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ISSUE 364

Il report dell’IPCC sul clima: non c’è più tempo

Una serie di dati allarmanti che mostrano una situazione al limite

biopianeta.it

Il report dell’IPCC sul clima: non c’è più tempo

L’IPCC ha pubblicato il sesto Rapporto di Valutazione sui cambiamenti climatici. I dati registrati sono allarmanti e mostrano una situazione preoccupante per tutti. Scenari catastrofici che mostrano un Pianeta diretto verso il collasso e sempre più invivibile.

 

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato il sesto Rapporto di Valutazione che rivela una serie di dati allarmanti legati al clima. Riscaldamento globale e combustibili fossili hanno reso il Pianeta ormai un luogo invivibile per molti. Ma gli ultimi dati dimostrano che le condizioni allarmanti potrebbero riguardare presto tutti, nessuno escluso. Il Segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, nel corso della presentazione del report ha espresso chiaramente la situazione attuale, descrivendo l’umanità come in bilico su uno strato di ghiaccio che si sta sciogliendo a velocità incredibili. Il Segretario Guterres ribadisce come sia l’uomo il principale artefice del riscaldamento globale degli ultimi 200 anni. Il Rapporto, in questo senso, deve essere inteso come una: “Guida di sopravvivenza per l’umanità“.

 

Gli allarmi dal report dell’IPCC

 

Tra i dati più allarmanti contenuti nel report, senza dubbio quelli relativi al riscaldamento globale. Le temperature sono arrivate a 1,1°C in più rispetto ai livelli preindustriali. Conseguenza dell’eccessivo sfruttamento del suolo, dell’uso smodato dell’energia e dei combustibili fossili. Un riscaldamento che ha causato danni di ogni tipo ed in ogni area del mondo, in conseguenza ad eventi meteorologici estremi. Si tratta di una crisi, che non è solo climatica ma dell’umanità, sempre più vicina al superamento della soglia di 1,5°C. Il Rapporto dell’IPCC sottolinea come metà della popolazione mondiale viva in aree vulnerabili ai cambiamenti climatici.

 

E a pagare il prezzo maggiore, al momento, sono le popolazioni già colpite da carestie, povertà e altri problemi di carattere sociale e politico. Oggi, non si può parlare di giustizia tralasciando quella climatica. Perché sono coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico a pagarne, di contro, le conseguenze maggiori. Per questo l’umanità deve portare avanti un obiettivo che sia globale. Partendo dal taglio delle emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 per raggiungere lo zero netto entro il 2050. Solo questo può evitare che le temperature non arrivino a superare il pericoloso punto di non ritorno degli 1,5°C.

 

Come e quando agire

 

Secondo il team di scienziati che ha redatto il Rapporto dell’IPCC esistono diverse opzioni in grado di poter ridurre le emissioni inquinanti e che possono (e devono) essere messe subito in atto. Agendo ora e subito si può garantire un futuro vivibile per tutti, in alternativa un collasso globale sarà inevitabile. Sono avvertimenti catastrofici, ma esigono di essere resi noti. Per combattere la crisi climatica è fondamentale l’impegno di tutti.

 

Come si legge nel report si può partire da azioni concrete quotidiane: “L’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta– seguendo l’esempio di realtà che hanno già messo in atto queste pratiche – e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni“. Ma è impossibile continuare a procrastinare.

 

Francesca Perrone

 

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