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ISSUE 358

Gli sforzi dell’Unione europea per provare a contrastare la deforestazione a livello globale

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 Gli sforzi dell’Unione europea per provare a contrastare la deforestazione a livello globale

Coi suoi consumi l'Unione europea è responsabile del 10% della deforestazione degli ultimi 30 anni. Per rimediare, le istituzioni europee stanno provando a redigere un regolamento ambizioso che andrebbe a vietare le importazioni che comportano l'abbattimento delle foreste tropicali.

 

Che la deforestazione sia una delle principali responsabili della crisi climatica è da tempo un fatto acclarato: basti pensare che in 30 anni, dal 1990 al 2020, nel mondo sono scomparsi 420 milioni di ettari di foreste, vale a dire una superficie di alberi grande più dell’intera Unione europea. Proprio il Vecchio Continente, che è indirettamente responsabile del 10% di questi tagli per via dei suoi consumi, sta provando da tempo a incidere su questo fenomeno.

 

L’ultimo atto in tal senso è avvenuto nei primi giorni di dicembre, quando il Parlamento europeo ha trovato un accordo con il Consiglio, sulla proposta che lo stesso Parlamento aveva presentato a settembre a partire da un primo progetto della Commissione. Si tratta, in pratica, di un passaggio importante che potrà portare all’adozione di un regolamento – dunque vincolante per tutti i 27 Paesi dell’Unione europea – che punta a impedire che gli Stati membri possano acquistare prodotti ottenuti grazie alla deforestazione nei Paesi in cui crescono foreste tropicali.

 

A essere coperti dalle nuove regole sarebbero alcuni tra i prodotti tra i più diffusi: carne, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno, gomma, carbone e carta stampata. Parlamento e Consiglio dovranno ora approvare formalmente l’accordo. La nuova legge entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, ma alcuni articoli entreranno in vigore 18 mesi dopo

 

Cosa prevede l’accordo sulla deforestazione tra Parlamento e Consiglio

 

I tempi europei per l’adozione di un regolamento sono sempre piuttosto lunghi. Ma a spingere verso un’accelerazione sul tema della deforestazione potrebbe essere anche l’esito recente della Cop15 sulla biodiversità, che si è tenuta a Montreal dal 7 al 19 dicembre. Tra gli impegni più notevoli che sono stati presi c’è l’obiettivo di estendere ad almeno il 30% dei territori, entro il 2030, lo status di area protetta (sia per le terre emerse che per gli ecosistemi marini).

 

Un obiettivo sfidante che, seppure in assenza di adeguati strumenti di controllo (come troppo spesso accade alle varie COP), potrebbe essere un ulteriore incentivo per l’Unione europea, che da tempo ha deciso di porsi alla guida della tutela ambientale del mondo (pur con tutti i limiti e le contraddizioni che anche in questo giornale abbiamo spesso raccontato).

 

Ma cosa prevede concretamente l’accordo siglato tra Parlamento e Consiglio? Secondo quanto riportato dalla Commissione europea, l’accordo “renderà obbligatorio per le aziende verificare ed emettere una cosiddetta dichiarazione di due diligence che le merci immesse sul mercato dell’Ue non hanno portato alla deforestazione e al degrado forestale in qualsiasi parte del mondo dopo il 31 dicembre 2020“. Inoltre saranno le stesse aziende a dover “verificare il rispetto della legislazione pertinente del Paese di produzione, compresi i diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati”.

 

Una volta che entrerà in vigore, il regolamento imporrà alle imprese coinvolte di esercitare tali verifiche di tracciabilità e di analisi comparativa su alcuni dei prodotti più usati e richiesti: olio di palma, bovini, soia, caffè, cacao, legno, gomma e i prodotti derivati, come la carne di manzo, i mobili o il cioccolato. “Le materie prime – si legge ancora nel comunicato della commissione – sono state scelte sulla base di una scrupolosa valutazione d’impatto, da cui è emerso che l’espansione agricola collegata alla loro produzione è la principale causa di deforestazione”.

 

L’elenco delle materie prime è comunque da ritenersi non vincolante, dato che sarà periodicamente rivisto e aggiornato, tenendo conto di nuovi dati come l’evoluzione delle tendenze di deforestazione. Saranno dunque gli operatori a dover raccogliere le coordinate geografiche degli appezzamenti d’origine delle materie prime che immettono sul mercato: scopo di una tracciabilità così rigorosa è garantire che nell’Ue entrino solo prodotti a disboscamento zero e dare alle autorità competenti degli Stati membri i mezzi necessari per vigilare in tal senso.

 

Alle micro e piccole imprese, infine, sarà concesso un periodo di adattamento più lungo (rispetto ai 18 mesi previsti per le grandi imprese) e queste ultime beneficeranno di altre disposizioni specifiche, che andranno disciplinate in questa fase interlocutoria che dovrebbe portare all’adozione, si spera a breve, del regolamento contro la deforestazione.

 

 

Photo: Greg Montani 

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