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ISSUE 359

Milano a 30 km/h: le evidenze scientifiche dimostrano perché si deve limitare la velocità

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Milano a 30 km/h: le evidenze scientifiche dimostrano perché si deve limitare la velocità

Ecco perché una città come Milano non può più fare a meno di cambiare il modo di guidare e accettare che il limite di velocità sia sotto i 50 km/h.  Ci sono sedute consigliari che lasciano il segno: quella di Milano del 9 gennaio è una di queste. Il consiglio comunale ha approvato il provvedimento che prevede di abbassare – a partire dal gennaio 2024 – il limite di velocità dai 50 km/h attuali ai 30. Un cambio di passo, in primis mentale. Quel “30 all’ora” farà soltanto bene alla metropoli milanese. Sono tanti i milanesi che già vivono nelle vie che segnalano di decelerare e che possono testimoniare gli aspetti positivi: meno rumore, più scorrimento, meno inquinamento, più serenità per chi cammina o passa in bicicletta.

 

Le evidenze scientifiche Ma al di là dei personali pareri, ci sono forti evidenze scientifiche che mostra come chi guida a Milano dovrà tenere a freno le smanie di accelerazione in molte strade, per evitare incidenti mortali, ma anche in funzione dell’abbattimento della produzione di Pm10. Le auto ibride saranno da subito le più premiate: sotto i 30 andranno in automatico in elettrico e l’indipendenza dalle fonti fossili assicurata maggiormente. Fatti i conti in tasca si prevedono anche risparmi economici. I taxi dovrebbero beneficiarne in tutti i sensi: anche per la guida più serena e i tragitti più tranquilli.

 

Come avviene già in alcune metropoli (Parigi e Londra per esempio) va detto che una volta fissati i 30 km/h si potrà adottare una guida più agile nelle vie a maggior scorrimento: come ci spiega il consigliere comunale Marco Mazzei che, come presidente della sottocommissione Mobilità attiva e accessibile, ha presentato la proposta (poi firmata da ben 27 consiglieri) “su alcune arterie principali si manterrà il limite di 50 km/h“. Debitamente segnalato da cartelli e sicuramente dalle App.

 

Quando e come?

 

La ipotizzata data del gennaio 2024 potrebbe, comunque, slittare. Ma come Mazzei ci racconta “non è qualche mese in più o meno a fare la differenza“. Il provvedimento è necessario per il bene dei cittadini e di una città sana come vorrebbe essere Milano. Ma in tutta Italia si stanno portando avanti ragionamenti simili: Olbia e Cesena sono avanti. Ma anche Bergamo, Torino, Bologna stanno avviando percorsi per diventare “città 30”. Legambiente, Fiab, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, Ancma, Salvaciclisti, Fondazione Michele Scarponi e Amodo hanno chiesto al Ministro dei Trasporti Matteo Salvini un incontro per aprire un tavolo di discussione in tema. Si spera sia esente da polemiche, come quelle sorte in questi giorni, tra cui quella che tira in ballo il diritto al lavoro: come se ridurre la velocità in città, molto spesso fuori controllo e altrettanto spesso oltre le regole del Codice della Strada, potesse frenare la voglia di lavorare dei milanesi. Come se la gente facesse fatica a muoversi in città in automobile a causa di limiti di velocità (o di piste ciclabili). In realtà, le lentezze del traffico sono dovute all’eccessivo e insopportabile numero di auto in circolazione, spesso di dimensioni incomprensibilmente grandi che trasportano una sola persona e che si muovono, talvolta, a velocità sostenuta in una città che “ha finito lo spazio disponibile“. La gente sa che in città l’alta velocità (i cosiddetti 50 km/h) non esiste perché le medie sono considerevolmente più basse, influenzate dai semafori, dai pedoni sulle strisce pedonali, da quelli in automobile che girano a destra o a sinistra, da quelli in automobile che girano alla ricerca del parcheggio, da quelli che lasciano la macchina in doppia fila, dai cantieri stradali, dai mezzi della raccolta immondizia, dai mezzi dei corrieri, dagli autobus e dai tram, da chi si muove in bicicletta.

 

M.Cristina Ceresa ha collaborato Marco Fardelli

 

 

Photo: Markus Winkler

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