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ISSUE 333

Ripariamoci e Aggiustiamoci. Due verbi guidano la nostra consapevolezza ecologica nel 2022

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Ripariamoci e Aggiustiamoci. Due verbi guidano la nostra consapevolezza ecologica nel 2022

Anno nuovo, 2022, propositi sempre più necessari: sono le azioni che ci traghetteranno verso la transizioni ecologica di tutti i giorni. Tra queste spiccano due tendenze: l’autoriparazione e la protezione. Ecco come la intendo io

 

Dunque, ripariamoci che vuol dire, sicuramente, mettersi in salvo. Ripariamoci dalla forza della natura che si sta ribellando alla nostra mancanza di rispetto.

 

Facciamolo iniziando a capire come agire di fronte a tempeste di grandine, alluvioni, trombe d’aria, incendi che sempre più affliggono il nostro Paese. E qui credo sia giusto che la Protezione civile – o chi per essa – ci spieghi cosa dobbiamo “fare in caso di…“.

 

Dobbiamo capire come difenderci – ripararci – e scampare agli eventi catastrofici. Potremmo chiamarli corsi di sopravvivenza, il sentore è proprio un po’ quello.

 

Ma, il termine ripariamoci dovrebbe essere usato anche in un’altra accezione: ovvero aggiustiamoci. E qui mi soffermo un po’ di più partendo dal fatto che sono convinta che noi umani, causa prima della crisi climatica, abbiamo l’intelligenza sufficiente per trovare la possibile soluzione.

 

Aggiustiamo, dunque, il tiro di come viviamo oggi. Perché non è possibile insistere con i danni che causiamo ogni giorno. Aggiustare è un bel verbo che prevede anche la riparazione di tutto ciò che stiamo rompendo.

 

Questa dovrebbe essere la nostra nuova missione, il contributo quotidiano al contrasto della crisi climatica. Per prima cosa dovremmo aggiustare la nostra industria, portandola in linea con la cosiddetta transizione ecologica.

 

L’Italia per raggiungere il target al 2030 prefissato dall’Unione europea deve attuare una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 1990). Significa arrivare, ormai in meno di un decennio, a 232 milioni di tonnellate di CO2eq (nel 2020 sono state stimate circa 380).

 

Per raggiungere questo risultato bisognerà tagliare i consumi finali di energia ogni anno dell’1,5%, cosa tutt’altro che facile – come avvisa I4C (Italy for Climate, iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile sul clima) – perché dobbiamo iniziare a fare a meno, in primis, del petrolio.

 

l nostro obiettivo è ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone, raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche e termiche.

 

Si tratta di un percorso incredibilmente sfidante e senza precedenti, per intraprendere il quale è necessario mettere in campo, secondo Italy for Climate, una serie di interventi trasversali strategici: dalla introduzione di sistemi di carbon pricing più efficaci, alla transizione da un modello economico estrattivo e lineare a uno rigenerativo e circolare, da una radicale semplificazione e razionalizzazione delle procedure burocratiche e amministrative alla accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella creazione di una nuova cultura della transizione.

 

Parole di business direte voi. Sì, ma noi siamo ingranaggi di questo business. Perché siamo noi a dare un senso all’industria. A noi il compito – se ci lavoriamo – di aggiustare il tiro gestionale (stiamo portando nei nostri luoghi di lavoro nuove pratiche in linea con la necessaria transizione ecologica?).

 

Ma anche come acquirenti possiamo fare molto: a cominciare dalla scelta di prodotti che rispettano i parametri ambientali. E soprattutto acquistare beni riparabili, anziché usa e getta.

 

Ripariamoci, aggiustiamoci. Scopriremo che non solo è utile ma è anche bello. Degno di nuove professioni. Nel corso dell’anno organizzeremo un convegno in tema (sulla riparabilità abbiamo già realizzato un webinar).

 

Gli spunti saranno utili per la nostra personale transizione ecologica.

 

M.Cristina Ceresa

 

 

Photo: Henry Fokuhl

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