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SEME DEL BUON ANTROPOCENE: Bergamo, saranno piantati 400 alberi scelti fra le specie anti-inquinamento
Investimento da 150 mila euro. L’assessore Ciagà: «Queste piante rendono ancor più vivibile l’ambiente urbano fornendo ossigeno, assorbendo anidride carbonica e mitigando la calura»
Entro gennaio dell’anno prossimo, verranno piantati 400 alberi lungo i viali della città. La giunta comunale ha deliberato il piano da 150 mila euro di potenziamento delle piantumazioni. Verranno anche sostituite le piante malate. Nel 2019, sarà di 1.300 alberi il bilancio degli innesti, tra strade, parchi e giardini pubblici.
Gli interventi più consistenti si concentreranno sulla via Briantea (26 nuovi alberi della varietà Fraxinus Ornus), in via Carducci (12 aceri), al parco dell’Azzanella (36 alberi da frutto, tra cui vite americana e fichi), in via Porta Dipinta (13 Fraxinus Ornus), al parcheggio di via Crocefisso (10 Fraxinus Ornus), in via Caprera (12 pini), in via Paglia (17 cercis siliquastrum) e in via Legionari di Polonia (con 85 Ilex Acquifolium).
«Visto il cambiamento climatico e il livello spesso critico dell’inquinamento atmosferico — spiega l’Assessore al Verde pubblico, Leyla Ciagà — si è pensato di avere un maggior controllo dei gas inquinanti e delle polveri sottili (PM10) realizzando e implementando i viali alberati cittadini considerando la loro particolare capacità di trattenere le polveri sottili e metabolizzare l’anidride carbonica anche in presenza di quantità oltre i limiti previsti dalle normative vigenti. Oltre a questo le piante, per loro natura, rendono ancor più vivibile l’ambiente urbano fornendo ossigeno, assorbendo, come sottolineato, l’anidride carbonica e mitigando la calura grazie alle loro chiome e al processo di traspirazione, con immissione nell’aria di quantità significative di umidità».
Stando agli studi dell’Ibimet, l’Istituto di biometeorologia del Cnr di Bologna, è il bagolaro (Celtis australis) ad avere le migliori prestazioni contro le polveri sottili. Mentre i migliori nell’assorbire CO2 sono il tiglio selvatico (Tilia cordata), il biancospino (Crataegus monogyna) e il frassino (Fraxinus ornus). In generale, le specie migliori che possono resistere al forte inquinamento urbano sono quelle autoctone e della flora locale come frassino maggiore, orniello, biancospino, acero campestre, acero platano ide (Acer platanoides), acero di monte (Acer pseudoplatanus), bagolaro (Celtis australis), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), gelso (Morus alba o nigra), ontano nero (Alnus glutinosa), carpino bianco (Carpinus betulus), tiglio (Tilia cordata) e olmo (Ulmus sibirica). Palafrizzoni si è concentrato su queste varietà. Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 30 agosto 2018
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