i riflettori sulla recente iniziativa della Commissione europea, che a luglio 2023 ha proposto una modifica della Direttiva quadro sui rifiuti, per estendere la responsabilità estesa del produttore (EPR) e affrontare tra l’altro il ritardo che si registra nell’attività di riciclo: solo il 12% dei 5 milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti ogni anno in Europa viene infatti recuperato. L’analisi entra poi nel vivo della situazione italiana e dello schema di decreto sottoposto a consultazione dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica a inizio 2023, prima dell’intervento della Commissione UE, riportando i nodi fondamentali del dibattito in corso. Con il contributo di esperti e addetti ai lavori proviamo a unire i puntini di una filiera troppo lunga e complessa per essere lasciata esclusivamente in capo alla responsabilità di pochi”.

 

Gli incredibili numeri del tessile

 

In tutto il mondo l’industria, in particolare quella del cosiddetto fast fashion, ha creato un bisogno continuo e incessante di “rinnovare il guardaroba”. Il British Fashion Council calcola che con gli indumenti, scarpe e accessori a nostra disposizione potremmo vestire le prossime sei generazioni. Le persone acquistano circa il 60% in più di abiti rispetto a vent’anni fa e tra il 2000 e il 2014, in soli 5 anni, la produzione di capi di abbigliamento è raddoppiata.

 

Nel 2022 il valore del mercato globale dell’abbigliamento ha raggiunto i 1.700 miliardi di dollari, che con tutta probabilità diventeranno quasi 2.400 entro la fine di questo decennio. Nello stesso anno, il 2030, saranno prodotti a livello globale 163 milioni di tonnellate di capi, contro i 125 milioni di tonnellate del 2021. La metafora del treno in corsa è fin troppo prudente per raccontare un settore che già oggi produce fino a 100 miliardi di vestiti l’anno. E, ci fa sapere McKinsey, eguaglia il PIL del settimo Paese più grande al mondo.

 

Che poi 92 milioni di tonnellate di questi indumenti diventino rifiuti e che solo un 20% sia raccolto per essere riciclato o riutilizzato è una questione secondaria. O almeno lo era fino a qualche tempo fa. La sempre maggiore consapevolezza dei rischi connessi alla crisi climatica e al sovrasfruttamento delle risorse naturali costituisce un’importante leva di cambiamento. Per gli indumenti che acquista in un anno, ogni cittadino europeo genera (dato 2020) circa 270 kg di emissioni di CO2. Abbigliamento e calzature emettono l’8% dei gas serra mondiali – più dei voli aerei e del trasporto marittimo messi insieme – e il settore produce 42 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, un dato secondo soltanto a quello degli imballaggi. Un impatto che non può lasciare inerti né le istituzioni né le imprese.

 

Ecodesign, EPR, riciclo. Roadmap per un tessile circolare

 

Di impatti, ecodesign, riciclo ed EPR si parlerà oggi a Ecomondo alle ore 17. In attesa di un adeguato sistema EPR, che dovrà essere predisposto con l’atteso decreto da parte del Ministero dell’Ambiente, la sfida per un tessile sostenibile è aperta. Se ne parlerà mercoledì 8 novembre dalle 17 alle 18:30 presso la Workshop Area del Textile District Padiglione B3, all’interno della Fiera di Rimini.

 

A coordinare l’incontro sarà Raffaele Lupoli, direttore editoriale EconomiaCircolare.com. Interverranno:


– Francesca Romana Rinaldi – Direttrice Monitor for Circular Fashion
– Roberta De Carolis – Ricercatrice Divisione uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli, ENEA
– Luca Campadello – Strategic development & innovation manager Erion
– Michele Zilla – Direttore generale Cobat Tessile
– Mauro Chezzi – Vice direttore Sistema Moda Italia e referente associativo Retex.Green
– Erika Francescon – Cofondatrice Sustainme e partner EcoEsedra
– Elena Ferrero – CEO di Atelier Riforma

 

“Come raccontiamo nel nostro volume – riprende Raffaele Lupoli –, alcuni Paesi si sono attivati già da tempo, mostrando ad esempio che una politica di responsabilità estesa del produttore può accrescere i tassi di raccolta e riciclo. Ovviamente però l’azione dev’essere ‘di sistema’ e la regolamentazione deve essere affiancata da sistemi di tracciabilità e di misurazione delle performance ambientali sempre più efficaci. Bisogna gestire l’intero ciclo di vita partendo dalla riduzione a monte e dall’ecoprogettazione, mentre a valle bisogna disporre di sistemi di gestione efficienti, potenziando il riutilizzo e il riciclo. L’auspicio è che questo nuovo Quaderno della nostra collana di saggi, redatto all’insegna del giornalismo costruttivo, possa contribuire a individuare le soluzioni più adeguate ad affrontare in maniera sistemica una questione centrale per il futuro del Pianeta e di chi lo abita”.

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