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ISSUE 343

Il Giardino di Betty: la seconda vita delle scarpe rotte

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Il Giardino di Betty: la seconda vita delle scarpe rotte

Palermo in questi giorni ha visto una grande partecipazioni di cittadini, uniti nel ricordo del magistrato Giovanni Falcone. Trent’anni fa, nella strage di Capaci, venivano assassinati lui, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Tra le tante iniziative per ricordare loro e le altre vittime di mafia si è svolta anche la Corsa della Memoria. Una virtual run a cui chiunque, in ogni parte d’Italia, poteva partecipare scegliendo uno dei vari percorsi possibili. Testimoniando la propria adesione con l’hashtag «Iocisono». Ogni iscritto poteva scaricare il proprio pettorale personalizzato.

 

L’acquisto dei pacchi gara è servito a finanziare la realizzazione nel capoluogo siciliano del “Giardino di Betty”. Si tratta di un parco giochi attrezzato che è allo stesso tempo un esempio concreto di applicazione dei principi dell’economia circolare. La speciale pavimentazione antitrauma, infatti, è realizzata con materiale ricavato dal riciclo di attrezzature sportive. Parliamo, di scarpe, palline da tennis e padel, camere d’aria e copertoni di biciclette. Ma anche dispositivi di protezione individuale, come le mascherine, che tornano a nuova vita grazie a ESO, azienda aderente al Circular Economy Network.

 

La nascita del progetto

 

Non è il primo parco giochi del genere a vedere la luce in Italia. Il progetto esosport, infatti, è partito nel 2009, da un’idea di Nicolas Meletiou, Managing Director di ESO. Ad oggi sono 25 le aree realizzate in questo modo. “Il progetto nasce dieci anni fa da una telefonata di Marco Marchei, due volte olimpionico italiano con la nazionale di atletica leggera nella maratona”, ha raccontato lo stesso Meletiou alla testata Palermolive.it.

 

L’atleta aveva un problema da risolvere: quindici ingombranti paia di scarpe da ginnastica da smaltire, legati ai gloriosi ricordi di sudate competizioni. Di lasciarle in un cassonetto non se ne parlava proprio, cosa se ne sarebbe potuto fare? E così Meletiou, con l’aiuto della moglie Betty, direttore tecnico nella stessa azienda, ha cominciato a studiare una possibile alternativa. Fino a capire che da quelle scarpe si poteva ottenere una materia prima seconda: una gomma di media/alta densità, migliore di quella utilizzata comunemente nei parchi giochi.

 

Economia circolare e beneficienza

 

“È una gomma molto buona, su cui tra l’altro i bambini possono saltare e che rimbalza molto, quindi è già un gioco”, prosegue Meletiou. Nel frattempo la moglie Betty è morta a causa di un cancro. Ed ecco spiegata la dedica del progetto. “Quando è venuto alla luce, non poteva che essere dedicato a lei e portare il suo nome. Unirlo poi alla beneficenza rende ancor più speciale l’iniziativa. Ogni bambino potrà donare, nei contenitori posizionati dai Comuni, le proprie scarpe e dopo qualche anno vedere il parco realizzato. Un insegnamento importante in giorni come i nostri: imparare l’arte del riciclo e rispettare la natura che ci circonda”.

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