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ISSUE 340

“The Water We Eat” per sensibilizzare sull’uso responsabile dell’acqua

Il progetto è nato per sensibilizzare l’opinione pubblica circa un consumo più responsabile dell’acqua “nascosta” nel cibo che consumiamo

inabottle.it

“The Water We Eat” per sensibilizzare sull’uso responsabile dell’acqua

Raccontare visivamente il consumo di acqua al livello globale. Nasce con questo scopo nel 2012 “The Water We Eat”, il progetto internazionale sviluppato con la collaborazione di esperti e scienziati di tutto il mondo. L'iniziativa ha fin dall’inizio visto una straordinaria partecipazione di insegnanti, studenti, policymaker e attivisti per l'ambiente di tutto il mondo impegnati a interpretare, divulgare e condividere i dati scientifici per affrontare la crisi idrica a livello globale.

 

L’acqua che “mangiamo”

 

“Cosa penseresti se ti dicessi: mangi 3496 litri di acqua”. Si presenta con questo messaggio il sito ufficiale di “The Water We Eat”. Un modo per far comprende da subito la problematicità per cui nasce il progetto: il consumo eccessivo di acqua, tanto da esserne “assuefatti senza rendercene conto”. Ma capire come consumiamo l’acqua “è il primo passo al fine di trovare una soluzione ad una sfida importantissima: fare in modo che ogni essere umano sulla terra abbia accesso all’acqua di cui ha bisogno”.

 

Il consumo domestico e “invisibile” di acqua

 

Molta dell’acqua che usiamo è visibile e la utilizziamo nelle nostre case. È l’acqua che usiamo per bere, cucinare, lavare. Si tratta del consumo domestico, il quale secondo i dati di “The Water We Eat” ammonta a 137 litri di acqua ogni giorno a persona, suddivisi così:

 

  • il 35% viene utilizzato per fare il bagno o la doccia;

  • il 30% per lo scarico il bagno;

  • il 20% nel fare il bucato 20%;

  • il 10% viene consumato per cucinare e bere;

  • il 5% per pulire.

 

Ciò che consumiamo a casa è solo una piccola parte dell’acqua che utilizziamo complessivamente. Ci sono, infatti, due parti invisibili: la prima è l’acqua usata per la produzione dei prodotti industriali che si consumano ogni giorno, come la carta, il cotone, i vestiti, per un totale di 167 litri ogni giorno, la seconda grande parte invisibile è invece associata alla produzione del cibo che consumiamo. Essa ammonta a 3.496 litri ogni giorno, il che vuol dire che il 92% dell’acqua che usiamo è invisibile e si nasconde nel cibo che mangiamo.

 

L’acqua virtuale

 

Questa acqua invisibile viene chiamata anche “Acqua Virtuale”, termine coniato dal famoso Prof. Tony Allan. Il concetto di acqua virtuale aiuta a capire quanta acqua ci vuole a produrre i prodotti che usiamo e il cibo che mangiamo. Ma perché chiamarla invisibile? Per spiegarlo, i responsabili di “The Water We Eat” fanno l’esempio della carne di manzo: in un sistema di produzione industriale ci vogliono in media tre anni per produrre circa 200 chili di carne senza osso. Durante i tre anni, la mucca consuma circa 1300 chili di mangimi, come grano, orzo, avena, mais, ed altri cereali di piccole dimensioni.

 

La mucca consuma anche 7.200 chili di fibre come foraggio e fieno. La produzione totale di tutti i mangimi e fibre richiede 3.060.000 litri di acqua. Da tenere in considerazione, inoltre, i 24.000 litri di acqua che la mucca beve durante i tre anni, oltre ai 7.000 litri per la pulizia e la macellazione. Dunque, in totale, occorrono 3.091.000 litri di acqua per produrre 200 chili di carne, ovvero 15.400 litri di acqua per produrre un chilo di carne.

 

L’importanza della risorsa acqua

 

Ecco così spiegata la definizione iniziale di “acqua è cibo”: i responsabili del progetto “The Water We Eat” vogliono sensibilizzare la gente circa l’importanza della risorsa acqua non solo per bere. “Grazie allo straordinario lavoro degli scienziati sappiamo quanta acqua ci vuole per produrre il cibo”.

 

Gli esperti fanno notare che alcuni prodotti come frutta e verdura richiedono meno acqua di altri. “La maggior parte dell’acqua che usiamo, il 92%, viene usata nella produzione di cibo. La maggior parte di quest’acqua è gestita dagli agricoltori di tutto il mondo. Con l’aiuto della scienza e della tecnologia essi hanno reso possibili miracoli sempre più sorprendenti in termini di produttività idrica al fine di ottenere più raccolto per unità di acqua.”

 

Per una dieta amica dell’acqua

 

Da “The Water We Eat” sottolineano come ciascuno possa rendere il mondo più sicuro dal punto di vista idrico. Come? La risposta è nel carrello della spesa. “Il consumo medio giornaliero di acqua di una persona che mangia carne è di circa 5000 litri di acqua al giorno. Quello di una persona vegetariana è di 2500 litri. In paesi dove c’è un grosso consumo di carne, il consiglio è: per un solo giorno a settimana, non mangiare carne.” Anche il tipo di carne che viene consumata è importante: ecco perché gli esperti consigliano di comprare carne che provenga da animali allevati al pascolo, in genere più rispettosa delle risorse idriche, poiché la terra dedicata al pascolo spesso non può essere utilizzata per la produzione di cibo. Anche gli alimenti sprecati hanno un’importanza cruciale: secondo i dati di “The Water We Eat”, in economie più avanzate viene sprecato circa il 30% del cibo che si compra, circa un terzo. Con esso, si butta via tutta l’acqua usata per produrre quel cibo.

 

Ecco perché da “The Water We Eat” consigliano di seguire “una dieta che sia amica dell’acqua” attraverso 3 semplici mosse:

 

  1. evitare carne un giorno alla settimana,

  2. scegliere carne allevata al pascolo 3

  3. non sprecare cibo

 

Saro Trovato

 

 

Photo: Photoholgic

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