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Rassegna del 21 Settembre 2017
    

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Seme di Buon Antropocene: resilienza energetica per progettare le smart city del futuro


Parlare di resilienza energetica significa applicare questo concetto psicologico – ovvero la capacità di affrontare positivamente gli eventi traumatici che occorrono, riorganizzandosi davanti alle difficoltà, ricostruendo senza alienare la propria identità ma, anzi, sfruttando le opportunità positive che ci vengono offerte – agli scenari futuri, come le smart city e le energie da fonti rinnovabili.

In questo articolo – realizzato da Ruggero Serio, consulente energetico che vanta un percorso professionale decennale – svilupperemo il tema delle smart city e del loro reale obiettivo, soffermandoci proprio sulla resilienza energetica. Non esiste infatti una fonte di energia più adatta di altre per progettare e alimentare una smart city, ma vanno invece considerati numerosi aspetti relativi alle esigenze e al contesto geografico di riferimento. Ogni progetto va quindi studiato singolarmente.

La resilienza energetica nell’evoluzione del fabbisogno energetico.

L’evoluzione delle tecnologie sviluppate per aumentare il benessere umano ha potenziato il fabbisogno energetico globale. Negli ultimi tempi l’uomo si è imbattuto nell’utilizzo di sistemi informatici, socialmente utili, per avere tutto e tutti alla portata di un dispositivo elettronico. Parallelamente, per far fronte a un fabbisogno energetico in costante aumento e alla necessità di ridurre la macchina inquinante mondiale, si sono fatti dei passi avanti nello sviluppo di nuove fonti energetiche rinnovabili. Queste ultime, soprattutto in Italia, si sono radicate in modo altalenante subendo dei picchi nei periodi di maggior incentivazione economica. Si è assistito, quindi, a uno sviluppo delle fonti rinnovabili generato da un piano energetico nazionale basato sulla quantità e alimentato dal solo interesse economico di grandi investitori.

L’aspetto positivo più importante è rappresentato da una rilevante quantità di energia prodotta senza emissioni inquinanti. L’aspetto negativo più pesante è l’aleatorietà del sistema, caratteristica intrinseca delle fonti rinnovabili – non programmabili – che in assenza di adeguate reti di distribuzione alle utenze finali aumenta esponenzialmente. Per dare un chiaro esempio di aleatorietà del sistema possiamo immaginare una giornata ventilata e soleggiata in un contesto energetico rinnovabile senza accumulo dove l’energia prodotta dagli impianti eolici e solari può essere molto maggiore della contestuale domanda energetica. Spesso si produce energia da fonti rinnovabili nel luogo e nel momento meno utili. Ciò rappresenta uno dei più importanti problemi a cui dovrebbe rispondere una smart city (a cui dovrebbe mirare la resilienza energetica – n.d.R.).

La storia ci insegna come tante volte si perda di vista l’obiettivo principale di un progetto evidenziando aspetti secondari. Il progetto delle smart city non deve risolvere problematiche secondarie legate al solo benessere umano ma deve innanzitutto rappresentare l’interfaccia perfetta tra il fabbisogno energetico dell’uomo e la produzione di energia sostenibile ricorrendo meno possibile alle fonti fossili. È infatti necessario trovare la quadra progettuale e applicare il concetto di resilienza energetica per trasformare una città, allo stato dell’arte attuale, in una smart city; un lavoro ambizioso che parte dalla sostenibilità degli edifici (sottosistema energetico) e comprende un costante impegno degli abitanti che devono assumere un comportamento particolarmente sensibile nei confronti dell’ambiente. Stabiliti gli obiettivi principali di una smart city è possibile rispondere ai bisogni dell’uomo senza alterare gli ecosistemi: una città intelligente dovrebbe avere un impatto ambientale pari a zero. Si potrebbe progettare un sistema di trasporto elettrico alimentato da sistemi ibridi (eolico e fotovoltaico) con accumulo o addirittura alimentati con idrogeno. Sarebbe ideale un sistema di raccolta rifiuti differenziato in vasche sotterranee e un riciclo quasi del 100%. La smart city ideale dovrebbe comprendere un sistema di comunicazione efficace che avvisi di particolari condizioni di traffico e suggerisca un percorso alternativo per ridurre eventuali emissioni in atmosfera. Inoltre si potrebbe produrre calore con un sistema di teleriscaldamento, alimentato a biomassa, con una rete di collegamenti verso tutti gli edifici della città e che produca acqua calda sanitaria per tutti. Tutto ciò non è fantascienza ma è già realtà! A oggi, abbiamo tutti gli elementi per applicare il concetto di resilienza energetica e cambiare direzione, ma sono ancora molto rilevanti gli investimenti riservati alle infrastrutture e alle reti di vecchia generazione. Basti pensare alla messa in opera di gasdotti, centrali a carbone e centrali a gas che aumentano la dipendenza dai paesi esteri e il problema della sicurezza energetica (sicurezza nell’approvvigionamento).

L’essere umano può spostarsi, riscaldarsi, raffrescarsi e compiere tutte le azioni necessarie per vivere in modo agiato riducendo notevolmente la propria impronta inquinante. La domanda, allora sorge spontanea: perché tutto ciò non viene realizzato? Una risposta va cercata nel sistema di informazione culturale, nel potere delle multinazionali energetiche che condizionano le scelte politiche dei Paesi e nelle scelte quotidiane di ognuno di noi. Le smart city rappresentano la chiave per il cambiamento. Esse mettono in atto gli sforzi fatti nell’attività di ricerca e sperimentazione degli ultimi decenni e sono la chiara dimostrazione di come si possa avere una buona qualità della vita a impatto zero.


Fonte: Greenplanner.it, 8 Settembre 2017




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