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Rassegna del 7 Marzo 2019
    

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Italia? Prima in Europa per riciclo e circolarità economica dei rifiuti


Italia? Prima in Europa per riciclo e circolarità economica dei rifiuti

Il 1 marzo 2019 è stato presentato il Rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzato dal Circular Economy Network – la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e 13 aziende e associazioni di impresa – e da ENEA. L’Italia, con i suoi 103 punti, si piazza in testa alle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti.

L’Italia va in testa alla classifica europea per il riciclo e la circolarità economica dei rifiuti: il riciclo dei rifiuti urbani nel 2016 è stato del 45,1%, in linea con la media europea. Dietro l’Italia c’è la Germania. Analizzando, però, tutti i tipi di rifiuti, la percentuale di riciclo in casa nostra balza al 67%, superiore di 12 punti alla media europea, ferma al 55%.

Ma il nostro Paese deve crescere ancora, in particolare, sui criteri end of waste. L’Italia, in confronto alle valutazioni 2018, ha conquistato solo 1 punto in più (l’anno scorso infatti l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti), mentre ci sono Paesi che hanno raggiunto risultati migliori come la Francia, per esempio, che aveva totalizzato 80 punti ne ha aggiunti 7; o la Spagna, che ha scalato la classifica partendo dai 68 punti della scorsa annualità, guadagnandone ben 13. Se non si recepiscono pienamente le politiche europee, facendo tra l’altro partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana, rischiamo di perdere non solo un primato ma un’occasione di rilancio economico fondamentale.

I processi industriali e civili producono rifiuti che vengono ancora smaltiti in discarica e siamo molto dietro a Germania, Francia e Regno Unito.

Per questo il Rapporto nazionale sull’economia circolare individua un vero e proprio decalogo su cui puntare per rilanciare l’economia circolare, ma anche per andare sempre di più verso la sostenibilità ambientale, per ridurre le emissioni di gas serra e per la competitività dell’Italia.

* Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare: il risparmio e l’uso più efficiente delle materie prime e dell’energia; l’utilizzo di materiali e di energia rinnovabile; prodotti di più lunga durata, riparabili e riutilizzabili, più basati sugli utilizzi condivisi; una riduzione della produzione e dello smaltimento di rifiuti e lo sviluppo del loro riciclo.

* Implementare una Strategia nazionale e un Piano d’azione per l’economia circolare per affrontare carenze e ritardi, con un ampio processo di partecipazione che coinvolga tutti gli stakeholder interessati.

* Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare attraverso la responsabilità estesa dei produttori per il ciclo di vita dei prodotti e quella condivisa dei diversi soggetti coinvolti nel consumo; valutare gli incentivi pubblici esistenti e riallocare quelli che producono effetti in contrasto con l’economia circolare. E serve un riequilibrio del prelievo fiscale.

* Promuovere la bioeconomia rigenerativa. Tutelando e valorizzando il capitale naturale e la fertilità dei suoli, l’Italia deve puntare di più sullo sviluppo di una bioeconomia rigenerativa che assicuri prioritariamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura di qualità e che alimenti anche le filiere innovative, integrate nei territori, dei biomateriali, nonché la restituzione di sostanza organica ai suoli e la produzione di energie rinnovabili.

* Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici con l’utilizzo dei Green Public Procurement (GPP).

* Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare puntando sul rilancio della qualità delle città con programmi integrati di rigenerazione urbana, secondo il modello europeo delle green city.

* Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, che deve puntare a migliorare la prevenzione, ad aumentare il riciclo superando tutti i nuovi target europei, a utilizzare il recupero energetico a supporto del riciclo e rendere residuale lo smaltimento in discarica. Ai consorzi, punti di forza del sistema italiano, pensati per le diverse tipologie di rifiuto, non si può applicare un unico modello.

* Attivare rapidamente le pratiche di End of Waste. Per sviluppare il riciclo dei rifiuti, urbani e speciali, è indispensabile disporre di una efficace e tempestiva regolazione della cessazione della qualifica di rifiuto dopo un adeguato trattamento. Rendendo molto più rapida la procedura per i decreti ministeriali e non ostacolando il riciclo che coinvolge oltre 7 mila impianti industriali in Italia.

* Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare. La progettazione circolare dei prodotti, l’utilizzo di beni condivisi - come con la sharing mobility -, la vendita dei servizi forniti dai prodotti, il funzionamento dei mercati del riutilizzo e dell’usato in coordinamento con attività di verifica e di riparazione, lo sviluppo del riciclo e dei mercati delle materie prime seconde: sono tutte attività dell’economia circolare che richiedono adeguate dotazioni di infrastrutture. La diffusione e l’implementazione dell’innovazione e delle buone pratiche, in particolare per le piccole e medie imprese, va supportata con l’istituzione di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse.

* Estendere l’economia circolare anche al commercio on line. I prezzi convenienti, la facilità dell’acquisto e la consegna a domicilio stanno alimentando una forte crescita del commercio on line anche di prodotti usa e getta, di breve durata, non riparabili, difficilmente riciclabili, distribuiti con imballaggi voluminosi. Questo tipo di commercio tende così ad alimentare un modello di economia lineare che aumenta gli sprechi di risorse.


Jessica Lorenzi

Ufficio Stampa Web - ESO




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