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Rassegna del 6 Settembre 2018
    

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È reato vendere acqua in bottiglie di plastica esposte al sole


La sentenza della Cassazione stabilisce che si tratta di un reato punibile con un'ammenda fino a 1500 euro: "Si mette a rischio la salute dei consumatori"

MULTE fino a 1500 euro per i commercianti che vendono acqua in bottiglie di plastica che siano state in precedenza esposte al sole, anche se per breve tempo. La Cassazione ha così deciso di usare il pugno di ferro, con la sentenza 39037 del 28 agosto 2018, nei confronti di chi non usa le dovute accortezze nel trattare gli alimenti deteriorabili, mettendo a rischio la salute dei consumatori. Lo ha fatto respingendo il ricorso del titolare di un esercizio commerciale che aveva messo in vendita delle bottiglie d'acqua di plastica, che aveva conservato nel piazzale antistante il negozio prima di esporle sugli scaffali all'interno. Anche se la difesa aveva sottolineato che il tempo di esposizione ai raggi solari era stato brevissimo, i giudici di piazza Cavour non hanno voluto sentire ragioni, chiarendo che la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione é un reato di pericolo presunto. Con una soglia di punibilità anticipata vista l’importanza della salute come bene protetto.

La violazione si concretizza, dunque, anche in assenza di un affettivo accertamento del danno al bene tutelato. La plastica riscaldata dal sole tende infatti a rilasciare sostaneze nocive (antimonio e bisfenolo) dannose alla salute. Un principio che si applica a tutte le tipologie di bevande, non solo l'acqua in bottiglia, che viene sempre citata poiché è quella più utilizzata. Una precisazione va fatta: se la si consuma per una volta non accade nulla, ma se questa pratica è ripetuta nel tempo e negli anni, anche se si consuma la migliore acqua in commercio si può andare incontro a spiacevoli conseguenze all'organismo.

I Nas giornalmente sequestrano decine e decine di bottiglie lasciate al sole. Per configurare il reato basta accertare che siano state commesse delle azioni "idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento dell’alimento" al fine di assicurare che il prodotto arrivi ai consumatori dopo essere stato trattato nel rispetto delle garanzie igieniche. Il cattivo stato di conservazione può essere accertato non solo attraverso analisi di laboratorio ma anche attraverso altri dati obiettivi, come foto o altre testimonianze. La Cassazione ha anche ricordato che l'acqua è un alimento vivo, al pari di olio e vino, e che se esposta al sole, anche se per un periodo limitato di tempo, può subire alterazioni. In questo caso specifico, per i giudici il reato c'è, perché è stato provato grazie a delle ispezioni che l'acqua era stata esposta al sole in un periodo in cui in Sicilia, regione dove si è verificato il fatto, le temperature sono alte, cioè tra giugno e settembre. Supermercati, piccoli negozi ed anche ambulanti sono avvisati.

 

Fonte: Repubblica, 31 agosto 2018




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