La Newsletter di ESO
ISSUE 344

Coinvolgere di più le città per cambiare passo nella transizione climatica

fondazionesvilupposostenibile.org

Coinvolgere di più le città per cambiare passo nella transizione climatica

L’attenzione risulta molto più centrata sull’inquinamento locale e sulla congestione del traffico, che sulla decarbonizzazione dei trasporti. L’indagine del Green City Network della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione col GSE.

 

Dopo il varo del Regolamento europeo del 2021, che ha reso vincolanti per i Paesi membri gli obiettivi dell’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050 ed ha aumentato al 55% il taglio delle emissioni entro il 2030, rispetto al 1990, dobbiamo aggiornare gli impegni nazionali per metterci in traiettoria con i nuovi obiettivi europei. Dopo il calo del 2020, causato dalla recessione provocata dalla pandemia, nel 2021 le emissioni di gas serra in Italia sono di nuovo aumentate confermando che realizzare la nuova e più consistente riduzione, fissata a livello europeo per il 2030, per l’Italia è impegnativo.

 

Sappiamo bene, tuttavia, che, da una parte la crisi climatica continua pericolosamente ad aggravarsi e che richiede misure urgenti di mitigazione e, dall’altra che la transizione climatica, spinta dalle misure europee e dai fondi del PNRR, può diventare un’occasione di rilancio di investimenti e nuovo sviluppo, rafforzando anche la nostra autonomia energetica, ancora più necessaria nel nuovo quadro degli alti prezzi dell’energia e dell’aggressione militare Russa dell’Ucraina.

 

È noto che la gran parte dei cittadini vive e lavora nelle città dove si genera anche la maggior parte delle emissioni di gas serra: non è quindi praticabile un percorso verso la neutralità climatica senza un ruolo attivo, di primo piano delle città.

 

Per capire a che punto siano le città italiane nell’impegno per la neutralità climatica, nei mesi di aprile e maggio scorsi, il Green City Network della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione col GSE, ha condotto un‘indagine presso le Amministrazioni comunali di un campione di città italiane.

 

I risultati di questa indagine segnalano un coinvolgimento largamente insufficiente. Nonostante un alto numero di città italiane abbia aderito al patto dei sindaci per il clima, solo una piccola percentuale ha assunto l’obiettivo della neutralità climatica, aggiornando anche il target al 2030 al nuovo e più impegnativo livello europeo del 55%. Oltre la metà delle città, inoltre, non monitora i risultati dei propri piani di riduzione e  la gran parte non ha adottato misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Questa indagine evidenzia che la crisi climatica non è considerata fra le effettive priorità della gran parte delle amministrazioni locali.

 

Anche se l’impegno per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e per l’efficienza energetica dell’illuminazione pubblica è abbastanza esteso, trainato dall’applicazione dei CAM ed anche da una buona presenza del supporto del GSE, non si registra un salto nell’impegno per il risparmio energetico. Nell’anno di maggiore applicazione dell’ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici ed anche dei forti aumenti delle bollette energetiche, circa la metà delle città non dispone della conoscenza dei consumi locali di energia e meno di un terzo dispone di un energy manager. Le città potrebbero fare molto di più con campagne di informazione, con la diffusione delle buone pratiche di risparmio e uso efficiente dell’energia.

 

Anche il quadro dell’impegno delle città per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili risulta piuttosto deludente. A fronte del forte aumento – dal 20% del 2020 al 45% al 2030 – richiesto a livello europeo oltre che per ragioni climatiche  per ridurre le importazioni energetiche dalla Russia, le città non stanno ancora cambiando passo. La gran parte delle amministrazioni locali non conosce la quota dei propri consumi di energia soddisfatti con fonti rinnovabili e non ha fissato propri obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili. La quasi totalità delle città non dispone di un inventario delle superfici disponibili per impianti alimentati fa fonti rinnovabili e oltre i due terzi non ha alcuna iniziativa in corso per lo sviluppo di iniziative promettenti come le comunità energetiche.

 

Nella maggior parte delle città sono in corso iniziative per una mobilità più sostenibile: per aumentare le piste ciclabili, le colonnine di ricarica elettrica e lo sviluppo della sharing mobility. Pure di buon livello sono le percentuali delle città impegnate ad aumentare le vie e le zone a traffico limitato e le aree totalmente pedonalizzate. Si registrano maggiori difficoltà per il trasporto pubblico locale, in genere in calo. L’attenzione delle città risulta molto più centrata sull’inquinamento locale e sulla congestione del traffico, che sulla decarbonizzazione dei trasporti: la larga maggioranza non dispone di una valutazione delle emissioni di gas serra dei trasporti locali e di target per la loro riduzione.

 

Maggiore risulta l’impegno delle città per gli assorbimenti di carbonio: per aumentare le alberature, le aree verdi urbane e periurbane, gli orti urbani, per  limitare il consumo di suolo, puntando sulla rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Anche se questi impegni sono privi di valutazioni e di stime quantitative degli assorbimenti corrispondenti di gas serra.

 

Edo Ronchi

 

 

Photo: Jeyaratnam Caniceus 

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