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ISSUE 310

Il Parlamento europeo fa passi avanti in tema di economia circolare

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Il Parlamento europeo fa passi avanti in tema di economia circolare

Adottata la Risoluzione sul Piano d’Azione sull’economia circolare in commissione ambiente del Parlamento Europeo. Ce ne parla Eleonora Evi dei verdi che ha proposto e si è vista accettare molti emendamenti

 

Integrare l’economia circolare nei piani di recupero e resilienza; obiettivi vincolanti dell’impronta ambientale per l’intero ciclo di vita dei prodotti; incentivi economici sia per i produttori che per i consumatori che adottano scelte sostenibili.

 

Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi europei, porta a casa molte soddisfazioni in fatto di avanzamento dei lavori in tema di economia circolare al Parlamento europeo: molti suoi emendamenti sono stati accettati.

 

“L’adozione della Risoluzione sul Piano d’Azione sull’economia circolare in commissione ambiente del Parlamento Europeo – esordisce – segna un nuovo passo importante. In primis, sono soddisfatta che il testo si focalizzi su prevenzione e riduzione, chiedendo alla Commissione di proporre obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti e una riduzione significativa dell’impronta dei materiali e dei consumi entro il 2030. Personalmente avrei preferito stabilire già una riduzione del 50%, ma è comunque un ottimo risultato. Inoltre, tantissimi dei miei emendamenti sono stati approvati“.

 

E su altri darà ancora battaglia. L’eurodeputata è da sempre convinta che per l’affermazione di un modello di economia circolare sia fondamentale garantire ai cittadini europei un ambiente privo di sostanze tossiche.

 

Prodotti e materiali sostenibili, circolari, sicuri dovrebbero diventare la norma nel mercato dell’Ue.

 

“Ecco perché – continua – è importante questa risoluzione con la quale si chiede alla Commissione di stabilire, entro il 2021, principi di sostenibilità e standard specifici sulla performance ambientale di tutti i prodotti introdotti nel mercato Ue. A questo si aggiunge la richiesta di un’etichettatura che fornisca informazioni corrette e trasparenti ai consumatori e quella di un passaporto per i prodotti digitali che dia informazioni sulla durata, il riutilizzo, la riparabilità del prodotto e l’eventuale presenza di materiali e sostanze chimiche“.

 

Il nuovo testo chiede l’estensione dei due anni di garanzia e misure concrete contro il greenwashing e le false dichiarazioni ambientali, ma anche la richiesta alla Commissione di garantire l’approvvigionamento etico dei materiali, i requisiti legali minimi sulla prestazione ambientale degli edifici, la creazione di un mercato europeo per materie prime secondarie di alta qualità e non tossiche, l’eliminazione della microplastica intenzionalmente aggiunta.

 

C’è molta attenzione anche  al tema legato al diritto alla riparazione che dovrebbe includere l’estensione della vita dei prodotti, la disponibilità di parti degli stessi sul mercato, informazioni gratuite sulla loro riparabilità.

 

La Evi però avrebbe voluto di più: “come il divieto della plastica nelle bustine da tè e l’obiettivo di riduzione dei rifiuti da filtri di sigarette“.

 

I lavori continuano soprattutto per condannare la pratica dell’incenerimento dei rifiuti, che con le sue emissioni tossiche provoca gravi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, ponendosi in totale contrasto con i principi dell’economia circolare.

 

M.Cristina Ceresa

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