L’immissione sul mercato nazionale e l’esportazione verso Paesi dell’Unione Europea di imballaggi, apparecchiature elettriche ed elettroniche, pile e accumulatori comportano obblighi e contributi che non sempre sono noti alle imprese - di Paolo Pipere, esperto di Diritto dell’Ambiente e consulente giuridico ambientale.
La fabbricazione, l'importazione, la vendita con proprio marchio, l'utilizzo e la commercializzazione di alcune tipologie di prodotti comportano complessi obblighi ambientali, adempimenti periodici e il versamento di contributi per finanziare la raccolta differenziata dei rifiuti che derivano dalla dismissione delle merci. Le prescrizioni si applicano anche a piccole quantità di merci, poiché non vi sono esenzioni basate sui quantitativi immessi sul mercato. Il mancato rispetto della normativa ambientale basata sul principio europeo della "responsabilità estesa del produttore" (che comporta l’obbligo di organizzare e finanziare la gestione dei prodotti giunti al termine del ciclo di vita utile) comporta, per le imprese inadempienti, il rischio di sanzioni che possono ammontare a decine di migliaia di euro.
In alcuni casi le sanzioni possono essere ancora più consistenti, perché sono commisurate al numero di prodotti immessi sul mercato in violazione delle disposizioni applicabili. Le prescrizioni variano in relazione alla tipologia di prodotto: requisiti di riciclabilità per gli imballaggi, limitazione delle sostanze pericolose per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, le pile e gli accumulatori e, per tutte le tipologie di prodotti indicati, obblighi di marcatura del prodotto e, come si è anticipato, di organizzazione di sistemi aziendali o collettivi di raccolta differenziata e riutilizzo, riciclaggio o recupero dei rifiuti.
Alcuni degli obblighi introdotti dalla normativa ambientale sui prodotti non sono ben conosciuti dalle imprese. La necessità di iscriversi al Conai qualora si importino merci imballate, piuttosto che l’obbligo di iscriversi non solo al Registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche ma anche a quello delle pile e degli accumulatori se si immettono sul mercato apparecchiature, per esempio un telecomando, che contengono pile o accumulatori sono solo alcuni esempi degli adempimenti previsti dalla legislazione nazionale. Se l'obbligo di finanziare la raccolta e il recupero dei rifiuti, o di marcare gli apparecchi, è previsto in tutti i Paesi europei, e sempre più spesso anche in altre aree del mondo, le modalità concrete per rispettare la norma sono diverse in ogni nazione.
L'immissione diretta di merci imballate, di apparecchiature elettriche ed elettroniche e di pile e accumulatori in altri Stati membri dell'Unione Europea comporta, infatti, iscrizioni a Registri nazionali, versamento di contributi ambientali, dichiarazioni periodiche e l'adesione a consorzi o l'organizzazione di sistemi aziendali di raccolta e valorizzazione dei rifiuti. Indispensabile, perciò, un‘attenta analisi dei mercati verso i quali si esportano i prodotti. In termini generali, è opportuno, quindi, verificare con attenzione se, e in quale misura, queste prescrizioni e i relativi adempimenti coinvolgono la propria impresa. In alcuni casi, infatti, sono coinvolte non solo le aziende manifatturiere ma anche quelle che svolgono altre attività. Deve essere considerato, infine, che dal 15 agosto del 2018 le norme sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche si applicheranno a tutti i prodotti di questo tipo, anche se sono previste limitate esclusioni, e non, come oggi avviene, solo a quelle che sono rientrano in dieci categorie specificamente individuate.
Paolo Pipere
Esperto di Diritto dell’Ambiente e consulente giuridico ambientale