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Rassegna del 28 Dicembre 2017
    

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La biologa napoletana che salva le barriere coralline del Borneo


La missione di Oriana Migliaccio, laureata alla Federico II, PhD al Dohrn: “Restituiamo colore al paradiso sommerso minacciato dal riscaldamento globale”

di PASQUALE RAICALDO

Oriana ha un compito: difendere i colori sommersi. E salvare la barriera corallina del Borneo. Siamo a trenta chilometri da Semporna, nel Borneo Malese. Le acque turchesi del mare di Celibe sono un piccolo paradiso per i sub e i naturalisti di tutto il mondo. Questo è il triangolo dei coralli, un hotspot mondiale di biodiversità marina.

Ma c’è una missione da compiere e il compito è stato assegnato a una biologa napoletana appena trentunenne, laureata alla Federico II in biologia delle produzioni marine, PhD alla stazione zoologica Anton Dohrn.

E Oriana Migliaccio ha detto sì, naturalmente: a Pom Pom Island dirige un dipartimento interamente dedicato alla protezione dell’ambiente marino (conservation department), che ha sede nel cuore di una piccola isola dalla sabbia bianca e dalla lussureggiante vegetazione tropicale. Si sveglia, tutte le mattine, e porta avanti una battaglia fondamentale. Con il sorriso sulle labbra. “La barriera corallina nel Borneo è a grave rischio di estinzione. Molte aree sono state danneggiate o distrutte completamente dal riscaldamento globale e dalla pesca invasiva con dinamite, che continua tuttora. Così, i coralli muoiono e i pesci scompaiono”.

Per invertire il pericoloso trend è arrivata, dunque, un’eccellenza napoletana, chiamata da Datuk Peter Loong, proprietario del resort che abbraccia Pom Pom Island. Specialisti del settore collaborano, con Oriana Migliaccio, a una missione fondamentale: ci sono enti governativi e non, da Sabah Wildlife Department a WWF Malasia, da Green Fins Malesia a Reef Check Malesia.
L’obiettivo è, dunque, quello di ridare vita alla barriera corallina. “Lo facciamo piantando frammenti di coralli vivo su strutture di cemento o ferro”, racconta Oriana, capelli biondi e occhi castani, che iniziano a brillare quando parla del suo importante incarico. “In meno di un anno i coralli hanno iniziato a crescere. E la vita è tornata, come per incanto. Così, oggi si possono osservare centinaia di pesci, tartarughe, nudibranchi, crostacei e molluschi. Colori e forme inimmaginabili”.

E non finisce qui. Perché la missione salva-barriere coinvolge anche i turisti. “Proprio così, chi viene in vacanza può rilassarsi e fare snorkeling ma anche piantare coralli con il nostro team”, racconta la biologa partenopea. E l’isola rappresenta anche un importante sito di nidificazione per due specie di tartarughe marine, la tartaruga verde e la tartaruga embricata, entrambe a rischio di estinzione.

“Per proteggerle – racconta Oriana - il resort, in collaborazione con il WWF e il Sabah Wildlife Department, ha costruito degli ‘schiuditoi’. Tutte le sere perlustriamo le cose alla ricerca di tartarughe pronte per deporre le uova. Quando ne avvistano una, attendono pazientemente la deposizione delle uova e, una volta terminata, marchiamo la tartaruga con una targhetta metallica per riconoscerla e trasferiamo le uova negli schiuditoi. Dopo 60-75 giorni, nascono un centinaio di tartarughine e le liberiamo in mare. E quando c’è bisogno, il nostro Conservation department diventa anche ospedale, curando tartarughe malate o intrappolate di reti da
pesca”.

L’ultimo paziente è  stato Champion, una tartaruga verde alla quale è stata rimossa una delle pinne pettorali. Ora nuota libera nel mare di Celibe. Napoli è lontana, certo, ma qui Oriana non ha quasi tempo di pensarci: “Abbiamo molto da fare, tanti chilometri di ‘reef’ da ricostruire e tante tartarughine da liberare”. Proteggere i colori delle barriere coralline del Borneo malese: mica roba da poco.

 

Fonte: Repubblica.it, 25 dicembre 2017




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