Monica Fissore e Clarien van de Coevering sono le inventrici di Beeopak, un involucro per alimenti creato ricorrendo a cotone biologico, cera d’api, resina di pino e olio di nocciola delle Langhe: “L’esigenza di rispettare l’ambiente e promuovere una condotta sostenibile passa anche dalle scelte che adottiamo in cucina”
La pellicola? Nelle loro intenzioni, è già un lontano ricordo. Quello che Monica Fissore e Clarien van de Coevering si augurano, è che lo stesso pensiero possa essere nel prossimo futuro quello di milioni di italiani. Vorrebbe dire, sul piano etico, aver dato una mano all’ambiente. E, su quello pratico, aver indovinato il «business».
Le due donne, oltre a essere amiche («I nostri figli sono cresciuti assieme e ci conosciamo da tanti anni»), sono le inventrici di «Beeopak», un involucro per alimenti creato ricorrendo a cotone biologico, cera d’api, resina di pino e olio di nocciola delle Langhe. Un imballaggio nuovo per conservare i cibi: riciclabile e realizzato con prodotti al cento per cento naturali.
Una soluzione anti spreco in grado di «sostituire, con un solo involucro, un metro quadrato di pellicola di plastica». Una scelta «green» per ridurre l’impatto individuale che ognuno di noi ha ogni giorno sull’ambiente.
Come utilizzarlo
«Beeopak», nell’ottica di una produzione sostenibile, è interamente «made in Piemonte». Un prodotto a «chilometro zero» che può contare sulle proprietà traspiranti della cera d’api e sull’«impasto» creato tra la resina e l’olio derivato dalle nocciole, che permette di modellare la pellicola e renderla adattabile a qualsiasi superficie. L’imballaggio - ognuno dei quali è lavorato a mano da Monica e da Clarien, che si occupano del taglio e della ceratura del cotone, della sua finitura, del controllo della qualità e dell’impacchettamento finale - può essere utilizzato per avvolgere alimenti come pane, formaggi, frutta e verdura. Oppure per ricoprire i contenitori che li contengono. Sì al freezer, no al forno (per la presenza della cera d’api). Meglio evitare invece pesce e carne crudi, non potendo sciacquare il panno ad alte temperature. È anche possibile creare dei pacchetti portatili che consentano di mantenere snack freschi anche fuori casa. «Beeopak» va lavato spesso, se messo a contatto con alimenti unti o in grado comunque di lasciare un forte odore. Acqua fredda e detersivo: dopodiché lo si lascia asciugare steso, per non più di un paio d’ore.
Prezzo (ancora) un po’ troppo alto?
«Beeopak», creato in fogli quadrati di diverse dimensioni (da 20 a 50 centimetri), è riutilizzabile fino ad un anno: aspetto che permette di risparmiare sull’utilizzo della plastica. Certo, il costo non è probabilmente alla portata di tutti: si va dai 12 ai 30 euro, partendo dalla confezione con un panno piccolo e uno medio per arrivare a quella «family» (uno grande, due medi e due piccoli). Un aspetto che rischia, per il momento, di far diffondere il prodotto soltanto tra le persone più abbienti. Ma secondo le due ideatrici, «l’esigenza di rispettare l’ambiente e promuovere una condotta sostenibile non è più procrastinabile e passa anche dalle scelte che adottiamo in cucina». Un aumento della produzione, di pari passo a un calo dei prezzi, si potrà eventualmente avere se le due donne riusciranno a vedere certificata la propria «creatura» come start-up: passaggio che permetterebbe di accedere ai fondi dello sviluppo e aumentare la produzione. Per adesso, considerando l’avvio dell’attività risalente a sette mesi fa, va già bene così. Gli imballaggi naturali possono essere acquistati in diversi punti vendita in Italia, nel laboratorio di Torino o online.
