In India mucchi di calendule, rose, garofani e altri fiori vengono lasciati nei templi, nelle moschee e nei sikh gurdwaras per le cerimonie religiose. Ma questi fiori, per quanto belli e suggestivi, possono rivelarsi difficili da smaltire. Lasciare che i petali finiscano nelle acque correnti è un'opzione, ma ciò può aumentare i carichi per i corsi d'acqua dell'India già fortemente inquinati.
L'ingegnere chimico ed eco-imprenditrice Parimala Shivaprasad pensa di avere la soluzione. La ventiseienne di Bangalore, attualmente studentessa post-laurea all'Università di Bath, vuole trasformare gli scarti dei fiori in un prodotto utile: la sua grande idea è quella di costruire un'impresa sociale che consentirà ai templi in India di estrarre oli essenziali dai fiori. I resti potranno essere usati come compost organico per la coltivazione di verdure per contribuire al sostentamento delle popolazioni più povere.

"Voglio raccogliere i rifiuti floreali ed estrarre gli oli essenziali dalla parte profumata, la biomassa, e quindi compostare il resto della biomassa per produrre concime organico, cercando di riciclare completamente i rifiuti dei fiori", afferma Parimala - "Questo concime potrebbe essere usato dalle piccole famiglie nei loro orti o persino dai templi che usano offrire dei pasti".


I fiori dei luoghi religiosi non possono essere assimilati ai normali rifiuti, quindi vengono gettati in acqua o sotterrati nel terreno. Questo porta all’inquinamento di fiumi, laghi e terreni, perché la materia organica che deriva dai fiori in decomposizione contribuisce alla crescita delle alghe, le quali possono esaurire i livelli di ossigeno e causare la morte della vita marina. Parimala dice che circa due milioni di tonnellate di rifiuti floreali in India vengono scartati ogni giorno dopo le cerimonie religiose, molti dei quali potrebbero essere totalmente riciclati.

Fase uno: testare l'idea in laboratorio
Parimala ha sviluppato attrezzature di laboratorio che consentirebbero ai singoli templi di estrarre oli essenziali. "L'idea iniziale è di organizzare le attrezzature in modo da ospitare circa cinque chili di petali di fiori con cui lavorare ogni giorno e far funzionare l'unità di estrazione per circa otto ore al giorno".
Fase due: condurre studi pilota
I test di fattibilità suggeriscono che l'idea potrebbe funzionare su piccola scala, adatta per l'uso nei templi. Parimala sta progettando di realizzare uno studio pilota in un tempio di Bangalore, con l'aiuto di suo padre, che è un chimico. Se questo si rivelerà un successo, estenderà la prova a più templi della zona prima di iniziare a creare franchising in tutta l'India.
Fase tre: vivere il sogno
"Ho unito la mia formazione come ingegnere chimico al fatto di essere cresciuta circondata dai fiori per fare qualcosa di utile”, dice Parimala. "Non mi aspettavo di intraprendere un percorso imprenditoriale durante il mio dottorato di ricerca, ma sono grata per quello che sta accadendo". Un sogno che diventa realtà.
Nunzia Vallozzi
Ufficio Stampa Web - ESO
Fonte e photo credits: BBC NEWS