Lo dicono i dati Arpa Lazio confrontati con lo stesso periodo dei quattro anni precedenti - Biossido d'azoto giù del 75%, più contenuto il calo delle polveri sottili, ma a causa del meteo
A marzo e aprile 2020 le sostanze inquinanti nell’aria legate alle attività antropiche sono calate drasticamente rispetto allo stesso periodo dei quattro anni precedenti. È uno dei pochissimi effetti positivi del lockdown causato dall’emergenza Coronavirus, certificato dai dati dell’Arpa Lazio.
Nel report pubblicato negli scorsi giorni dal titolo “L’effetto sulla qualità dell’aria nel Lazio dell’emergenza Covid-19”, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale evidenzia “un andamento di diminuzione degli inquinanti in tutta la regione, e in modo particolare nelle aree urbane e nella città di Roma”.
La stazione di rilevamento di Viterbo, catalogata nell’area appenninica, spicca in particolare per il calo del biossido d’azoto, che a marzo è stato addirittura il più alto di tutta la regione, con il 73% rispetto alla media dei quattro anni precedenti.
Giù anche tutte le altre sostanze prese in considerazione nel report: benzene, monossido d’azoto e polveri sottili (Pm 10 e Pm 2,5). Queste ultime, però, segnalano una leggera controtendenza nel mese di marzo, quando a Viterbo e Civitavecchia si è riscontrato un aumento rispetto al periodo 2016-2019.
Secondo l’Arpa, il fenomeno è spiegabile con la “variabile meteorologica”. “Dal 26 al 30 marzo – si legge – le condizioni meteo in Italia sono state influenzate da una depressione ciclonica, che ha portato sabbia che, con l’ausilio di venti provenienti dall’est Europa, ha determinato un innalzamento delle polveri nel Nord-Centro Italia, coinvolgendo in parte anche la regione Lazio, nella quale, di conseguenza, si sono registrati dei valori alti di Pm 10, dovuti a sorgenti di tipo naturale”.
A testimonianza dell’origine naturale dell’aumento delle polveri nell’aria, arrivano i dati di aprile, in cui il calo delle Pm 10 è forte sia a Viterbo (-5 microgrammi per metro cubo) che nelle due stazioni di Civitavecchia: Fiumaretta (-4 microgrammi per metro cubo) e Villa Albani (-6).
Sebbene il report consenta di tirare delle prime conclusioni, l’Arpa precisa comunque che si tratta di dati provvisori. “La particolare situazione generata dall’emergenza Covid-19 – scrive l’agenzia nelle sue conclusioni – rappresenta un evento mai verificato in precedenza, che permetterà (al termine di questo periodo) di approfondire lo studio della qualità dell’aria e potrà fornire utili elementi per la valutazione dei provvedimenti a breve e medio termine che vengono adottati dalle diverse autorità per la riduzione dell’inquinamento”.
Foto di ArcturianKimona da Pixabay